VERDENA “Endkadenz vol.1 “ (Universal)
I Verdena sono da sempre una delle mie band italiane preferite: sono rimasto letteralmente folgorato dal gruppo fin dai tempi del loro esordio e dal primo live che ho visto loro (1999, a Terranova) ed ho continuato a seguirli con molto entusiasmo, passo dopo passo.
Premessa a parte, devo dire che questo nuovo tassello della loro discografia è un lavoro molto bello e affascinante, persino complesso (ma nel senso più positivo del termine):l ‘evoluzione costante dei Verdena non perde affatto colpi, anzi, la band non finisce mai di stupire ad ogni uscita.
Come avrete già capito dal titolo,”Enkadenz” avrà un seguito:come era successo per “Wow”, i nostri danno alle stampe un doppio lavoro, anche se in questo caso le uscite sono “separate”.
Addentriamoci insieme a questo bel lavoro che-manco a dirlo-è assolutamente imperdibile.
“Ho una fissa” apre il cd, ed è una ballata dall’arrangiamento “pieno”, in cui l’introspezione regna sovrana: il discorso già iniziato sul precedente doppio album, qui trova l’ideale proseguimento.
I testi sono ancora più scorrevoli che in passato e questo primo brano ne è la dimostrazione, in quanto le parole si sposano magnificamente con la melodia, che è accattivante e a tratti perfino riuscitamente tortuosa: è una visione quasi progressive, ma non mancano accenni psichedelici,anche se sotto una maggiore sensibilità “pop” (e c’è perfino un po’ di sperimentazione).
“Puzzle” arriva subito dopo ed è uno dei miei brani preferiti del disco:una melodia avvolgente che suggerisce riflessione malinconica (“Investirò/eh sì,che ho perso ogni merito”),tra West Coast e qualche spezia Beatlesiana; ma la seconda parte svela un’inquietudine maggiore,con frasi enigmatiche (“chiamami Nevruz/raccogli il mio seme”) e la band svolta su un tappeto oscuro,ma sempre dai tratti inconfondibili…..C’è un grande lavoro d’arrangiamento e di stratificazione di suoni in questa traccia,che è complessa, ma al tempo stesso scorrevole.
Più diretta “Un po’ esageri”, che è anche (non a caso) il primo singolo estratto:è un rock & roll vivace e abbastanza brioso, che rivela il lato più “solare” dei Verdena (anche se una certa introspezione di fondo non viene abbandonata del tutto nemmeno qua);una canzone irresistibile e accattivante che-ne son sicuro-sarà uno dei piatti forti dei prossimi live.
Il gusto per atmosfere catchy (ma assolutamente genuine e non calcolate!) si ritrova pure su “Sci desertico”: stavolta la band però svolta su insolite derive elettroniche (anche se la band non è del tutto nuova a certi riusciti esperimenti: se ben ricordate, in un vecchio loro EP c’era una traccia dalle cadenze electro chiamata “Parabellum”, anche se molto più sperimentale di questa), ma la melodia continua ad essere contagiosa e si piazza subito in testa; è una visione alternative-pop rock “non allineata”, vista secondo la sensibilità della band……Il connubio testo/musica è molto riuscito e-mi ripeto-davvero curato in ogni minimo dettaglio;le parole sono scorrevoli,anche se rimane intatta una certa propensione per le interpretazioni “multiple” (ovvero più chiavi di lettura per un testo,cosa questa molto cara da sempre ai Verdena).
“Nevischio” è un brano molto godibile,essenzialmente acustico (ma non mancano delle sporadiche venature elettriche) e dal mood folk rock :”non cambierò mai di stile/mi vedrai come adesso affondare/nel terreno che circonda il tuo viale” è la frase-chiave del brano (anche “senza fine non ci riesco a stare” suona un po’ come un manifesto!) e riassume anche il sound del brano,che rimane in bilico tra riusciti chiaroscuri…..E’ anche una delle canzoni più corte e “scorrevoli” del disco.
Con “Rilievo”,la band torna ad affrontare sentieri psichedelici,anche se in una maniera totalmente diversa rispetto al passato:è una traccia visionaria e molto “evoluta”,molto moderna e cangiante,in cui momenti pacati si trasformano lentamente in improvvisi “viaggi sonori” carichi di cupezza e sperimentazione sonora (torna anche un po’ di elettronica,ma molto tenue); una mini-suite imprevedibile e coraggiosa, che mostra un ulteriore lato inedito dei Verdena, che non hanno paura di rimettersi in gioco,reinventando sé stessi,pur rimanendo fedeli alla loro peculiare attitudine.
“Diluvio” è una ballata avvolgente e riflessiva (“su di noi non crescerò mai/tu resti in me/e come una cicatrice/che un brivido è già/come litio,babe”), una sorta di valzer caleidoscopico dai tratti stranianti;”Derek”,subito dopo, è uno sghembo rock & roll del futuro, saturo e moderno,dalla melodia avvolgente ed onirica e dal sound inconsueto.
