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A cura di Giovanni Graziano Manca

Autoprodotto.

Peccato che questa breve raccolta di canzoni non vada oltre la quarta

traccia: avremmo gradito la presenza di qualche altro brano a conferma

del talento di Lavinia Siardi, friulana, residente a Milano, giovanissima

cantante, autrice e musicista con un interessante passato professionale-

artistico. Il contenuto del disco che abbiamo ascoltato è troppo esiguo

(solo quattro tracce, appunto, di cristallina intensità e di confortante

intimismo, per la durata totale di circa quindici minuti), perché possano

essere espressi giudizi definitivi sulla bontà dell’ultimo progetto musicale

dell’artista in questione. Ma tant’è. Un incrocio tra il dream pop e il nu

gaze, si sostiene a proposito del possibile filone musicale cui potrebbero

essere ascritte queste splendide canzoni. Piuttosto che inseguire

definizioni che in fin dei conti, almeno per chi scrive, hanno poco

significato, molto più semplicemente, invece, si afferma che

concretamente siamo in presenza di un tentativo particolarmente riuscito

di recuperare certe sonorità folk e certi stilemi cantautorali femminili

anglofoni che veramente, qualche decennio fa, ci hanno fatto sognare.

Nico e Carole King, Joni Mitchell, Edie Brickell e Tanita Tikaram e

certamente altre voci, musiche e sensibilità fanno parte del bagaglio di

ascolti e influenze ricevute e metabolizzate fino in fondo da Siardi, titolare

della iniziativa solistica che prende in nome di Flamingo. Flamingo è

anche il titolo dell’EP uscito il 04 Marzo u.s.. Tra i solchi le chitarre

elettriche e quelle acustiche si alternano colorando intrecci sonori che

catturano e rilassano; le parole, d’altro canto, giocano, in un

accostamento che appare davvero congeniale al tipo di suono ricercato

dall’autrice, intorno alle introspezioni quotidiane di Lavinia. Il tutto, poi,

declina verso suggestioni che generalmente, in qualche modo, appaiono

malinconiche e nostalgiche.

“Ho pensato molto, racconta Siardi a proposito della genesi degli

intimistici testi delle canzoni, ai rapporti che intercorrono tra le persone

della mia generazione, e ho cercato di parlarne nel modo più sincero che

riuscissi a trovare. Nell’EP parlo molto della paura, del dolore,

dell’autopreservazione, e provo a riflettere su come questi elementi

possano interagire con il desiderio di mettere in gioco la propria

vulnerabilità, lasciando spazio alla tenerezza e alla condivisione.”

Il vero e proprio gioiello del disco è costituito dalla quarta traccia dell’Ep,

Animals. Il brano si giova della collaborazione vocale (una voce di sapore

vagamente celtico, la sua) di Federico Pagani.

TRACKLIST

1. Chances

2. Goodnight, Far Away

3. Bergen

4. Animals

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