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Se non avete mai ascoltato prima gli Alba Caduca non rimarrete certo indifferenti alla voce di Massimo Dubini.

Di per sé agli Alba Caduca non manca davvero niente per essere “Uomini Nuovi” del rock italiano, eppure per quanto l’ascolto sia godibilissimo manca quel tanto che basta per distinguersi, la spinta finale, quel tocco che fa la differenza.

Brani come “No man’s land” e “Aniel” sembrano poter spiccare il volo, trascinando in qualche modo il resto dell’album, ma è un peso troppo gravoso per arrivare a convincere.

Un vero peccato restare imprigionati in sonorità che non hanno davvero niente in meno di quelle di gruppi ben più famosi, ma ancora prive di un tratto distinguibile e definito. 

Per loro stessa ammissione “ci hanno provato e ci riproveranno” e noi aspetteremo perché ne vale sicuramente la pena.

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