FUOCHI DI PAGLIA “Menage a trois”(Labella studio,2013)

A cura di FRANCESCO LENZI

 

I Fuochi di Paglia sono una band toscana nata a Pisa nel 2011:fin dagli esordi il gruppo si è fatto conoscere per la sua incontenibile verve musicale,che coniuga ricordi cantautorali a momenti ironici,con una varietà stilistica non indifferente ;inoltre,il gruppo si è fatto le ossa suonando moltissimo dal vivo ed il risultato lo possiamo oggi gustare compiutamente nel loro primo album a lunga durata(prima di questo”Menage a trois”in realtà c’era stato un ep autoprodotto dal titolo”del carciofo e altre storie”,in cui comparivano alcune prime stesure di qualche brano che poi è finito,”riveduto e corretto”in questo album).

La cosa buffa è che il titolo di questo disco si riferisce in parte(ma non solo,come vedremo poi) alla band stessa,che in origine nasce come trio(Gabriel Stohrer-chitarra,voce;Stefano Nassi-batteria;Cristiano Minelli-contrabbasso;i tre amano però farsi chiamare rispettivamente Fuoco G,Fuoco S e Fuoco C);ma ironia della sorte,proprio durante le registrazioni del disco,si è unito un nuovo componente(Giuseppe Alberti aka Fuoco B)alla tromba! Ma veniamo adesso alle 10 tracce di questo interessante album.

“Carciofo al pinzimonio”apre le danze con mordace(ma al tempo stesso sofisticata)ironia con un ritmo jazzato(ma il ritornello si trasforma in un’ariosa ballata rock);si canta d’amore in maniera inedita,e con il sorriso sulle labbra(“pensavo che tu fossi il mio carciofo da pinzimonio/va bè,lo ammetto che mi son sbagliato/ma ancora io mi illudo/che sfogliandoti un poco/io trovi il mio tenero cuore di carciofo”).

E l’ironia sta alla base anche di”Io sono un introverso(nuvole rosa)”(“Non arrivo al punto/mi piacciono le virgole(…)con me ci vuol pazienza”),in cui i Fuochi di Paglia si prendono gioco della seriosità di certi individui(“sì,sono un introverso/sprofondo nelle viscere/risorgo dalle ceneri”)che giocano a fare gli intellettuali;musicalmente la band dà sfoggio di innata fantasia,alternando un mood da blues notturno a momenti rock&roll “swingati” decisamente più mossi.

CARTOLINA cope-di-paglia

Irresistibile “Ogni cantautore”,in cui la band prende di mira ancora una volta il prendersi troppo sul serio del cantautorato moderno,e le gelosie che nascono tra i colleghi della stessa “scena”(“Ogni cantautore vuol essere il migliore/e se ne duole,e quasi muore/quando sul palco ci sta un altro cantautore”),facendosi beffa dei luoghi comuni legati a certa canzone italiana(e anche dei capricci di certe “stelle”della musica).

La fantasia della band sembra non avere mai fine: il gusto per armonie non banali e per una musicialità innata si ritrova anche su”Tranquillo”(dopo un intro blues,il brano si trasforma in un brano estremamente orecchiabile e solare),adornata come sempre da liriche beffarde(“Tranquillo fece 20 anni di galera/a tranquillo gli trombarono la moglie”);invece su “Pacman”,si cambia completamente atmosfera,con un mood tra funky percussivo e disco-rock(ma alla maniera della band!)ed un testo che,sebbene sempre ricco di ironia,vuol fare anche pensare con intelligenza(esplicativa la frase“ma per fare un bel fuoco ci vuole la legna(…)siamo fuochi di paglia”).

“La fetta”è un brano dai cambi di tempo complessi e intriganti(strofe reggae,e ritornelli cadenzatissimi e veloci,quasi”zappiani”),in cui si riflette metaforicamente sui gesti abitudinari e sulla noia quotidiana(“quando spremi le tue muse/e non esce proprio niente/ma continui a tormentarle invano,ostinatamente/e non trovi un appiglio/una tana,un giaciglio/no,sei sempre lì sul bordo/e pure Iddio ti sembra sordo”);i ritmi in levare si ritrovano anche su”Parvenu”(anche se l’atmosfera musicale ricorda quella di qualche noir di fine anni ’50),un manifesto contro l’idiozia di chi si crede più forte e migliore di altri senza fondamento(“esibisci i tuoi bifolchi muscoli,tutto lì/e resti in superficie,non comprendi,offendi,spendi,lusinghi/e spandi la tua boria,uccidi la poesia/accumuli nemici,ti contraddici,costruisci imperi di cartapesta”)ed è quindi una critica verso la nostra moderna società,contro tutti i “mangiapane a tradimento”che ci circondano,o almeno questa è una delle possibili chiavi di lettura(da applauso l’assolo di chitarra,davvero riuscito!).

“E sì che gracidan le rane”è una sorta di stornello moderno,a ritmo di cajun(ma non mancano dei segmenti chitarristici di sapore”alternativo”,ben mixati al resto):una canzone dal sapore rurale e volutamente scanzonata(e che ricorda nell’incedere melodie di altri tempi),ma sapientemente congegnata.

C’è spazio anche per un brano ska,”Le sorelle tisana”(e qui appare anche la tromba di “Fuoco B”!),una canzone irresistibile dal ritornello contagioso(“con le sorelle tisana/la storia no,non ingrana/quando si sta con i vestiti al mare/non c’è niente che si possa combinare”),in cui il protagonista fantastica di un possibile “menage a trois”(anche da qui deriva il titolo dell’album!)con tre fantastiche sorelle…ma,puntualmente,la storia piccante non avviene!

Le influenze più canonicamente rock della band ritornano sul pezzo finale,”la canzone di maria”(che ricorda l’andatura di”Get back”dei Beatles ,ma traghettata in un trip psichedelico !):è un brano che mescola momenti più onirici e visionari a curiose citazioni anni ’70-’80(soprattutto disco-funk),e che parla di “emozioni di plastica”(come dice il testo);in parole povere,una canzone che racconta di come la tv ed i social network stiano lobotomizzando la testa dell’individuo,e forse erano meglio i manga porno(e forse anche più istruttivi!).

Ma il disco finisce qui solo”apparentemente”,perchè poco dopo arriva anche una breve ghost track dal sapore country rock,che suona come un’outtake alcoolica di Johnny Cash,a metà tra una “Raw Hide”stralunata e una”That’s Allright mama”ironica(e difatti viene utilizzato il “falso accento straniero”come succedeva per i cantanti”oriundi”da noi negli anni ’60).

Direi che si tratta di un ottimo esordio e che questa band ha davvero tante idee,tutte interessanti:il lato squisitamente goliardico,dichiaratamente “toscanaccio”(una cosa che comprendo bene,dato che anch’io vivo in questa meravigliosa terra)è uno dei valori aggiunti alle composizioni,e traspare in maniera evidente,ma sapientemente”dosato” al’innegabile fantasia musicale della band.

Difatti il gruppo mischia le carte delle influenze,accostando più stili tra loro,riuscendo a creare un sound unico ed inedito che diverte ed entusiasma:adesso spero di beccarli presto dal vivo(delle loro coinvolgenti esibizioni già si parla con un’aura di leggenda)…..dunque che altro dire???Complimenti ancora!!!!!

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