KING BONG “Pinng – Or the Underwater Adventures of a Young Cthulhu “ (Motherfuzzer records)

I King Bong sono un’eccellente band stoner,una delle migliori che mi sia capitato di ascoltare in terra nostrana.

Oggi il trio milanese ritorna con la loro nuova fatica,un ambizioso progetto (il loro terzo lavoro) che consta di un’unica traccia lunga 35 minuti:un disco a mio avviso imperdibile,in cui pure colate di lava stoner si intersecano con bagliori psichedelici,cadenze doom ed interferenze soniche…Il tutto mescolato dalla sapiente mano dei nostri,e dalla loro potenza sonora.

In effetti di cose in questi 35 minuti ne succedono parecchie:la suite è mastodontica,ed inizia come un macigno sonoro dominato da un deciso rifferama doom metal (con nel cuore i Sabbath più scuri) che si unisce ad una sottile attitudine introspettiva,arricchita da riflessi psych.

Poi verso l’ottavo minuto,appaiono delle venature noise,senza che il flusso sonoro si spenga:al contrario,diventa tutto più ipnotico,magmatico e sperimentale.

Ma quando tutto si fa più onirico una volta di più,tra echi sovrannaturali e invocazioni di feedback,ecco che arriva un trascinante riff blues che tramuta il tutto in un mood decisamente settantiano:la psichedelia è sempre comunque ben presente,così come i riff tipicamente stoner,che riaffiorano subito dopo,plumbei e minacciosi,eppure allo stesso tempo scorrevoli.

Ci sono anche degli attimi progressive nel susseguirsi di questa suite (sempre col cuore nei seventies,traghettati nella contemporaneità):tutto questo fa sì che potrebbe essere una colonna sonora perfetta per un thriller di altri tempi e-perchè no-di un noir sovrannaturale (il mood è decisamente oscuro a questo punto e alterna delle dinamiche sapientemente dosate).

L’ultima parte vede la potenza “cingolata” tornare ad essere padrona della scena:ma subito dopo viene lasciato spazio a trame chitarristiche più atmosferiche,con il cuore a Frisco ed intriso di blues,alternando dinamiche luminose ad altre più rarefatte e meditative.

Negli ultimi minuti torniamo al doom,ma in fase più riflessiva e cangiante:finale affidato alla devastazione acida e alla sperimentazione psichedelica,che spegne lentamente il brano.

Signori,”Pinng” è un disco ineccepibile,come la stessa band che lo ha concepito:un disco che sveglia e che allo stesso tempo ti fa avventurare su sentieri sconosciuti,tra potenza ed introspezione.

Sicuramente la più bella uscita di stoner strumentale fin’ora in campo non solo italiano,ma anche internazionale (ma definirlo solamente “stoner” è puramente riduttivo:è solo una parola per rendere l’idea):ed un’altra cosa fondamentale è che la band in questi 35 minuti non annoia mai,la suite infatti scorre via piacevolmente senza che l’attenzione venga mai meno,ma anzi l’ascoltatore è risucchiato nel vortice,senza minimamente aspettarsi ciò che arriverà dopo (difatti la non prevedibilità è un’altra delle caratteristiche fondamentali dei King Bong)

Una menzione alla line-up della band che non va affatto dimenticata:Andrea Ferrari (chitarra),Alberto Trentanni (basso) e Teo “heavyrdrum”Ravelli (batteria)

King Bong Flyer KB3 KB cover

 

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