MARGARET LEE”Margaret Lee presenta Giacomo Marighelli”(la cantina appena sotto la vita records)

Ci sono dei dischi che sono catartici e scavano nel profondo,nell’interiorità dell’individuo per ricavarne una sonorità altamente personale e affascinante.

Così è anche per questo nuovo lavoro discografico (il terzo,per l’esattezza)di Margaret Lee,monicker dietro il quale si cela Giacomo Marighelli(voce,chitarra,basso e autore di tutte le sue composizioni),accompagnato da Luca Ciriegi dei mitici M’ors alla batteria;difatti le 11 tracce di questo disco affondano il coltello su situazioni personali-anche delicate-per esorcizzare i sentimenti negativi ed arrivare quindi alla”purificazione”personale(e non è un caso che in un brano appaia il mitico regista/scrittore Alejandro Jodorowsky…ma di questo parleremo poi).

Il disco è un riuscito vortice di contrasti e di immagini visionarie,tra poesia e suoni abrasivi;e non è difficile rimanere ipnotizzati dal suo fascino oscuro.

“Baby”è l’apertura del disco ed è un brano dall’impatto”cinematografico”(quasi lynchiano,se mi si può passare il termine)e dalle chitarre affilate come lame(ma al tempo stesso melodiche);le parole sono significative e giocano tutto sul contrasto amore/morte (“Baby,perchè non mi hai ascoltato/son già morto per tua voglia/e tu sei lì che mi deridi in eleganza/ed io a guardarti imbalsamato/la violenza ”)con un mood musicale a tinte noir dalla personalità forte (ma allo stesso tempo anche oscuramente meditativa).

“Il tempo è un ladro”è un brano più possente,che continua su un sentiero di rock cadenzato e distorto,avvolto da sentimenti darkeggianti,come la stessa poesia decadente del testo(“il tempo che scorre piovano/arcano/miete orrore,allieta clamore/e l’amore che fugge via/mi ritrovo qui vecchio,la pelle di pongo…”)e squarciato dai gong di Mario Montalbano….

Un po’ di humour nero trapela da”Vedove nere”(“Ecco lo stronzo all’arrembaggio che si lancia sulle strisce pedonali/in sella alla bicicletta /e mi viene da urlare che ci sono le strisce “)e viene citato Jodorowsky,che come abbiamo citato all’inizio,è sicuramente uno dei punti di riferimento di Marighelli(“e mi viene voglia di chiedere scusa /basandomi sui concetti jodorowskyani/ di amore armonia di abbracci e di fiori /ma mi sale il dubbio e mi chiedo come fare con certe persone”)….il brano è irresitibile,carico di furia rock(ma”ben dosata”e mai sopra le righe)e racconta anche l’attualità con personalità graffiante(“Ci mancava solo che durante i miei pensieri /sento il governo che spara tasse e bombe sui pensionati(..)E intanto fuori dall’Italia esplode il putiferio/e mi accorgo che in Grecia è caduto il governo/e che lo stato perdona gli intoccabili/e non perdona i perdonabili”).

“Sigfrido”è un episodio più breve che coniuga interrogativi curiosi e sentimenti scuri(“Una volta era divertente ridere. Almeno ti vedevo sorridere. Come il bimbo ripiango nel limbo. Il limbo! Puzza il mio limbo. Ma in paradiso c’è la nicotina?”),mescolando noise rock a reading poetico”al vetriolo”;ed è breve anche il brano successivo,”non c’è tempo”,dall’attitudine quasi punk,con al centro sempre delle parole che mescolano amarezza e veleno(“Non c’è tempo per picchiarti/Non c’è tempo per scoparti/Non c’è tempo per perdonarti/Non c’è tempo per guardarti/Non c’è tempo per pregarti /Non c’è manco il tempo per salutarti )”.

Più articolata la struttura di”Zapoleti”,una riflessione personale,rabbiosa e dolorosa(“si nasce tutti grandi critici/facciamo tutti parte dell’intellighenzia /tutti pronti a sfottere il prossimo

è una gara!”)con un reading molto incisivo e che ha delle frasi-chiave davvero belle e spietate(“Siamo così bravi a cantare in tivù/a fare gli investigatori da casa/a parlare di amore/a guardarci allo specchio /come se nulla fosse”)….il sottofondo musicale è come sempre una lucida lama che fa sanguinare e crescere il pathos emozionale…

“Vedove bianche”è un brano di punk rock assassino virato in nero,ed è il continuo-manco a dirlo-della precedente”Vedove nere”;non viene meno l’ironia del precedente”episodio”,anche se è più riflessiva(“Eccone un altro che si lancia all’arrembaggio/in un sorpasso dalla destra /mi viene voglia di urlargli dietro /ma questa volta mi trattengo/vedi Alejandro sto migliorando ma continuo pensieroso a chiedermi come fare con certe persone”);all’interno dello stesso non mancano comunque momenti lirici più pungenti(“non basta neanche più darsi fuoco per attirare l’attenzione /ma questo poco importa perché coloro che ci guidano/non avranno sonni facili con tutti quei fantasmi nella testa Rimango sconfortato/nel vedere così poche persone e allora mi chiedo dove sono i papa boys quando servono”).

