A cura di Francesco Lenzi


ALTRO “sparso”(la tempesta dischi)

Gli Altro sono uno tra i più significativi gruppi punk rock italiani;attivi dal 1996(la line-up è composta da:Alessandro Baronciani ( voce, chitarra), Gianni Pagnini – (basso) & Matteo Caldari (batteria), per loro la definizione”punk”ormai non è semplicemente un genere, ma soprattutto un’attitudine.

Difatti la band è come volesse delineare un “incontro” tra il punk di ieri, e l’indie di oggi, generi che hanno più di una cosa in comune, in primis l’attitudine di cui parlavo poco fa…

Anche il titolo dell’album (“Sparso”) ha un suo perchè:,e non è un caso,perchè i componenti della band vivono in posti differenti (ma il titolo deriva dal fatto che i brani sono stati registrati durante momenti diversi).

In neanche mezz’ora,la band spara 18 interessanti cartucce sempre al di sotto dei due minuti di durata (solo in un caso vengono raggiunti, precisi precisi):anche questo simboleggia la particolare espressività della band,nonchè la capacità di racchiudere in poco tempo quello che si ha da dire in maniera essenziale,diretta e senza fronzoli.

Questo non significa però che la band non sperimenti,anzi,è proprio qui che viene il bello:in queste 18 canzoni,il gruppo affronta vari stili,in cui-come dicevo prima-essere ”punk”significa essenzialmente ”fare ciò che si vuole”.

“Lucia”apre questa “collezione di canzoni”,condensando in un minuto e dieci ricordi personali e le caratteristiche salienti dell’indie rock, riviste in una maniera personale e velatamente ”decostruita”;e “Gattini”continua un po’ su questa strada,ma con maggiore energia,con un testo tra il naif e l’enigmatico (“se chiama qualcuno e non ci sono/mi troverò”è una delle frasi-chiave del brano).

“Ingrandimento”sa di post-punk destrutturato e punta sull’inquietudine personale (“non c’è campo/in questo posto,in questo punto”); ”Spesso” è invece un curioso brano acustico tutto giocato sui chiaroscuri e sull’introspezione (“sempre quel sogno,non dimenticare/è come la neve/si ferma,non posso”) e una melodia interessante e accattivante che mi ricorda i Cure meno dark.

“Ti ricordi”è un brano più diretto (e questo traspare anche dall’intro,che sembra registrata ”Live in sala prove”) e si avvicina più all’idea “originaria “ del punk rock,mescolata però a sequenze dal gusto ”alternativo”:velocità,chitarre spigolose,ed un testo che indaga su curiose inquietudini interiori (”ho solo perso un attimo/non sono mai puntuale/lo sto cercando ancora”) dalle molteplici chiavi di lettura.

“Classe”sembra destrutturare nuovamente la “forma canzone”,complice un sound punk”rallentato che si mescola agli interrogativi delle liriche (“quello che hai detto e ciò che dici/descrive solo ciò che vedi/risponde solo a qualche punto(…)di qualche forma complessa”), alquanto misteriose e per questo affascinanti; ”Ottimismo”ritorna su sentieri più diretti e distorti (Potremmo definirlo un brano”post indie-hardcore”), ma al tempo stesso presenta una struttura inedita ed elaborata (le liriche continuano a scavare sulla sfera personale).

“Chiaramente”è minimale ed amara (“Io non ho più forza/le mani in alto/io non so perchè/non stiamo più insieme”), solo chitarra e voce,semplice ed essenziale; ”Precisamente”è, all’opposto, più cruda e ricca, e si torna su sentieri che mischiano rasoiate distorte a segmenti post-rock, ma l’amarezza di fondo rimane immutata nel testo ,in cui il protagonista s’interroga su alcuni quesiti che paiono non avere risposta immediata (“dimmi solo se uscire,restare o no”).

Anche  “Rico” sembra una personale visione del post-rock,avvolta da fascinose spirali chitarristiche (e dalla sempre poderosa sezione ritmica) e da riflessioni personali; ”Nome”ritorna su sentieri più melodici e decisamente punk rock (l’ospite,se non sbaglio, è Erika Terenzi dei Be Forest che adorna il brano con la sua bella voce femminile), mentre il testo è un dialogo sulla complessità (o forse l’instabilità dovuta alla fretta di questi tempi veloci?) dei rapporti sentimentali tra un ragazzo e una ragazza (davvero molto riuscito il botta e risposta maschile/femminile presente nella canzone) o almeno questa è la mia interpretazione.

“Cancello” è uno dei brani più lunghi del disco (ma solo perchè arriva”quasi”a due minuti!), una ballata malinconica il cui testo parla con amarezza di ripensamenti e abbandoni (“non importa finire niente, lasciare spento, aspettare, lasciare indietro”);”Stampa” torna su sentieri più crudi e umbratili ,ed è uno dei miei pezzi preferiti,adornato da enigmatiche e curiose introspezioni superstiziose (“forse soltanto stasera non ci raggiungerà/ora che sei più vicino,non lo dir mai”), che si prestano-come molti altri episodi-a svariate interpretazioni.

“Sangue”dosa bene aggressività, melodia e struggenti ricordi personali (“aspettavo solo lei/quando non cercavo te/e pensavo sempre a lei”), con la sezione ritmica che pare citare “Downer”di Nirvaniana memoria:bellissimi gli intrecci chitarristici per un ulteriore ottimo tassello (il vertice del disco,a mio avviso).

“Che non sembri reggae”è un breve lampo registrato in presa diretta, volutamente grezzo e con un po’ di ironia tra le righe (e tutto questo ne accresce il fascino); ”melograno”, per contro, presenta una struttura armonicamente più complessa (tornano le avvolgenti spirali chitarristiche,uno dei trade-mark della band) ed un interessante, sintetico cantato che indaga su pieghe amare.

“Calcoli ”è l’unico brano che arriva ai due minuti netti di durata (sic!) ed è una ballata acustica minimale:è come se gli Altro volessero dare una propria visione del pop di un tempo che fu (non quello di oggi,semmai il punto di riferimento sembrano gli anni ’60)…ma chi si aspetta un pezzo docile, tranquillo e scontato è fuori strada, dato che l’amore per le atmosfere imprevedibili e destrutturate è ben saldo anche qui (anche se la forma”canzone”forse qui ha una piega leggermente più”classica”).

Anche la chiusura, ”Paolo”, è un brano più melodico:anzi è il più”accessibile”del disco, con un’ottima chitarra che gioca tutto sui chiaroscuri ;il testo è come sempre misterioso (un’altra caratteristica ed uno dei punti salienti del gruppo) ,e spetta all’ascoltatore darne una propria interpretazione.

Riassumendo, direi che”Sparso”è un disco che stupisce e conferma una mia vecchia teoria:quella che non occorre chissà cosa per creare della bella musica.

E difatti gli Altro, nel loro essere stringatamente minimali,suggeriscono questo:hanno molte cose da dire,e lo fanno senza sovrastrutture, senza fronzoli inutili, riducendo tutto all’osso con successo….che poi tanto tanto semplice alla fine la cosa non è,se andiamo ad indagare sugli interessantissimi incastri ritmici o sulle belle intelaiature chitarristiche (oltre alle liriche, che incuriosiscono davvero).

Un disco che è un esempio e che rivela l’anima sincera di un gruppo creativo.

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