VINCE “lividi” (Liquido records)

 

Vince Pastano è un chitarrista/compositore che ha collaborato con molti nomi noti della musica italiana (sia all’interno del rock che della musica leggera); “Lividi” è il suo secondo album,un lavoro che mescola brani strumentali ad altri cantati, al quale partecipa Silvia Manigrasso,donando un tocco suadente,struggente e melodico con la sua voce (i testi,sono stati scritti invece,con la collaborazione di Alice Lerco).

La caratteristica principale di questo disco è l’introspezione ed il sound onirico,sognante e quasi psichedelico,che contraddistingue l’album;il tutto,però,condito con una personalità inedita.

La title-track apre il disco ed è una sorta di space-rock-blues moderno ,cantato da Silvia ed è farcita da caleidoscopici wha wha chitarristici e arpeggi umbratili;le liriche meditative riflettono ciò che suggerisce la musica circostante (“nasconde i suoi lividi/fra buio e presenze/dispersa tra i persi/in questa luce isolata”)…ed il finale svela una coda molto suggestiva,vicina a certi ricordi progressive rock,anche se rivisti su un’ottica psichedelica e molto ariosa,dal taglio emozionante.

“Fuzz dub” è uno strumentale onirico:la psichedelia è sempre presente,ma rivista in maniera moderna ed originale;anche le cadenze dub del pezzo sono volutamente stranianti e notturne,e lasciano ampiamente spazio alla bravura chitarristica di Vince.

“Sonnambuli” è una ballata malinconica,in cui ritorna una verve “commovente “ e molto melodica;torna anche il tocco femminile della voce di Silvia,che canta magnificamente liriche sognanti, sul meraviglioso e morbido tappeto arpeggiato.

“Black Propaganda” è uno scurissimo reggae liquido ed originale (e non viene abbandonato un certo flavour onirico) che è una sorta di critica alla società odierna (“la propaganda/nera come una messa”);la voce di Silvia dona un tocco magico e quasi spettrale al brano,con un tono ipnotico che ricorda certe cose dark prog.

“In questo inferno vero dub” continua il viaggio su sentieri malinconici ed avvolgenti,in cui la chitarra di Vince è sempre la protagonista assoluta;un bellissimo trip sonoro in cui è meraviglioso perdersi….”Atto di dolore” prosegue su questa strada,tra riverberazioni psichedeliche e meditazione caleidoscopica,prima che il tutto lasci spazio a dei riff cadenzatissimi,dal sapore stoner/doom,mentre il finale è una jam scorrevole e cangiante;la bellissima voce di Silvia adorna la parte centrale del pezzo,e rapisce il cuore cantando una preghiera moderna(“in alto i nostri cuori/sono rivolti al dolore/qualcuno li liberi dal male”).

“Al buio” è una ballata essenzialmente acustica (ma non mancano momenti elettrici,anche se morbidi) che commuove e scava solchi profondi nell’anima e nel cuore di chi ascolta;le liriche sono sempre riflessive (“sono in viaggio da un po’/sento il tempo che passa/che non sa dove correre ancora/e non riesco a pensare all’estate/se piove da un’ora”),in bilico tra dolcezza e malinconia.

“Il sole dell’inferno” è una canzone più inquietante ed umbratile,che non sfigurerebbe in una colonna sonora per un thriller anni ’70;Silvia stavolta canta (in alcuni punti,come la precedente,in coro con Vince) un testo enigmatico (“ma il sole dell’inferno/asciuga i peccati sottopelle(…)brucia il nome degli infami”),le cui metafore continuano il lavoro di analisi spietata sul mondo che ci circonda…la seconda parte,poi,svela la sua anima stoner,tra riff ossessivi dal sapore sabbathiano e ritmiche abrasive e ipnotiche.

Su “vetro cieco”torna un mood più riflessivo ed emozionale,dal testo descrittivo( “Sentiamo l’arrivo dell’inverno/Dal volto triste delle foglie/e il vuoto bianco della neve/segna il freddo sulla pelle/ormai invisibile”):l’inverno di cui si parla non è solo la stagione,ma semmai un riflesso di uno stato di cose ineluttabile,che il sound traduce in dinamiche alternate,tra melodia e potenza.

“Dawn moonglow” è lo strumentale che chiude il lavoro ed i brividi scendono giù per la schiena ancora una volta:la chitarra di Vince commuove ancora una volta…un brano davvero struggente,da pelle d’oca,in un dialogo tra la classica-in evidenza-ed una cauta elettrica.

“Lividi”è un grande disco,in cui la personalità di Pastano è sempre in evidenza,così come il suo modo particolare (ed ottimo) di suonare la chitarra:la maestrìa ed il bel tocco non sono mai fini a sé stesss ,anzi,puntano tutto sull’introspezione,riuscendo ad emozionare sempre e comunque…..e anche la voce femminile dona un tocco di magia in più al disco.

Un album che piacerà senz’altro a tutti gli amanti della musica con la M maiuscola,che merita di essere ascoltato con attenzione:una volta entrati dentro alle sue spirali colorate,sarà impossibile farne a meno!

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