A cura di Francesco Lenzi
Giò de “Le cose Bianche”,uno dei più validi esponenti dell’industrial italiano,mi ha concesso gentilmente quest’intervista,in cui spiega molte cose legate alla sua musica.
Godetevela!
1/Ciao Giò!
Innanzitutto vorrei iniziare a parlare delle origini de”Le cose Bianche”, anche per stuzzicare l’interesse di chi ancora non conosce la tua musica o di chi sa poco della tua musica.
Come e quando è nato questo tuo progetto?
Nasce fine 2007, almeno come intenti, ma assume connotati più precisi solo nel 2008.
Si muoveva parallelo al progetto precedente, i Malameccanica, ma con la voglia di scivolare verso sonorità più estreme. In realtà è stato tutto molto esponenziale, alcune cose di quegli anni non hanno nulla a che vedere (se non nel loro confinarsi in un ambito sonoro più defilato) con quelle di adesso.
Non credo nemmeno che il termine estremo sia corretto, è un aggettivo così abusato che ormai è scevro di ogni significato. E questo è il “quando”. Il “come” te lo risparmio perchè non ha valenza alcuna.
2/Vorrei che adesso tu mi parlassi di “Urethra”, il recente 7” uscito per la tua etichetta personale.
Avevo voglia di chiudere il cerchio, di concludere questo 2013 con qualcosa che lo sintetizzasse nella sua totalità e allo stesso tempo con qualcosa che guardasse timidamente al futuro. Faccio una tape? No. Faccio un vinile? Ok. In me le cose nascono con estrema semplicità. Non impiego molto a pianificarle e spesso neanche a portarle a termine. Per dare maggiore completezza a questo processo di sintesi ho scelto un film, uno dei miei film di riferimento in assoluto: “Jacob’s Ladder”.
È una release molto personale, che veste, come se fosse la propria pelle, le immagini di Adrian Lyne.
3/Com’è nata la collaborazione con Laxative Souls?
In modo naturale. Siamo venuti in contatto per puro caso, è nato un rapporto di stima e rispetto (da parte mia assoluta venerazione per ciò che Laxative Souls rappresenta storicamente) che è andato consolidandosi, fino alla buona riuscita di Chrome Ti Vi Transparencies/Self Report Deaf.
Lavorare con Roberto è un privilegio creativo e umano di raro spessore.
4/Quali sono le tue principali influenze musicali?
Per L.C.B. tutto il meglio della power electronics autoctona miscelata con quella inglese dei Ramleh e dei Sutcliffe Jugend.
5/Come vedi l’attuale scena industrial italiana?
Premesso che la parola “scena” provoca in me spasmi muscolari, posso dirti che trovo l’uso del termine Industrial improprio. Non credo che ad oggi vi sia in questa fantomatica “scena” qualcuno che produca materiale industriale nella sua accezione più classica. Nemmeno io faccio Industrial, non ne sono affatto capace. Detto ciò, i nomi, per quel che mi riguarda, sono, più o meno, sempre gli stessi che ho citato altre volte.
6/Tu hai collaborato anche con un altro grande nome della scena industriale: Maurizio Bianchi.
Vorrei che mi parlassi anche di questo importante “step”.
Con Maurizio siamo tutt’ora in corso d’opera. Abbiamo finito un nuovo disco, stavolta co-suonato, e stiamo lavorando ad alcune sue nuove produzioni. Inoltre un mesetto fa abbiamo dato alla luce M.U.U.N.H. che è la versione rimasterizzata a partire dal vinile originale del glorioso “Neuro Habitat”. Gradino dopo gradino, passo dopo passo, quando si ha a che fare con persone del calibro e dell’umanità di Maurizio Bianchi ci si rende conto che il cammino per arrivare ad un minimo di rigore e consapevolezza personale è ancora molto, ma molto lungo.
7/C’è qualche artista con cui ti piacerebbe suonare o registrare in futuro?
Non saprei. Le cose avvengono da sole. Posso dirti che non registrerei mai con persone che scimmiottano le croci psichiche o che usano aggettivi come sperimentale/concettuale con la stessa facilità con cui io raccolgo le deiezioni del mio cane.
8/Adesso una domanda squisitamente “tecnica”: come nascono le tue composizioni?
Nella maniera più spartana possibile. Ho un paio di sintetizzatori analogici che alterno, collegati in cascata ad alcuni pedali. Un pre e un mixer. Edito col pc. Una take sola in tempo reale. Mastering blando e rispettoso del suono originale. Col compressore ci gonfio i pneumatici.
9/Quali novità bollono in casa “L.C.B.” attualmente?
Il 2014 è praticamente già delineato, tape, cds, cdr. Finchè trovo un senso in quello che faccio, e la voglia per farlo, proseguo. Nel concreto posso dirti che a breve ci saranno un paio di lavori con Wertham.
10/Nella tua musica,spesso compaiono suggestioni cinematografiche; so di per certo che la celluloide-quella “buona”-è un’altra delle tue grandi passioni.
A tale proposito,c’è un regista al quale ti piacerebbe “prestare” la tua opera? E ci sono state delle offerte dalla cinematografia in tal senso?
Due mesi mi hanno chiesto di musicare delle sottospecie di cortometraggi. È incredibile come il solo fatto di avere una telecamera legittimizzi qualcuno a fare video.
La cinematografia? Per mia natura non parlo dell’impossibile, preservo ancora un discreto senso della misura io.
11/Credo che nel tuo magma sonoro, oltre alle influenze di cui parlavamo prima, siano presenti anche degli aspetti molto personali, che oserei dire “introspettivi”.
Ti ritrovi in questa definizione? E c’è qualche altro aspetto che vorresti spiegare meglio del tuo lavoro che in un modo o nell’altro, è sempre rimasto nascosto ma che magari è presente tra le pieghe del sound?
Ci sono dei brani dove, grazie ai testi che uso, la componente introspettiva o autobiografica è rilevante, altri dove il rumore regna sovrano. Ma in entrambi i casi non c’è nessun tipo di programmazione a priori, così come fra le pieghe non c’è nulla di diverso, di particolare o di rivelatore. Mi interessa di più tutto ciò che riguarda la nascita di un pezzo nel rispetto di un rigore compositivo che viene dalla tradizione. Una volta terminato quest’ultimo. il mio compito è concluso. Il resto lo fa chi ha voglia di ascoltare.
12/Parlami della tua label Custom Body Records, se vuoi.
È nata nel 2007, realizzai un paio di nastri per Malameccanica, un altro 7”, e successivamente varie release sia mie che di terzi. Sostanzialmente entra in gioco quando voglio avere il controllo totale della produzione, soprattutto sulle tempistiche.
13/Hai qualche side-project al momento?
No e non ho intenzione di averne. Sarebbe un ripetere pedissequamente le cose che faccio adesso ma con un nome diverso, magari un nome che sia d’impatto, poetica dello shock. A molti piace farlo. Io credo che sia terribile.
14/Ti ringrazio per la tua pazienza e disponibilità.
Come mia usanza,lascio a te la parola per dire in quest’ultimo spazio quello che vuoi ai nostri lettori!
Non abbandonate gli animali.