EMILIO DE BIASE “interplanetary voyage aboard a six strings” (Videoradio)
Emilio De Biase è un virtuoso della 6 corde,da tanti anni attivo sia come turnista che come musicista all’interno di svariate formazioni metal (e non solo) ed anche come insegnante.
Questo lavoro è già da un po’ di tempo che è uscito,ma vale la pena parlarne perchè è un disco che farà la gioia di tutti gli amanti della chitarra elettrica e delle composizioni complesse,ma raffinate.
“The Bearers of humanity” già rende l’idea del percorso stilistico del nostro,in quanto è una composizione che sta a metà tra il progressive metal ad alto concentrato tecnico e la fusion più ardita;EMilio non si risparmia,e già dà un assaggio della sua tecnica sopraffina,non tralasciando momenti di grande emozione.
“Olber’s paradox” è una sorta di rock-blues moderno e notturno,molto lirico e ricco di sfumature,in cui la melodia dettata dalla 6 corde si fa davvero magnifica (ed in grande spolvero,come sempre,i soli,carichi di sweep,pennate ultraveloci,ma anche di eleganza);”the eternal wandering” si riallaccia a tematiche prog rock,ed appare una tastiera a”doppiare “ le parti di chitarra di Emilio nell’introduzione (man mano poi che il brano si evolve,ci riporta alla mente alcuni episodi dello Steve Vai più “Musicale”,prima di tramutarsi in uno slow blues sempre ad alto tasso tecnico).
“Memories of life” è un brano più riflessivo e melodico,dalla linea musicale struggente,molto “lirica” e toccante;per contro,”The milky way’s hungry monster” è un viaggio ipergalattico sulla tecnica del nostro,con uno sfondo molto moderno e quasi “fantascientifico”,con svariati cambi di tempo al suo interno (l’attitudine “progressiva”e metal è sempre evidente,ma prende talvolta dei connotati ancora più imprevedibili).
Ma il disco vive di vari momenti ed ecco arrivare anche una ballata toccante,romantica,”One night of EmotionS”,in cui la linea melodica della chitarra ritorna nuovamente cantabile,con la sua ricca armonia (senza rinunciare allo sfoggio di tecnica) e un finale imprevedibile;”Inevitable milkomeda” parte come un brano ambient,ma si tramuta quasi subito in una cavalcata metal prog
ad ampio respiro,tra cambi di tempo e incastri ritmici poderosi (e c’è perfino spazio per qualche sottile incastro leggermente funkeggiante,nella seconda parte).
“A nice trip in a time machine” odora di AOR anni ’80,ma sempre trasfigurato dalla strabordante personalità del nostro,in un’atmosfera quasi sognante,onirica (ma non troppo),calata sempre in un contesto heavy “tecnico”;”Aidil’s sky” è una ballata epica e riflessiva,in cui la chitarra torna ad emozionare a viva pelle,con le sue note perfette e meditative,potrei definirlo un lento hard vellutato e pieno di sfumature in un certo senso commoventi.
”The mission keplar” è un pezzo molto incisivo-dal sapore hard-in cui Emilio si sfoga in velocità e creatività,ma senza rinunciare ad una certa melodia di fondo (e non manca perfino un “Ponte” lento a metà brano);la conclusiva “The three super-earths”si riallaccia alle tematiche fantascientifiche care al nostro,ed è un brano arioso,in cui tornano sottili influenze fusion,filtrate però dal tocco di De Biase.
Un disco per palati fini,per chi alla chitarra chiede voli pindarici ed estrema creatività tecnica,ma che sa anche emozionare con convinzione,grazie al talento del suo autore!