copertina

Noil è un ipnotico intro dalla durata poco inferiore ai due minuti che ha dell’esoterico, tra l’etnico e l’ancestrale.
Thin comincia ad introdurci a un discorso rock psichedelico con delle atmosfere estremamente dilatate, infatti abbiamo una nota di chitarra che non finisce mai con un ritmo cadenzato, lento e angosciante.
Poche note gravi di fiati che all’inizio dell’album è come se invece se segnassero una fine ormai prossima.
Ma la vera esplosione del pezzo, l’abbiamo intorno ai due minuti e mezzo dove le atmosfere si fanno potenti ed è un piacere lasciarsi travolgere da tanto nichilismo musicale.
Dopo l’esplosione si fa subdola e strisciante la parte di chitarra che prevede un solo minimale quanto macabro, ma non mancano i divertimenti ritmici in maniera alternata e l’uso ben calibrato di elettronica vintage.
October Pale prosegue il discorso psichedelico, tuttavia mantenendosi su toni più leggeri, a tratti ariosi.
Tutto è rigorosamente strumentale e riesce a tenere l’ascoltatore, quasi in una estraniante cavalcata affogata in chitarre “sporcate” da ricche quantità di delay lisergico.
Reed ha senz’altro una bella struttura che ci avvicina al prog, dove quasi ci scontriamo verso l’atonalità, ritmiche sbilenche e cambi di tempo interessanti.
Beh, che dire, quando mi hanno detto: “ascolta questa band, ti farà impazzire”, ho detto…sì, come no, sarà la solita solfa. E invece ce n’è di sostanza.
Battiamolo il piede, scuotiamo la testa avanti e indietro, muoviamolo il culo in oltre cinque minuti di bontà.
Blue Honey è una strana commistione tra funky blues e soundtrack da film porno anni Settanta.
C’è sperimentazione e libertà in questo progetto, si sente che è un gruppo affiatato e creativamente valido.
I glissati al pianoforte quando meno te l’aspetti appaiono esilaranti e condiscono “l’impasto” dove gli inserti atonali non mancano, tra dialoghi speculari tra chitarre, synth, batteria.
Qui qualche volta si sconfina nella fusion, non è mica il solito gruppetto che mette due note in croce e gioca a fare il “ricercato”, qui c’è gusto, tecnica, competenza, sincerità d’intenzioni, divertimento.
StaC è un brano bizzarro quanto il suo titolo, curioso, ossessivo, compulsivo e le chitarre sono più corpose e credibili che mai, tutto suona molto fluido e compatto in mix riuscitissimo.
Lamps Like An African Sun è un brano puramente ambient / noise , un outro che si abbina perfettamente all’intro che ci ha introdotti a questo album.
Sicuramente gli Atom Made Earth scriveranno qualche buon capito nel grande libro della musica indipendente, un grosso in bocca al lupo da Audiofollia.

ATOM MADE EARTH: “Morning Glory

Gli Atom Made Earth sono un quartetto strumentale di Castelfidardo, provincia di Ancona.
Il loro secondo album si intitola “Morning Glory” ed ha una copertina pazzesca realizzata dall’artista

argentino Hernàn Chavar.

Musicalmente parlando, partono dal prog e lo contaminano con il post-rock, l’ambient, il doom e la psichedelia. A volte sembra quasi di ascoltare una versione dei Mogwai con il baffo e i pantaloni a zampa, o i Pink Floyd di “Dark Side of the Moon” musicati da Dario Argento.

Gli Atom Made Earth si sono avvalsi del supporto del guru dello stoner italiano Gianni Manariti in sede di registrazione, mentre il mastering è stato affidato a James Plotkin, ex leader dei Khanate e leggenda del drone-doom americano.

Gli Atom Made Earth sono Daniele, Nicolò, Testa e Lorenzo.
Gli Atom Made Earth sono il nome nuovo su cui puntare in casa Red Sound Records.

INFO
USCITA: 7 Gennaio 2016
PROVENIENZA: Castelfidardo (Ancona)
GENERE: Psychedelic Rock / Post Rock / Progressive / Ambient LABEL: Red Sound Records
FACEBOOK: https://www.facebook.com/AtomMadeEarth/

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