Dopo il grande successo raccolto nel corso del tour invernale, che lo ha portato ad attraversare in lungo ed in largo la nostra penisola e forte del grande successo di critica ricevuto dal suo disco di debutto “Amore e Marchette”, Massimo Donno si prepara ad una nuova tappa importante per la sua carriera, la partecipazione alla decima edizione del prestigioso Premio Poggio Bustone, che annualmente si tiene nella città che diede i natali ad uno dei più grandi cantautori italiani, Lucio Battisti, e al quale negli anni hanno preso parte come ospiti e come giurati personaggi di spicco della musica italiana, tra giornalisti, produttori discografici e musicisti. Dopo le serrate selezioni svoltesi negli scorsi mesi, Massimo Donno è stato selezionato dalla Giuria del Premio, per partecipare alla finali che si terrà il prossimo 5 Settembre presso i Giardini di Marzo, celebre studio che ha ospitato le registrazioni degli album degli artisti di punta del panorama jazz e cantautorale italiano, da Enrico Pieranunzi a Fiorella Mannoia. Il raggiungimento di questo importante risultato in quello che da sempre è considerato uno dei più ambiti festival per la musica emergente in Italia, rappresenta una grande soddisfazione tanto per il cantautore salentino, quanto per la lungimirante etichetta Ululati di Lupo Editore, che nel giro di pochi anni si è segnalata come una delle isole felici per la promozione della musica cantautorale in Italia.
Pubblicato dall’Etichetta Ululati (Lupo Editore) nella primavera del 2013 “Amore e Marchette” è il disco di debutto di Massimo Donno. Inciso presso gli Studi Musicali Chora di Valerio Daniele, il disco contiene numerose collaborazioni, da Maurizio Geri a Francesco del Prete, da Guido Sodo (Cantodiscanto) a Nilza Costa, Ovidio Venturoso, Giuseppe Spedicato, Luca Barrotta, Morris Pellizzari, Alessia Tondo, Emanuela Gabrieli, Andrea Doremi, Emanuele Coluccia, Marcello Zappatore, Valerio Daniele. Il disco uscirà il 2 giugno 2013 preceduto dal video clip del singolo “Amore e Marchette”, realizzato da Gianni De Blasi.
Nelle undici tracce che compongono l’esordio di Massimo Donno c’è il segno di un cantautore che conosce la materia umana, e che ama mescolare l’ironia e la poesia alla quotidianità surreale dell’amore, fino a includere non solo le atmosfere – in un dialogo costante – ma anche le voci del passato prossimo di Pier Paolo Pasolini (nel brano “Tango”) o del grande Alberto Sordi (in “Bologna A.D. 2012”), mescolandole al presente delle sue suggestioni autobiografiche, come fa ad esempio nella traccia dal titolo “Il mio compleanno”.
Un cantautore, Massimo Donno, che non ha paura di guardarsi e, soprattutto, guardarci dentro con il ritmo di una musica leggera e ironica. “Amore e marchette”, nuova produzione dell’etichetta Ululati, vanta, tra le collaborazioni di eccellenza, quelle con Massimo Geri (presente anche nel video del singolo “Amore e Marchette”, realizzato dal talentuoso regista Gianni De Blasi), Nilza Costa (nel brano “Il bianco ed il nero”) e Guido Sodo, nel brano intitolato “La colpa”.
“Massimo Donno è un gatto che salta sui tetti della canzone d’autore italiana prendendosene la parte più nobile. Come un gatto ci fa le fusa, ci conquista per poi graffiarci quando meno ce lo aspettiamo. Come un prestigiatore muove le parole tra surrealismo e neorealismo. E’ una capriola, una giostra un pugno e uno sberleffo un bacio e uno schiaffo. Cartina tornasole delle nostre vite imbarcate su fragili vascelli”
Oliviero Malaspina
MASSIMO DONNO RACCONTA “AMORE E MARCHETTE”
AMORE E MARCHETTE
Un canto di lavoro scritto nel 2013. Solo che la base non è folk ma è swing e non si parla di minatori ma di musicisti. Fare il musicista nel 2013 significa sopportare angherie, vessazioni, scendere a compromessi con la propria arte e con chi la “acquista”. Significa anche ridimensionarsi, reinventarsi e, necessariamente, ridersi addosso.