Si torna ad un po’ di apparente pacatezza con “Vivere di conseguenza”:”apparente” perchè dietro una struttura di ballata, si cela un po’ di avvolgente spleen ed una nuova,sottile inquietudine,oltre ad un sound ricco di spunti e novità;anche questa è una visione quasi “progressive”,sempre però vista dall’ottica distorta e coloratissima della band….A tratti il brano è anche struggente (grazie alle settime maggiori del pianoforte e alla bellissima melodia),senza rinunciare ad una certa verve sperimentale (più “dosata”però rispetto ad altri episodi del disco).
“Alieni fra di noi” è un altro slow-tempo,ma stavolta carico di distorsione satura:non manca comunque la tensione emotiva sia nelle liriche che nella musica;anche in questo caso,la melodia è bellissima, a tratti perfino commovente (bella anche la ruvida chitarra sullo sfondo, che prosegue il discorso del cantato).
“Contro la ragione” prosegue il lavoro sulle melodie struggenti, con un’insolita tastiera dal sapore anni ’80 sullo sfondo nella prima parte;poi la canzone svolta su sentieri onirici e ipnotici,mentre le parole rivelano una certa amarezza (“in fondo anch’io sparirò, sarò invisibile come il polline/solo il blu si muove in me”); ”Inno del perdersi” è un cadenzatissimo brano dalla ritmica quasi stoner/doom, ma sempre molto avvolgente : le parole sono volutamente misteriose, potrebbe essere una canzone d’amore non convenzionale (che rifugge, appunto,tutte le caratteristiche tipiche di una canzone d’amore!) o, semplicemente, un invito a “perdersi” dentro sé stessi, come suggerisce il titolo stesso.
Il gran finale è anche il brano più lungo del disco,”Funeralus”: un sentimento di disillusa rilassatezza permea l’intera canzone, con le tastiere in primo piano (una caratteristica che accomuna anche altri brani) ed una batteria elettronica dal sapore “spaziale” che appare dal secondo minuto in poi; è un trip magmatico (con inquietanti reverse vocali nel finale) e dal fascino “cinematografico” (non sfigurerebbe, difatti, in una colonna sonora).
Insomma, di novità in questo disco ce ne sono parecchie: da certe venature elettroniche a certe distorsioni applicate non solo alla chitarra e al basso (ma anche alla voce),passando per l’uso inedito delle tastiere; i Verdena maturano album dopo album…Al tempo dell’uscita di “Wow”, avevo definito il doppio come il disco della maturità…ma qui la band si supera ulteriormente e notevolmente.
La capacità compositiva e la fantasia sono sempre state evidenti nei Verdena: oggi le stesse componenti, luccicano di nuovi colori e di nuova intensità…Come dicevo poc’anzi, l’attitudine a scoprire e a “viaggiare” dentro l’interiorità rimane fedele alle radici del gruppo, eppure c’è la volontà di andare “oltre”,di non ripetersi…..e la band, difatti, vince la scommessa, risultando ancora una volta “diversa”, non classificabile in un unico genere ed in grado di stupire sempre l’ascoltatore.
Se amate i Verdena e avete seguito con attenzione ed interesse il loro percorso,qui vi si aprirà un’ulteriore “porta dell’immaginazione”; se siete tra quelli che non hanno mai approfondito la band, forse questa è l’occasione giusta per farlo…Se siete tra i detrattori, chissà che questo disco non vi conquisti e non vi faccia cambiare idea…Di sicuro “Endkadenz vol.1” non è un disco facile, ma il bello sta proprio lì: è uno di quegli album che non può essere ascoltato distrattamente impegnati a fare altro; no, signori, ”Endkadenz” va fruito dalla prima all’ultima nota con estrema attenzione, perché ad ogni ascolto si trova in esso qualcosa in più; e ad ogni ascolto, cresce la sensazione di essere davanti ad un album monumentale, che lascerà sicuramente una traccia nella storia del rock italiano (e non solo)…….con buona pace di quei “criticoni” che vorrebbero sempre le solite cose da una band e che non perdono occasione di scatenarsi in risse via web (è una piccola considerazione personale: non ho capito, difatti, i criticoni che hanno “sminuito” quest’album a pochi giorni dalla sua uscita, criticandolo…Ho dei seri dubbi che l’abbiano ascoltato, ma questo a me interessa ben poco e credo anche alla band stessa, che andrà fiera e dritta per la sua strada, come sempre!)….
I Verdena si riconfermano come una delle più grandi realtà “italiane”: emozionano e continuano a creare musica interessante e di notevole spessore….Già questo volume primo è notevole ed insolito, chissà cosa ci prepareranno con il secondo atto…..
Consigliatissimo….Non perdete l’occasione di godere di quest’ottima musica.