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Cantautorato acustico in punta di chitarra. E poi violoncelli guizzanti, organetti, sitar e theremin. Undici canzoni sulla morte dalle parole lievi, ma dense e definitive, che si nutrono di letteratura e della “meraviglia / di amar qualcosa che non mi somiglia”.Le cose vanno usate le persone vanno amate” è il nuovo lavoro di Andrea Arnoldi & il peso del corpo, in uscita il 4 dicembre in rigorosa autoproduzione e anticipato dal singolo “L’ortica” disponibile  da oggi su YouTube . Il cantautore bergamasco ha scritto, cantato e arrangiato insieme al suo ensemble di musicisti denominato il peso del corpo undici canzoni di cantautorato lieve, mai urlato (semmai cantato in coro), dove si suona in punta di chitarra acustica e si cantano parole quiete, ma dense e definitive.

Le cose vanno usate le persone vanno amate” è un disco tutto incentrato sulla morte come possibilità di rivincita-redenzione e l’amore come unica àncora possibile, di vita e non di sopravvivenza. I brani, tutt’altro che tristi, semmai a volte malinconici, si nutrono delle parole di filosofi come Deleuze e di scrittori come Chlebnikov, Pessoa e Giorgio Vasta, il cui romanzo “Il tempo materiale” ha ispirato il testo del singolo “L’ortica” – allegoria strisciante del tempo che si attorciglia e conquista la fortezza di ogni corpo – e anche il video realizzato per l’occasione dallo stesso Andrea Arnoldi insieme a Fabio Corbellini.

“Il video legato a ‘L’ortica’ – racconta Andrea Arnoldi – si intitola ‘Danzeremo sulle vostre tombe’ ed è un cortometraggio vero e proprio. La classe operaia è morta, così Tadeusz Kantor coglie l’occasione per organizzarne il funerale. Purtroppo i suoi piani verranno continuamente sventati dal beffardo Georges Méliès, il cui fantasma vagabonda all’interno di un cimitero sconsacrato, destinato in eterno a esplodere fuochi d’artificio per scoprire l’effetto migliore della realtà. A complicare la trama di questa vicenda intervengo una coppia di novelli sposi alla ricerca di un loculo per il futuro, una piccola compagnia di danza alla ricerca della coreografia perfetta per uno spettacolo dedicato a bollywood, un cantautore triste ma non troppo alla ricerca di ortiche per il risotto. Quello che ne risulta è un videoclip divertente e ironico adatto per tutta la famiglia!“.

L’ortica“con le sue atmosfere incantate, malinconiche ma tutt’altro che tristi rappresenta al meglio il carattere di “Le cose vanno usate le persone vanno amate“. Un disco dove le parole levigate di Andrea Arnoldi abitano un mondo in cui chitarra e archi si innamorano fra loro e cercano la complicità di fiati, percussioni, piccole campane, organetti, sitar e theremin. Una realtà dove la morte non perde un grammo della propria inesorabilità ma diventa un modo per non perdere, come si canta nella traccia conclusiva “Decalogo”, “la meraviglia / di amar qualcosa che non mi somiglia”.

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Biografia

il peso del corpo è un progetto di cantautorato che nasce a Bergamo nel settembre 2009 dall’incontro tra Andrea Arnoldi e Adele Pappalardo. Dopo cinque anni di attività e diversi ep autoprodotti, cambi di organico e sempre nuove sperimentazioni di sonorità in una costante e personale revisione dei generi, il peso del corpo è ha indossato le vesti di un nuovo progetto: Andrea Arnoldi & il peso del corpo.
In seguito a due anni di composizione, scrittura e riarrangiamento, Andrea Arnoldi e il peso del corpo pubblica nel 2014 “le cose vanno usate le persone vanno amate”.
La produzione di questo album ha inaugurato una nuova fase del percorso, che ha reso possibile sperimentarsi e confrontarsi con un trio d’archi e una sezione di fiati, oltre a strumenti etnici e tardo-medievali.
Negli ultimi due anni si è svolto un lavoro che ha permesso la nascita di una rete di legami tra vari musicisti bergamaschi provenienti da ambienti differenti, che hanno partecipato a titolo gratuito alla realizzazione dell’album.
Nell’arrangiamento delle parti per gli archi è stata preziosa e necessaria la presenza di Leonardo Gatti; per i fiati l’aiuto di Pierluigi Brignoli; per i cori la consulenza artistica e tecnica di Christian Frosio; per la sezione ritmica quella di Gionata Giardina; Giuseppe Olivini ha invece curato gli interventi di strumentazione etnica e antica.
La morte come possibilità di rivincita e redenzione, l’inutilità funzionale di tutto ciò che è, l’amore come unica àncora possibile sono i cardini di questa finestra aperta sul nulla – metafora calzante per il progetto che avete tra le mani.

 

 

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