Il vuoto elettrico….un nome che ha suscitato in me grande interesse fin dal primo “approccio”.
Eh sì, perché il nome di questa band bergamasca, formata da: Davide Armanini (chitarre), Fabio Pedrotti (chitarre),Paolo Topa (voce, theremin) Giuseppe Ventagliò (basso, synth), Walter Viola (batteria), evoca quello di un titolo di uno storico album che ho amato molto (e che continuo ad amare) di una band di culto che ho sempre venerato,i Six Minute War Madness…..Buttando il cd nel lettore,poi,mi sono accorto che il gruppo ha mantenuto la “promessa della premessa” (perdonate il bizzarro gioco di parole),dato che compone e suona un rock davvero valido e spigoloso,assolutamente personale e al tempo stesso “continuatore” di una certa “scena” (la produzione è affidata, guarda caso, a Fabio Magistrali)…
Un ottimo lavoro,questo “Virale”, un concept album sulla paura, vista sotto vari aspetti e “tradotta” in un sound graffiante e grintoso, ma sempre molto originale.
La title-track apre il disco ed è un’introduzione sperimentale, dalle sembianze onirico-psichedeliche e qualche scampolo noise; si prosegue poi con la scura “Il ruolo del perdono”, che mescola aggressività e momenti più riflessivi (ma sempre dalla ritmica tesa e nervosa), mentre le liriche affondano la lama sulla disillusione.
“Le lacrime di Dio” è un’altra canzone corrosiva  in cui l’introspezione si fa acida e violenta:è difatti un brano sulla follia,raccontata con spietata lucidità.
“Arianna tace” parla di incomunicabilità (la protagonista smette di parlare,dopo una cocente delusione), sulle note di un sound darkeggiante e riflessivo, sottilmente psichedelico a tratti, più aggressivo man mano che il pezzo si evolve; “Cibolesbico” è un brano affascinante , che gioca in maniera ferale sulla sfera sessuale (è la storia di una ragazza che sente la sua sessualità minacciata da una donna matura in fase di pesanti avances): e la crudezza delle parole si sposa magnificamente ad un sound spigoloso,a tratti velenoso e graffiante come la stessa voce.
Il viaggio sulle mille sfaccettature diverse della paura continua su “Asso di spade”, un’inquietante reading (dal tappeto noise) su un atleta paralizzato dopo una dose di una droga letale per l’organismo, usata come cura della schiena; il “Non controllo” sul fisico viene analizzato in maniera differente anche su “Sabato d’inverno”, puro rock al vetriolo con qualche dissonanza di contorno,in cui ipocondrìa e disturbi digestivi si mescolano per un mix che ferisce e dilania l’animo, senza possibilità di sconti.
“Il tuo ego, il mio crollo” è una delle canzoni più sincere che abbia mai ascoltato e anche una delle più spietate: il testo,difatti, riflette su illusorie certezze di una vita di coppia; il sound continua ad essere affilato e preciso, sulle note di un alternative rock destrutturato e abrasivo.
“Labirinto di cani” tenendo fede al titolo, è un brano vertiginoso,a spirale, che ha come tema la fuga: inutile dire che l’ansia pervade tutto il brano e viene tradotta musicalmente (e liricamente) in maniera geniale, alternando momenti pacati ma inquietanti (che suonano un po’ come la pace prima della tempesta) ad improvvise esplosioni di rabbia.
“Emilia paranoica” non ha bisogno di presentazioni,essendo un’interessante rielaborazione del classico targato CCCP fedeli alla linea: i nostri ne danno un’interpretazione “pungente” (per citare lo stesso brano) e personalissima,carica di noise e ritmiche ficcanti.
“Jean” è il finale: dopo un’introduzione dagli inquietanti reverse psichedelici, il brano si tramuta in una sequenza post grunge che mescola strofe più orecchabili (e quasi punk) a ritornelli più rumorosi e grezzi; ma,rispetto ad altri episodi più cupi,qui c’è un barlume di positività…e non è forse un caso che sia messa come “chiusura”, questa incredibile canzone. Un ottimo album per una band che ha davvero qualcosa da dire (e o fa splendidamente!) con grinta da vendere,ma “con una causa”: se siete rimasti orfani di un certo tipo di sonorità (la scena a cui mi riferivo nel’introduzione), questo è il disco per voi; ma è un lavoro di sicuro interesse anche per altri motivi.
Il vuoto elettrico, difatti, dimostra che si può fare del sano e aggressivo rock in italiano con passionale originalità e con una personalità vertiginosa che straborda da ogni solco di questo cd.
Davvero eccelente, ragazzi: uno dei migliori dischi italiani degli ultimi anni (e anche uno dei più onesti, proprio perché si spinge al limite, là dove altri-guarda caso mi riallaccio al concept del disco-hanno PAURA di osare; il vuoto elettrico ,invece, non ha certo di questi problemi!), provare per credere!!!!!!

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