NOBU TRIO “Mystic flow”
I Nobu Trio sono una band strumentale che si è formata a Milano nel 2012; la line-up del gruppo comprende Alessio Guazzini, Andrea Pregnolato e Angelo Brezza (rispettivamente chitarra,basso/contrabbasso e batteria).
Il sound dei Nobu Trio affonda le radici nel jazz:tuttavia,l’approccio della band è molto personale e creativo,non scevro di alcune interessanti sorprese e non facilmente collocabile in un unico genere.
A riprova di questo,già la prima traccia dell’album (“Mystic visions of the underworld”,con un titolo che è tutto un programma) non è puramente jazz,ma semmai un viaggio psichedelico/progressivo non esente da richiami avanguardistici e perfino qualche lieve solcatura noise/post rock;i richiami alla fusion affiorano pian piano,ma in maniera sempre sottilmente onirica e straniante,e svelano la grande abilità tecnica dei tre musicisti,che non è mai “fredda”,ma sempre al servizio di una creatività tutta particolare,dal sapore quasi orientaleggiante……Il finale,poi,è un’avvolgente marea free.
Dichiaratamente jazz è la successiva “Crazy Drunk”,seppur con quell’aspetto d’imprevedibilità che è tipico della band:non è tuttavia difficile immaginare i nostri a jammare in un fumoso locale,sulle note di questa composizione….
“Oh gentle traveller,you know the demon” è un brano più articolato,lungo e complesso:si torna sui sentieri di un jazz sottilmente psichedelico,che alterna momenti riflessivi ad altri più secchi e tesi;non mancano neppure le improvvisazioni spericolate,in cui i tre disegnano dei tappeti sonori che si compenetrano tra di loro,durante gli assoli….La seconda parte,dopo alcune schegge free,si fa più meditativa e visionaria,con alcune sequenze caute altamente contemplative.
La successiva “Garden of peace” è difficilmente classificabile:tornano a galla influenze psichedeliche,ma riviste su un’ottica che potremmo definire “contemporanea”;è in questo brano,difatti,che la voglia di sperimentazione viene prepotentemente a galla,disegnando un affascinante manto ambient/avantgarde,che è al tempo stesso godibile e rilassante.
Ipnotico il lungo trip di “mR.6”,solcato da avvolgenti reverse chitarristici (ed una certa attitudine rock che rimane sullo sfondo);”Moanin’” è una versione personalizzata del classico di Mingus,riletto in un’ottica originalissima!
“The Nameless prophet” è il gran finale blues,una traccia notturna e sinuosa,ricca di grande fascino.
Dunque,un disco ottimamente suonato ed una rivelazione:musica con la M maiuscola,in grado di sorprendere ed emozionare con le sue spirali evolute…bravissimi!