Cari amici di Audiofollia, gustatevi questa intervista dove i Del Norte hanno risposto ironicamente a tono, punto per punto, ma allo stesso tempo ci hanno fornito tante informazioni aggiuntive molto interessanti.
1- Ciao a tutti i componenti del gruppo. Iniziamo con lo spiegare il perché e il percome di “Del Norte”.
Il problema di trovare un nome è emerso qualche mese dopo aver iniziato a suonare insieme. In una chat
comune abbiamo iniziato a spararne di ogni tipo, dai più banali ai più ricercati ma senza successo; non veniva
fuori niente che ci convincesse a pieno. Ci siamo letteralmente ridotti a cercare nomi evocativi da ogni parte e
siamo finiti sul campo geografico: proprio lì è spuntato il nome di una contea californiana dal suono
vagamente spanglish, piuttosto elegante ma non troppo impegnato. Ammettiamo che Del Norte non è stato
confermato subito, abbiamo provato a cercare ancora ma niente che ci convincesse più di questo. Detto
questo Del Norte non ha nessun significato preciso, solo un bel suono.
2- Come vi organizzate per trovare date e come si svolgono di solito i vostri concerti?
Raccontate qualche aneddoto che riguarda tanto voi, quanto fans o gestori dei locali.
Non abbiamo metodi particolari per trovare date. Come fanno in tanti chiediamo ad amici e conoscenti in
giro per l’Italia se hanno un bel posto da consigliare. Tendenzialmente sul palco suoniamo tutti i pezzi di
fila con pause molto brevi e pochissime parole (spesso non annunciamo neanche i titoli) e quindi viene
un live intenso, forte e veloce. In generale siamo sempre messi a dura prova dal traffico, permessi ztl e
Gianluca che puntualmente si sfacia, non smonta la batteria e fa perdere un sacco di tempo.
3- Domanda vagamente off topic: Gabbani: parente del famoso, attuale vincitore del
Festival?
In realtà Gabbani ha rubato il cognome a Gianfranco e la canzone Occidentali’s Karma: la nostra versione
del brano era praticamente identica ma con una bella dose di BIG MUFF in più. I vincitori morali di questo
Festival siamo noi, mica la Mannoia.
Scherzi a parte nessun grando di parentela. Sapevamo che da questa edizione di Sanremo quel cognome ci
avrebbe perseguitato.
4- La vostra musica va ascoltata a volume altissimo: ritenete corretta come
affermazione? Se sì, perché.
Bisogna assolutamente ascoltarci a volumi alti! A volumi bassi non si avverte quella pacca che ti spettina e
non si colgono tutti i particolari che potrebbero confondersi con i suoni saturi.
In realtà in fase di mastering abbiamo scelto di non dare troppo volume per poter appunto alzare a palla e
ascoltare tutto senza fastidio, quindi è scientificamente provato e brevettato!
5- Per gli ignorantoni in inglese, i vostri testi di cosa trattano?
Tutti i testi parlano sempre in senso lato di situazioni e sensazioni che rimandano più o meno agli stessi
concetti: la disillusione dei 30 anni, la noia della provincia, l’accettazione della routine giornaliera che
vince mentre noi perdiamo. Tutto questo sempre in chiave sicuramente ironica, mai esplicita o diretta,
proprio perché tutto gira intorno al non prendersi mai troppo sul serio. Anche se ci sono pezzi più tristi e
deprimenti, come Faceless e On The Basement, la lettura rimane sempre quella, e spesso forziamo il
concetto portandola all’estremo con testi volutamente molto più scherzosi e idioti come Pa Pa Pa.
6- Pa pa pa, parlateci di questo brano.
Questo è il primo brano che è stato scritto da che Gianluca si è unito a noi alla batteria. Come tanti dei
nostri pezzi nasce da una bozza portata alle prove da Gianfranco: questa in particolare filava liscio che
era un piacere e, nonostante non ci fosse chiaramente ancora un testo, era già presente quel “Pa Pa Pa”
sullo stacco. Un pezzo così allegro è veramente difficile da gestire, abbiamo quindi deciso di dedicare il
testo a quelle prime cotte adolescenziali e renderlo più infantile e ingenuo possibile, proprio come
quando sei quindicenne. Si può dire che è il pezzo che chiude la nostra prima fase, infatti di li a breve
avremmo tirato fuori Faceless e Oldboy, che sono molto diversi dai primi pezzi e dicono tanto su come
stiamo diventando.
7- Vogliamo sapere di più sulla copertina del disco: su chi ci ha lavorato e come,
significato.
Cercavamo qualcosa di coerente con il nostro stile e che potesse evocare in qualche modo gli anni
novanta. Ci siamo imbattuti nei lavori di Vincenzo, nostro concittadino, e siamo subito entrati in fissa! Era
proprio come ce lo immaginavamo. Avevamo già scelto il titolo “Teenage Mutant Ninja Failures” e gli
abbiamo chiesto di creare questo mutante nella maniera che preferiva: ne è venuto fuori uno di quei
personaggi che non stonerebbe in uno scatch di Sick Sad World di Daria, a dir poco perfetto. Abbiamo
mantenuto giusto l’alpaca perché compariva nel nostro primissimo logo e ormai siamo affezionati. Poi è
stato assemblato da Gianfranco che è del mestiere. Il leggerissimo effetto 3D che si intravede vi
assicuriamo che dal vivo funziona!
8- Tre componenti del gruppo: vogliamo sapere la vostra vita privata, cosa fate oltre
la musica.
Nella vita privata solo cose molto noiose: il chitarrista si divide fra grafica e bancone del bar, al basso un
impiegato e alla batteria uno spirito libero in divenire alla continua ricerca del suo essere.
9- Il colpo di tosse come intro in “Chun Li” ha un significato particolare?
In principio era stato volutamente registrato in studio un bel colpo di tosse (da terza età) per aprire Old
Boy. Durante il mix ci siamo invece accorti che era già presente all’inizio di Chun Li, ed era molto più
spontaneo essendo appunto fatto per schiarirsi la voce prima di registrare. Una volta messo a tempo ci
siamo accorti che sarebbe stato un introduzione perfetta per aprire l’EP e abbiamo deciso di tenere solo
questo.
10- Gianluca Fucci, ascoltando il disco, abbiamo notato che picchi, picchi, picchi
come se non ci fosse un domani, con grande bravura ed energia: dì la verità, quante
bacchette hai spezzato in vita tua?
Ma quali bacchette? Si suona solo con le spazzole come i veri batteristi “giàssssss”.