Se vogliamo percepire il declino inesorabile della musica in Italia, possiamo avere il massimo esempio in questa produzione che definire “hip hop” o “rap”, ma anche “pop” sarebbe alquanto spropositato per le categorie.
Stiamo parlando di Moreno, all’anagrafe Moreno Donadoni…ebbene si, adesso anche a Sanremo 2015!
Ci dispiace che grandi artisti del calibro di Fiorella Mannoia abbiano avuto il coraggio di duettare con certi “emergenti”, a mio avviso, assai poco meritevoli.
Che ci siano accordi economici? Questo non ci è dato saperlo…anche se Fiorella in persona sul suo profilo Facebook ha tenuto a precisare la sua collaborazione gratuita e noi rispettiamo totalmente la posizione di quest’artista che apprezziamo e abbiamo sempre apprezzato per la sua grandezza.
Una così alta presenza (al di là del brano) avrebbe beneficiato senz’altro altri emergenti più “bisognosi” e validi.
Attenzione, dobbiamo fare una piccola premessa: a questi livelli è ovvio che dal punto di vista tecnico ci siano dietro ineccepibili professionisti, che siano tecnici del suono, arrangiatori o sound designer. Ribadisco la grande cura nelle tessiture sonore che non è certo opera del nostro.
Tutto quello che è “confezione” è di assoluta qualità, come qualsiasi prodotto commerciale, è la “sostanza” che è il nulla.
Stiamo parlando di una sostanza creativa davvero imbarazzante e questa è la mia personalissima opinione che non può non essere rispettata, in quanto soggettiva.
Qui non si offende nessuno, si dà un giudizio personalissimo sulla percezione di opere che sono alla portata di tutti e che vengono valutate secondo il proprio gusto.
Partiamo dal timbro vocale che risulta estremamente irritante, per niente musicale ed adatto al genere: è come se un ragazzino si improvvisasse rapper dall’oggi al domani.
Se vogliamo parlare dei testi, è difficile produrre qualcosa di più banale e deprimente: “Son stato troppo buono, adesso vi suono al citofono: prova microfono, uno, due, tre”. Una faccina del tipo ” O____o ” ci sta davvero tutta. “Non me la meno e non mi fermo più”, persino Max Pezzali degli esordi era un grande poeta a confronto.
Se hai un’età maggiore di dodici anni e sei sano di mente, è difficile che riesci a godere ascoltando Moreno.
Canzoni come “Sapore D’estate” non possono non provocarti l’orticaria, dove un “Sa-sa-sapore di sale” è il culmine del conato, dove se Gino Paoli non fosse vivo e vegeto, si rivolterebbe nella tomba. Ma le collaborazioni non mancano, notiamo anche una collaborazione con Annalisa, altro prodotto dei talent. Questo cosa dimostra? Sono i contatti a creare un progetto e la sua forza, sono le pedate nel sedere che fanno arrivare in alto, la visibilità, è questo che spinge le cose. Il livello rispetto a Moreno è assolutamente più alto, in quanto a repertorio musicale che a livello vocale, Annalisa ha una grande tecnica vocale che non regge il confronto con questo “rapper” a cui non si riesce a dare una definizione. Anche esteticamente non convince, Paperino sarebbe più d’impatto. Continuano le collaborazioni, anche J-Ax ha osato: ora io non sono un suo fan, ma non siamo allo stesso livello, ancora una volta grande squilibrio e grande depressione musicale che porterebbe chiunque a sbattersi la testa al muro fino a sanguinare pur di togliersi quei suoni dalla mente. Abbiamo capito una cosa: quando ci sono le collaborazioni la qualità s’innalza (vedi con Antonio Maggio), ma il peggio del peggio di Moreno, l’abbiamo nel suo esordio. “Stecca” è il peggior disco che abbia mai (con fatica) ascoltato in tutta la mia vita. Sono invece proprio le collaborazioni a salvare un album come “Incredibile”. Con che coraggio si può dire: “Moreno è la novità”? L’hip hop è già di suo una non-novità, anche se a mio avviso si può sperimentare liberamente anche in questo genere. E questo è il primo brano “Novità”, dove mi viene in mente il detto: “chi si loda, s’imbroda”. “Da piccole cose si possono ottenere grandi cose”. Wow, neanche Seneca avrebbe osato così tanto. “Si chiude una porta, si apre un portone”, mettiamoci pure “Non ci son le mezze stagioni” e siamo a posto.
E dopo aver scomodato Gino Paoli, perché non scomodare i Ricchi e Poveri? “Che confusione, intorno a me…è quasi come dopo una bomba”.
Wow, che metafora, che immagine…dopo tre minuti e venti, stai meditando su come suicidarti.
Sto ascoltando il disco fino alla fine perché non mi va di parlare di quello che non conosco, ma vi giuro che sto soffrendo terribilmente: sento dolori fisici da tutte le parti.
“Stai attento a come vola il tempo”…Grande, maestoso.
Con “La distanza” abbiamo finalmente la voce di una gentil donzella che ci risolleva per qualche secondo da questo martirio cruento dei timpani.
Una cosa apprezzabile: cita il telefilm “Fringe”, ma non può essere un frammento di luce in un mare di buio a dare valore al progetto. Nona traccia del disco, duetto con Clementino, che su Spotify è segnato come “explicit”…perché dice “orgasmo” o “caga” ? Ah, ok.
Finalmente sta per finire questo strazio, ascoltiamo dunque “Sempre vero”…”Son sempre vero, non mi trovi a fare il fiero, sopra un suv nero”.
Mi sento male, parecchio, concludo questo articolo con grande sofferenza fisica e mentale. La mia resta una recensione assolutamente negativa, senza se e senza ma.
Caro pubblico italiano, facciamoci un esame di coscienza: è anche colpa nostra se siamo arrivati a questo punto.
L’Italia è piena di musica indipendente interessante che noi uccidiamo ogni giorno con la nostra indifferenza, spostando l’attenzione a programmi come “Amici di Maria De Filippi” o altri talent di bassa lega che non fanno che sfornare (non sempre, ma spesso e volentieri) più che discutibili personaggi usa e getta. E con questo ho chiuso, diffondete il verbo. A cura di Salvo Demo
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