A cura di Francesco Lenzi

FATAL SYSTEM ERROR “Longing for an execution” (autoprodotto)

Oggi voglio farvi scoprire un progetto molto interessante, proveniente dalle mie parti: Fatal System Error.

“Longing for an execution” è uscito esattamente un anno fa-registrato negli studi di audiofollia-e da allora la band si è evoluta ulteriormente, suonando molto live e componendo altro materiale (si è anche “ampliata” la line-up:ai due componenti che suonano in questo cd-Francesco Zuppello, chitarra/voce e Jacopo Bucciantini-batteria/voce/synth e principale compositore del gruppo-si sono infatti aggiunti Riccardo De Marco alla chitarra e Micheal De Palma al basso); ad ogni modo, al momento, questo è il primo lavoro a lunga durata di questi ragazzi ed è davvero degno di nota, per la sua originalità e per le tracce in esso contenute, che dimostrano come si possa suonare metal evoluto con potenza e creatività, senza ricalcare formule già sentite, rimanendo sempre accattivanti all’ascolto….Se poi teniamo in considerazione che il disco è stato registrato in duo,ma non risulta affatto vuoto-anzi,al contrario è ricco di idee e soluzioni musicali inconsuete-potrete già avere un’idea della validità enorme del combo.

“Fly so high” apre l’album ed è un brano che inizialmente svela un’anima hard/heavy “classica” (con una bella melodia quasi power del cantato), ma che ben presto si evolve verso altre traiettorie musicali, in cui il metal si tinge di progressive e di inediti cambi di direzione.

“I fear thee” presenta una melodia che si ficca subito in testa,ma ben presto la traccia si evolve su altri lidi:i Fatal difatti dirottano le influenze metal “old school” su territori differenti,in cui sfoggiano tutta la loro abilità tecnica e compositiva.

Ma c’è di tutto all’interno del disco: ”Ocean of sorrow” è un momento più introspettivo e darkeggiante, in cui le tematiche riflessive del testo si sposano perfettamente alla musica, che alterna momenti più rarefatti ad altri più aggressivi (tra thrash e heavy ),all’insegna della dinamicità sonora.

“Meltdown overl” è forse il brano più riconducibile ad una forma “classica”: è,difatti,una canzone più scorrevole e con tutti i crismi del “metal anthem”-compresi i rintocchi di campana-a cui è difficile resistere (vi ritroverete a fare headbanging ossessivo durante l’ascolto, rispolverando la vostra sana indole metalhead); ”Misunderstood girl”, subito dopo, è la mia canzone preferita del disco, in cui la componente “introspettiva” viene ulteriormente ampliata….E’ un brano dalla bellissima melodia riflessiva ,ma non esente da improvvisi lampi aggressivi nel ritornello (e c’è perfino un riff cattivissimo a metà brano che piacerebbe sicuramente agli Slayer!); la classica canzone “perfetta” che rivela una volta di più l’anima complessa e “varia” dei Fatal (e di come riescono a sintetizzare al meglio influenze estreme, armonie elaborate e strutture “catchy”, tutto all’interno di un solo pezzo!)……C’è perfino un pizzico di psichedelia, con il bel finale in reverse chitarristico,un drone arricchito anche da synth “spaziali” sullo sfondo….

“Words are not enough” è uno strumentale molto interessante e ricco di sfumature (immaginate un mix tra i Metallica più riflessivi, a-la-Orion,i Rush più heavy e i Death più complessi: è solo un rimando indicativo per farvi capire la struttura insolita del pezzo); i Fatal sono in grande forma e lo dimostrano ulteriormente.

“Procession (under heavy rain)” è introdotta da una sorta di filastrocca dark, che poi diviene l’ossatura delle strofe: un brano dannatamente heavy e magico, con il cantato che segue la linea di un riff ombroso; man mano che il pezzo si evolve, tornano influenze progressive e perfino qualche rimando onirico (è una sorta di evoluzione del metal estremo,ma con la voce che rimane melodica ed orecchiabile,pur nella sua struttura “straniante”).

“Let my soul die” è un finale avvolgente,un brano dalla melodia vincente e ariosa che non rinuncia comunque alle stratificazioni e ad una certa complessità di fondo nella sua evoluzione;c’è però spazio anche per una ghost track,un trip sconvolgente affidato essenzialmente ad un synth visionario (non sfigurerebbe come colonna sonora di un horror,magari a sfondo surreale!) e che rivela una notevole inquietudine di fondo (con una voce che affiora qua e là in preda al terrore e-talvolta-alla nausea), ma anche una sottile ironia (componente cara ai Fatal,anche se non sempre così “dichiarata”).

Un ottimo esordio che dimostra come i Fatal siano una di quelle formazioni dalla mentalità aperta:partendo difatti da origini indubbiamente metal, essi evolvono la loro musica su sentieri niente affatto scontati e di difficile catalogazione, senza rinunciare però alla melodia e all’estrema cura negli arrangiamenti.

Seguiteli, è un ordine:anche perché quest’autoproduzione dimostra già una maturità compositiva non indifferente,oltre ad una bella dose di tecnica (attenzione, mai fredda però! Il “cuore” e un’attitudine “con le palle” prima di tutto!)….considerando che i Fatal sono una band giovane e sono già creativi adesso, non oso immaginare dove possano arrivare tra qualche tempo! Di sicuro molto lontano e sono altrettanto sicuro che la loro musica ci riserverà mille altre sorprese in futuro….intanto procuratevi e godetevi questo cd, che si eleva al di sopra di tante altre uscite odierne “heavy & co.” (anche  quelle ultra-blasonate!),per la sua originalità e forza comunicativa!

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