An Electronic Hero è lo pseudonimo di Federico Foria, un giovanissimo ragazzo del 1989, di Pomigliano D’Arco (Campania), ascoltiamo questo “An Electronic Sphere”, Ep.
Non è un musicista di professione, ma un ingegnere civile : anche i suoi studi sono stati concentrati prevalentemente su tutt’altro che la musica.
Dalla prima traccia, Little Planet ci appare un po’ deludente, sia per i suoni usati, per lo schema compositivo molto ripetitivo e per uno stile che non è né carne, né pesce.
Non è ambient, non è dance, non è techno, ma non è nemmeno qualcosa che si possa identificare in uno stile unitario, come ad esempio la musica di Jan Michelle Jarre.
E’ un misto di certa musica anni ’90, ma annegata di synth e pad, con qualche loop “random” senza una necessaria collocazione compositiva giustificabile.
Con Asteroid ci catapultiamo in un sound inspiegabilmente anni ’70, dove un sassofono più che inautentico apre il brano e proseguono synth isolati che dialogano da un canale all’altro.
Non me ne voglia l’autore, ma io continuo a non trovare spessore compositivo o qualche idea di rilievo, non riesco ad individuare un suono pieno e soddisfacente.
Aggiungiamoci la ripetitività che non è funzionale, ma porta inevitabilmente alla noia.
Oxygen è un bel titolo, questo mi piace, ricorda anche una nota marca di strumenti musicali. Procediamo con l’ascolto, impostazione del brano enfatica, ma mix un po’ confusionario e povero di armoniche brillanti.
Continuo ad annoiarmi, ma non premo “stop”, continuo ad ascoltare la traccia con pazienza.
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Per la ripetitività/faziosità di alcuni giri armonici, potremmo avvicinarci ad alcune soluzioni compositive alla Ludovico Einaudi, ma condite di totale elettronica.
E’ la volta di Sun dove un’interessante voce femminile ( di Mariassunta Cavaliere ) distorta apre il brano, il tutto è invaso di suoni elettronici che (volutamente?) confondono il tutto.
E poi ripartono quei synth anni 90 portati all’estremo e arpeggiatori automatici come se piovesse.
Questa traccia ha un minimo di personalità in più rispetto agli altri brani, ma le scelte sonore continuano a non piacermi per la loro organizzazione. De gustibus non disputandum est.
Passiamo all’ultima traccia “Moon” dove un’inspiegabile fisarmonica sintetizzata apre il brano e nel mezzo si fanno strada dissonanze (volute?) che si intrecciano senza (voluta?) apparente logica; a metà del brano continua il non-sense (voluto?) con dei synth di pessima fattura (almeno per le mie orecchie!).
Ricordiamo che la percezione sonora è assolutamente soggettiva, ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni nell’ascolto, non si offende nessuno.
Una recensione è una personalissima opinione su un ascolto accurato effettuato.
Ciò non toglie che il nostro autore possa produrre materiale di maggiore qualità negli anni a venire. Continuo ad annoiarmi terribilmente (nonostante sia un amante del genere!) tra ghirigori di synth e pad vari che si inseguono senza nessuna funzionalità, ma con tenacia porto a compimento il tutto.
Riconfermo la mia personalissima opinione: progetto eccessivamente sopravvalutato (visualizzazioni esagerate e critica fin troppo favorevole per la reale sostanza del progetto), curato solo nella forma (presentazioni grafiche, logo, pubblicità, ecc) scadente dal punto di vista non solo compositivo (poca carne al fuoco!), ma soprattutto audio (mastering inesistente e sostanza sonora più che spenta!), suoni estremamente poveri / dozzinali / troppo aleatori, mix spesso confusi e mal organizzati, frutto probabilmente di inesperienza; non equiparabile lontanamente a un prodotto musicale reperibile sul mercato.
Voto: 3/10
A cura di Salvo Demo