Riflessiva è”La difesa”,ed il mood musicalmente crudo dei precedenti brani si stempera un po’,anche se le parole sono sempre in bilico tra il sorriso amaro e le ferite interiori(“la mia fede è tanto forte /il mio ego un poco meno/con la fifa evito botte /e mi nascondo in un baleno/per noia chiamo qualcuno/e per dolore vado a puttane”);la seconda parte è più aggressiva,ma presenta anche un’apertura melodica molto ariosa,anche se sempre molto “dark”come incedere.

Decisamente rock&roll è il feeling di”Baby,non ti preoccupare,ti proteggo io”,un libero sfogo in cui si parla a cuore aperto,com’è nello stile inconfondibile di Marighelli,e che fa a pezzi mille luoghi comuni”da bar”(“La super star divorzia /la troia lo denuncia/è il patrimonio ciò che conta/si fa la gara a chi ne sa di più /Oh baby non aver paura ti proteggo io/Grande rombo c’è il terremoto/sono nel panico totale/per fortuna c’è il governo che ci proteggerà”)con ironia e arguzia(“Il tabacco aumenta di prezzo/ non ci sto più dentro/governo io ti ringrazio,risparmio col contrabbando/ Oh baby non preoccuparti, anche perché tu non fumi”);uno dei miei brani preferiti del disco(ma la scelta è veramente dura,perchè sono tutti ottimi),dal finale tortuoso ed imprevedibile(e adornato da un cantato cupo e malato).

Solo voce e chitarra acustica è”L’uomo masochista”,dall’atmosfera notturna;un reading davvero molto suggestivo sui perpetui errori dell’uomo,e le sue continue scelte sbagliate(“L’uomo non impara, ma per i suoi interessi disimpara./ Basta poco per rendersi conto, il sangue bellico del proprio egoismo. La chiesa peggio di Hitler.”);musicalmente è un brano quasi”progressivo”nell’incedere(o se preferite con qualche riminiscenza psichedelica tradotta in cupezza),bellissimo e toccante….

Il finale è davvero molto emozionante(“Perdono”)ed è il culmine dei contrasti;è una ballata scurissima,che presenta una melodia sghemba eppure scorrevole…impossibile riassumerla in poche parole;diciamo che c’è una sorta di “redenzione”-come spiegavamo all’inizio-che culmina in delicata poesia(“Mille battaglie nel vuoto/ti osservo fronte lo specchio/il mio pianto scende a valle e chiede perdono. Ringrazio i miei genitori/chiedo perdono al padre e alla madre/Ringrazio l’universo e alla voglia di amare Trasformo la poesia in vita “),ed appare lo stesso Jodorowsky-più volte citato nel disco- che declama la sua poesia”por Osmar”,una sorpresa nella sorpresa ed un valore aggiunto al disco,che già di per sé è splendido….non manca nemmeno una traccia nascosta che si ricollega al concetto dell’ultima parte,anche se l’atmosfera è apparentemente sabbatica e infernale(e non manca qualche riuscita provocazione);un reading pieno di enfasi e dai risvolti”alchemici”ed inquietanti(“Diavolo mio ti rubo il bastone/che nessuno prima ha mai osato toccare /lo spezzo con disprezzo e ti derido nel farlo. Lo spezzo con disprezzo /e lo brucio nel mio tempio.”),su un sottofondo dal sound minimale che rispecchia appieno l’anima misteriosa delle liriche…..e così si chiude l’album.

Devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito da questo artista;questa è musica sincera,onesta,che viene dal cuore,ed il connubio tra musica e poesia è davvero riuscito….

Marighelli è geniale ed ha davvero composto un album coi fiocchi,insolito ed imprevedibile,pieno di fascino dark e al tempo stesso di originalità……e si conferma come uno dei nomi più”alternativi”che ci siano in circolazione nel panorama italico(e la definizione non è scelta a caso,assolutamente).

Un disco che piacerà a tutti gli amanti delle sonorità darkeggianti,come di certo rock atmosferico ma all’occorrenza grintoso;e che non può mancare nemmeno a chi si nutre di poesia in musica(sono convinto che piacerà ai fans di Massimo volume,Nick Cave,Marlene Kuntz per la capacità di Marighelli di coniugare testi interessanti ed intensità musicale;ovvio che lui non ricalca nessuno dei nomi che ho citato,è talmente originale che le classificazioni sfuggono-e sono una volta di più inutili-però se amate il connubio musica potente/testi intelligenti/poesia rock imprevedibile ,questo lavoro fa sicuramente per voi….

Mi auguro che questo progetto abbia a questo punto una consacrazione definitiva anche al di fuori dell’underground,perchè se lo merita:non ascoltare quanto prodotto da Giacomo sarebbe un delitto,la sua musica è altamente evocativa ed interessante-

Personalmente non conoscevo bene quest’artista,ma dopo aver ascoltato questo disco,andrò a recuperarmi anche i precedenti lavori,dato che mi ha colpito positivamente(e dovete farlo anche voi!).

PS:Non so se il nome”Margaret Lee”sia ispirato alla sensualità dell’omonima attrice britannica(ve la ricordate nel fiore degli anni?),spesso coinvolta nei sixties in film horror/thriller…ma l’infinito gioco di contrasti di cui parlavo poco fa,mi potrebbe far pensare che la scelta del nome non sia stata affatto casuale…non mi spingo ad affermare che c’entri effettivamente qualcosa,ma potrebbe(e non mi stupirebbe)…piccola,finale considerazione personale per un progetto(ed album)splendido….

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