ARTEMISIA “Stati alterati di coscienza” (Videoradio)
Gli Artemisia sono un’eccellente band nata nel 2006,proveniente da Gorizia e dedita ad un hard rock corposo e allo stesso tempo melodico,dalle venature talvolta progressive;la line-up è così composta:Anna Ballarin (voce),Vito Flebus (chitarra e cori), Ivano Bello (basso,cori) e Gabriele “Gus” Gustin (batteria,cori),con la partecipazione saltuaria-ma importante-di Francesco Blausig alle tastiere (che comunque tanto saltuaria non è,dato che è colui che ha registrato e mixato il tutto!).
“Stati alterati di coscienza”è il loro terzo album,edito come i precedenti per la videoradio e presenta dieci nuove tracce ottimamente composte e suonate,in un mix di grinta e classe.
Il disco si apre con “La strega di Port’alba (Maria La Rossa)”,un brano dalla tipica andatura heavy,in cui la bellissima voce di Anna dona un tocco “dark” prog,che si riflette anche nel testo(“per un sortilegio/fatto dal destino/sola lei rimane/destinata a urlare”):i riff della chitarra sono corposi ,mentre la sezione ritmica è rocciosa e implacabile;un bell’inizio,aggressivo ma allo stesso tempo anche molto suggestivo.
“Il bivio”continua su sentieri hard,con un testo interessante (“schiera di trofei/ma son tutti figli tuoi/dritto in paradiso,se ci credi passi al bivio”), che presenta diverse chiavi di lettura (a mio avviso è una riflessione sulla propria libertà interiore,che è la chiave della salvezza,se scevra di qualsiasi influenza esterna):la band come sempre è tutta in grande spolvero ed è graffiante,aggressiva,ma senza dimenticare la melodia-peraltro mai banale-e la forma “canzone”.
“Insana apatia”è una splendida ballata struggente,dalle liriche introspettive e riflessive (“s’impara a respirare,tutta l’aria che fa male/questo per restare al centro,del tuo piccolo universo”) che dona emozioni:da pelle d’oca la voce di Anna,così come gli arpeggi chitarristici di Vito,che si tramutano in cadenze corpose nel ritornello.
La passione per tematiche enigmatiche ed in un certo senso”mistico-esoteriche” la ritroviamo anche in”Il pianeta” (“antichi dei,lassù,per loro vanità/crearono con noi,la prima civiltà”) ,dall’andatura decisamente stoner:un brano roccioso,assolutamente potente che evoca anche qualche momento progressive (immaginate i circus 2000 che incontrano il primo rovescio della medaglia ed avrete un’idea del sound;ma ovviamente,è solo un gioco di rimandi,perchè la band ha una sua propria personalità da vendere e da mostrare!) e c’è perfino un piccolo passaggio ambient prima della fine del brano.
“Nel dipinto”è ispirato alla figura di Artemisia Gentileschi,la pittrice del seicento (figura di culto che ha ispirato-credo-anche il nome della band stessa);le radici dark heavy sono ben salde,così come le liriche “descrittive”,che si sposano ottimamente alla musica (“violentata e defraudata,la sua innocenza candida/Artemisia,il suo nome perso nel peccato/ma con forte audacia riscattato”):a mio avviso uno dei più bei brani di rock duro che siano mai stati incisi in Italia (e non scherzo).
Si ritorna su atmosfere più rarefatte su “Mistica”,un’altra bellissima ballata che gioca con dinamiche chiaroscure (strofe pacate,ritornello pesante e cadenzato,nella miglior tradizione heavy):”Frettolosi passi che riecheggiano/dentro un vicolo in città/nebbia impenetrabile/morbida,attutisce l’anima”canta Anna facendo un bel ritratto sulla ricerca di sé e sull’alienazione (ma,come spesso accade,le interpretazioni possono essere altre).
“Corpi di pietra”presenta influenze “sabbathiane”,ma velocizzate e traghettate ai giorni nostri;il testo evoca mitologie antiche (“Poseidone la possiede dentro quella grotta,dominerà corpi di pietra/è dea,MEdusa/serpi verdi tra i capelli”)con un bel tocco visionario;è un’evoluzione riverniciata a nuovo del dark sound,sempre in bilico tra hard/heavy e sentori prog accennati,ma mai invasivi.
Assolutamente evocativa è anche “Vanità”,un brano spettrale dalle tinte scure e dagli inquietanti interrogativi (“la mia vanità cresce ancora/mi disseterà l’anima?”),così come “Il libro di Katul”,in cui fanno capolino perfino influenze psichedeliche,sposate alle consuete cavalcate “pesanti”e “progressive”:l’introspezione gioca nuovamente un ruolo da padrona nel testo (“pelle rosso sangue,pieno di segreti/tremano le mani solo sfiorandolo/freddo il mio respiro,cosa rivelerà?”).
L’album si chiude con le inquietudini di “Presenze” (“prendi quello che vuoi/luminosa entità/strappami l’anima”):forse il brano più dichiaratamente progressive del disco ,con il suo alternarsi di momenti pacati e segmenti più possenti,ma sempre cadenzati e ariosi.
Gli Artemisia secondo me sono davvero una gran bella band:sanno suonare (ottimo il connubio tra la splendida voce e gli eccellenti musicisti:un esempio di grande caratura tecnica) ,sanno scrivere vere,grandi canzoni e sanno-cosa da non sottovalutare-anche emozionare,e tanto:;personalmente li reputo perfino i continuatori di un certo tipo di sound e posso affermare in tutta onestà che sono uno dei migliori gruppi che mi sia capitato di sentire all’interno della scena hard & heavy italiana negli ultimi tempi (ma,naturalmente,etichettarli così è puramente riduttivo/indicativo).
Ragazzi,non perdetevi questo cd e lasciatevi ammaliare dal corposo sound e dalla potente poesia targata Artemisia!