LEO FOLGORI “Vieni via” (Beta Produzioni)

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Con colpevole ritardo, mi accingo a recensire il nuovo lavoro di Leo Folgori.

Leo è uno di quei cantautori che nascono nel segno di una certa tradizione “artistica”:;se a questo poi aggiungiamo anche la qualità, avrete già un bel quadro dell’insieme.

Sì, perchè Leo in queste 12 tracce ci regala grande musica d’autore e lo fa con personalità.

Il disco si apre con “Il ballo del serpente”, una ballata scura che farebbe gola a Cesare Basile come attitudine:è il primo singolo estratto dall’album, cantato con convinzione e con un bel tono graffiante,con delle belle liriche introspettive, che manifestano il credo del nostro (“io coltivo paradisi fiscali,polvere di contanti/ma noi abbiamo ancora fiato, inchiostro,corde vocali”) su toni blues.

La title-track continua su questo mood (o)scuro, accentuandone i tratti: musicalmente è una ballata riminiscente di certo folk antico, liricamente si affronta la sfera personale con garbo e raffinatezza (“vieni via,consacriamoci alla compagnia/e abbandoniamo questo stare soli/rinunciamo alla dolce nostalgia/inventeremo una spiaggia solo per noi”).

“Ultimo padiglione” è un brano più solare come sound, mentre il testo è una riflessione personale amara; ”Autobahn” non è una canzone dei Kraftwerk, ma-per parola dello stesso sottotitolo-un “omaggio a Tondelli” che è anche un invito a stare bene e a essere sé stessi(“Senti,amico mio/bisogna gettarsi nelle strade/senza tante scene o riflettori”),su un dolce tappeto acustico.

“Il giorno sta passando” è una canzone che non sfigurerebbe in una colonna sonora o in uno spettacolo teatrale,forse proprio per la sua forza evocatrice,nel perfetto connubio musica/testo (“ero un ragazzo che girava le città(…) il reverendo senza dio vuol far l’amore/per donare ad un bimbo un atto di carità”) che evoca il fantasma di De Andrè.

“Altri libertini” è un brano più sornione, con la bella voce roca di Leo sempre in evidenza e la sua capacità di raccontare storie è ancora una volta evidente, con l’originalità che contraddistingue il nostro, su una musica dalle influenze country.

“Ballata stonata” è una canzone sottilmente ironica che stonata poi non è; ”Veloce ho attraversato la notte, uomo di tutti i giorni/ho osservato ed ho imparato i miei comportamenti” canta Leo con fare biografico e da bluesman; ”Notturno cittadino” è un’altra ballata avvolgente, con l’acuto spirito di osservazione sempre in primo piano (“alla fermata del tram Adelina osserva un quadro di Monet/Sta conversando con il cartellon pubblicitario/ha messo da parte i suoi pennelli e non sa perchè…”).

“Lo studente” è una descrizione irresistibile,quasi un calypso blues virato in noir (come sonorità);”Oltre la strada” è un brano più rock,con un’atmosfera fumosa,dalle sfumature southern,da “route 66”,ed il testo riflette appieno quest’attitudine (“Guarda lungo la strada/sembra l’ombra di un uomo/guarda i suoi stivali,non promette niente di buono”).

“Vita (per ogni vita c’è un ritorno)” è una ballad rilassante,con la voce a reading ed un’atmosfera quasi paradisiaca tutt’intorno;”Altro libertino” è il finale,ma non è il continuo della quasi omonima canzone di qualche traccia fa,ma un godibile affresco solo voce e chitarra….e l’introspezione fa rima con una certa speranza di fondo (“l’importante è avere la libertà di volere”).

Un ottimo album,dunque,ed un artista dotato di genuino talento. Da non perdere.-

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