SELFISHADOWS”step on”(Factum Est)

Oggi vi parlerò di un progetto nuovo ed interessante che esce per una label altrettanto curiosa,la Factum Est.

Due parole per questa fantomatica label:la Factum Est è una sussidiaria della nota Jestrai;a differenza però dalla”casa madre”,già attenta a proposte sonore peculiari e di grande fascino sonoro,questa si dedicherà ancora di più a musica non convenzionale e fuori dagli schemi.

C’è di più:tutte le stampe saranno limitate a 60 esemplari,con copertina disegnata a mano,serigrafata e dipinta….(e l’artwork sarà a cura di Chinerus,pseudonimo di MariaTeresa Regazzoni  e di Pier Mecca,entrambi musicisti nei Fusch ed entrambi il”motore lavorativo”che manda avanti la Jestrai;la prima,come ben saprete,è anche la fondatrice)…con queste premesse non è difficile ipotizzare  che i dischi pubblicati per la factum est,diventeranno col tempo degli oggetti di culto,oltre che collezionabili.

Questa premessa era doverosa perchè il lavoro di Selfishadows è proprio il primo disco che esce per questa etichetta(più precisamente uscirà venerdì 4 ottobre).

Molti penseranno ad un errore,perchè ho usato il singolare invece del plurale sopra:ma non si tratta di uno sbaglio,perchè”Selfishadows”in fin dei conti è una one man band.

Difatti dietro questo curioso monicker si cela il musicista Daniele Giustra,già batterista dei Fjelds,qui alla voce,alle tastiere e alla drum machine …(con lui partecipano però Alex Aendlex e Marco Ragno al microkorg-quest’ultimo anche alla chitarra e alla composizione su di un brano).

Ma che stile di musica è contenuto in questi 9 solchi?Bè,si può dire che l’influenza principale di Daniele sia la new wave più raffinata e in qualche modo perfino darkeggiante ,anche se reinterpretata con gusto e stile completamente originale(complice anche una voce personale ed un sound caratteristico,volutamente scarno eppure”ricco”),arricchita sempre da qualche elemento inedito e sorprendente.

Il disco si apre con “You know”,introdotta dai beat elettronici della yamaha rx 11:quando partono le tastiere,fendono l’aria con fare tagliente ed ipnotico,mentre la voce di Daniele,dicevamo,è assolutamente”nuova”e personalissima,seppur con un mood darkeggiante(che si riflette pure sulla musica).

Definirlo però technopop è secondo me inesatto:seppure la melodia faccia sempre parte del suo immaginario,il tappeto sonoro è più dalle parti di un ambient minimalista,”sintetico”ma con eleganza stilistica,addirittura con qualche sprazzo”progressivo”qua e là(o,se preferite,di kraut rock).

Il secondo pezzo,la title-track,è una traccia più orecchiabile,eppure le tastiere donano sempre un tocco”fantascientifico”al tutto;le liriche sono introspettive e narrano di sentimenti legati alla sfera personale…..e l’atmosfera è in bilico tra i Kraftwerk e il David Bowie della trilogia berlinese,se mi si può concedere il paragone.

Il terzo brano,”Now she’s dead”presenta una struttura più rock nei segmenti della drum machine;l’atmosfera,però,nel complesso rimane fedele allo stile del nostro, glaciale e minimale,essenziale eppure allo stesso tempo non così”fredda”come si porebbe pensare,anzi,tutt’altro….è un’indagine personale tutta giocata sui chiaroscuri,con le tastiere che sono allo stesso tempo ombrose e sinistramente ariose….ma anche se il testo suggerisce un immaginario noir,non si sprofonda mai su un’atmosfera tetramente fine a sé stessa(Di questo brano esiste anche un videoclip molto originale).

Molto bella l’atmosfera di”Change”,che potremmo definire space-ambient:un brano che non ha nulla da invidiare a tante produzioni elettroniche più blasonate,e anzi,insegna alle stesse qualcosa,nella sua umanità….tra i pezzi che preferisco del disco,con la voce che oltre al cantato,si occupa di”doppiare”le battute della drum machine,donando quindi un’aroma insolitamente leggermente”soulful”(anche se tra le righe)al tutto….il finale,poi,svela un’anima noise e più sperimentale….

Una drum machine più rock fa capolino(come è stato per”Now she’s dead”)su”Hard”,mentre le tastiere creano un tappeto sonoro come sempre molto suggestivo….in un certo senso è il brano “pop”del disco,inteso come orecchiabilità,anche se la scorrevolezza non manca mai all’interno del cd…forse in questo caso l’armonia è più”catchy”;e la batteria “ricantata”dalla voce,come nel brano precedente,si conferma come uno dei marchi di fabbrica del nostro,oltre alle atmosfere distese e riflessive….una canzone che ha anche una sua dolcezza(o forse è più esatto parlare di gusto dolceamaro,nell’infinito gioco di contrasti).

“Words”è un brano più moderno,attualissimo,che coniuga una melodia ben congegnata ad un feeling darkeggiante….uno sguardo sulle parole che possono ferire e distruggere,se usate in malo modo…..la vedrei bene come singolo.(Il finale è uno scorcio ambient che gioca ancora una volta di più su un mood suggestivo!)

“My faces”è un’altra delle tracce che preferisco,dall’atmosfera sognante,in cui fa capolino la chitarra di Marco Ragno(che compone anche la musica)…..qui siamo dalle parti di un dreampop rockeggiante,molto struggente e decisamente psichedelico(anche se non in maniera esagerata),rilassante e distensivo….per un’atmosfera quasi paradisiaca,mentre le liriche indagano come sempre sulla sfera privata ed emozionale,in maniera non convenzionale.

La penultima traccia,”Memories”,ritorna su sentieri umbratili e darkeggianti…l’atmosfera è notturna ed è anche il brano più breve del disco. I reverse che appaiono verso la fine danno quel tocco”psichedelico”che non guasta mai(è la drum machine capovolta e suonata a rovescio).

La traccia conclusiva si chiama”Time near”ed è un degno finale,che riassume un pò tutti i punti salienti dell’album,in versione introspettiva,mentre le liriche prendono una piega amara(anche se sono convinto che si possano interpretare in più d’un modo).

Un buon album,dunque,per tutti gli amanti delle sonorità elettroniche e allo stesso melodiche(ma non “commerciali”,attenzione”), che consiglio anche ai frequentatori dell’indie oltre che di certa sperimentazione fatta  con garbo e gusto….qui ci sono molte idee da ascoltare con attenzione,e nel suo genere è un piccolo gioiello che vive di luce propria e che saprà interessare,attirare molti appassionati della”musica non allineata”….date una chance al progetto Selfishadows!

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