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Benvenuti nell’universo indie italiano più riconoscibile: un genere che fugge dai generi, ma che ha assunto tratti distintivi inconfondibili.
La voce di Pietro Giammattei è cantautorale, narrativa, espressiva.
Il timbro ricorda un misto tra Giovanni Truppi, Verdena, Smashing Pumpkins, Rino Gaetano, Appino.
Rispetto, riverenza e citazionismo del cantautorato italiano dei decenni passati; si cita Dalla a piene mani in “Riflessioni dei Trent’anni” senza lontanamente cadere in nessun manierismo.
Le sonorità sono vagamente quelle de “Lo stato sociale”, i “Cani”, gli “Artist Monkey”, i “Zen Circus”.
Interessante linea ritmica in “Nel Paese di Pinocchio” , una batteria suonata come dei tamburi tribali, ma in maniera assai leggiadra, piacevole intreccio di chitarre, dislocate con un pan speculare.
L’incostanza Vol II ha un intro di pianoforte effettato, ogni tanto il cambio timbrico negli arrangiamenti mantiene viva l’attenzione dell’ascoltatore.
La struttura armonica è particolare, un ultimo brano che chiude il disco in grande atmosfera, con tanto di voce soffusa e testi che vagheggiano su “dischi vintage”.
Proseguiamo l’ascolto “random” e dall’ultima, saltiamo alla traccia numero quattro, “Amore Blu” , brano tra tema sociale, adolescenza e amore sognante.
E non si smentisce l’ascoltabilissimo indie-rock, progetto nato tra le quattro mura di casa, partorito nelle cene tra amici, rispolverando vecchio materiale compositivo, il tutto a partire dal 2011, gruppo di Pisa grazie al sodalizio negli anni successivi con Ornella Varvaro al basso elettrico, Riccardo DiPaola alla batteria e il cantante Pietro che si occupa anche delle parti di chitarra, degli arrangiamenti, dei testi.
E continua a non perdere colpi l’ambiente sonoro creato con “La pace dei sensi”, “Il terrore”, “Te stesso”.
Chitarra vagamente funkeggiante in “Verde Mare“, ma senza rinnegare il progetto di fondo.
Cantato avvolgente e il sound soffuso, che non manca di picchi energici.
Nel complesso, l’album risulta ascoltabile con tanti spunti piacevoli (l’ultima traccia soprattutto) , anche se non spicca per grande originalità, risultando essere molto in linea con i canoni più tipici dell’indie, sia dal punto di vista esecutivo, timbrico, compositivo e soprattutto dei testi.