IL BIANCO ED IL NERO
Nasciamo senza distinguere i colori. Gli anni passano e cominciamo a riconoscerli come tali solo dopo molto tempo. I colori sono come i vissuti che crediamo di percepire in un modo e che facciamo di tutto per inserire in dei casellari ben specifici. Il bianco da una parte, il nero dall’altra. Poi, in corso d’opera, ci accorgiamo di quanto sia interessante vedere come a volte la rottura di una diga non sia altro che una virtù della storia.
VALZER DEL LAVORATORE ATIPICO
La prospettiva occidentale ci induce spesso a leggere senza relativismi la storia. La prospettiva culturale da cui guardiamo il mondo ci permea rendendoci incapaci di operare discriminazioni individuali, soggettive. La storia del paese in cui si nasce sono gli occhi, la storia personale non sono altro che occhiali. A volte puliti, a volte sporchi. A volte con la gradazione sbagliata.
LA COLPA
Il mondo assomiglia sempre di più ad una sala d’aspetto. Si attende il proprio turno e intanto, con dei perfetti sconosciuti con i quali aspettiamo, ci improvvisiamo scienziati, politici, sociologi, psicologi. È il modo più comodo di ricercare i moventi e le cause di alcuni fenomeni che non riusciamo a ricondurre a noi stessi. Quando ci rendiamo conto che la nostra teoria è sbagliata … è arrivato il nostro turno. Troppo tardi!
PICCOLA STORIA
Amare la luna significa amare il cielo che la contiene, come amare un fiore vuol dire non saper prescindere dall’odore profondo della terra, secca o umida che sia. Amare un’entità è sposarne i contorni, il contesto, in un tutto imprescindibile. Della rosa, amarne anche le spine.
LE VETRINE
L’amore colpisce, senza preavviso, senza ragione, senza principi di base. L’unica cosa che l’amore individua è la direzione. Quando il nostro cammino incontra la traiettoria è fatta: o meglio, è finita! E allora i sensi e le percezioni cambiano, diventano cangianti, gli umori altalenano e si poggiano come una nebbia davanti agli occhi … fino a non farci riconoscere noi stessi, specchiati … nelle vetrine!
BOLOGNA A.D. 2012
Una cartolina dal capoluogo Emiliano, dopo dieci anni di vita passati a studiare, a lavorare, a ridere, a piangere, a crescere per ritornare bambino, disincantato ed ingenuo dinanzi ad alcune politiche che si credevano lontane anni luce dalla modernità, dall’arte, dallo sbandierato senso di comunità.
OLTRE
A volte due occhi non bastano per considerarsi vedenti. Le diottrie non misurano la sensibilità, non possono considerarsi termometro di qualcosa che è intangibile, immisurabile. Il caso fortuito del bambino che lancia la palla oltre il suo giardino e scopre un eden meraviglioso da sempre ignorato è l’emblema del non cercato, del non sperato ma che ci apre un mondo meraviglioso.
TANGO
La parola è una donna sfuggente. La si cerca disperatamente e proprio quando si ha la presunzione di averla trovata, si libra nell’aria nel suo mantello rosso e sparisce nei meandri più nascosti del nostro futuro. La vita intera non basta per trovarla, la vita intera diventa una missione fatta di silenzi ed echi lontani che lasciano presagire l’effimera illusione di una scoperta.
DE PROFUNDIS
La vita e la morte, due facce della stessa medaglia? Per me assolutamente no. Una rotaia lunga, a più stazioni, a più fermate, semmai. E prima dell’ultima fermata, tante piccole frazioni di questo paese infinito che è la vita. C’è chi vive da pendolare, c’è chi vive da turista. In ogni caso viaggiatori che, tra le cose in comune, ogni tanto hanno la necessità di andare in ritirata.
IL MIO COMPLEANNO
L’intreccio inestricabile di presente, passato e futuro. Forse ridersi addosso non è soltanto un amaro tentativo di auto commiserarsi ma un approccio alla vita che permette di rileggersi, di determinarsi e di scavare dei solchi su una terra che profuma di passato. E se il passato ci ha permesso di essere presente, forse ci permetterà anche di diventare futuro? Forse no. Ma vale la pena provarci.