Nell’Antica Grecia, Medusa era una figura mitologica dotata di una bellezza straordinaria e in grado di tramutare in pietra gli sventurati che la guardavano.
Medusa, l’ultimo lavoro della rock band sarda Il Giardino, è una riflessione sulle dipendenze che ci rendono schiavi ogni giorno, dallo standard di bellezza veicolato dai media tradizionali e dai social, fino all’ossessione per il “giudizio facile” e per la condivisione della nostra vita, tutte cose che ci rendono delle vere e proprie Bambole di carta. Sulla copertina dell’album domina sempre lei, una Medusa dipinta ad acquerello da Emanuela Schirone, dai colori freddi e glaciali, proprio come la pietra in cui il mostro tramuta le sue prede.
“Siamo bambole di carta/vestite di opinioni”
Viviamo in un mondo fatto di apparenze e siamo noi stessi apparenza, quando ci ostiniamo a creare una vita di schemi, fatta per compiacere gli altri.
Il disco è attraversato da sonorità che richiamano il rock italiano degli anni Novanta: in Medusa è però il sintetizzatore a dominare, insieme alla voce di Alberto Atzori, autore tra l’altro sia delle musiche che dei testi. Dopo l’uscita del primo singolo Non fare il punk!, è online da qualche settimana anche Medusa, il brano che dà il titolo all’album, accompagnato da un videoclip diretto da Massimo Pittau: dallo sguardo seducente della protagonista, capiamo che è lei stessa una Medusa pronta a sedurre e pietrificare tutti gli uomini che vuole.
Tra i brani più travolgenti,Bel rumore è un pezzo che riflette i dubbi che assalgono chi si immerge in una nuova storia d’amore, la paura che invade quando non ci si sente abbastanza forti per un’impresa totalizzante come innamorarsi, ma anche la paura spazzata via dal bel rumore che fa la presenza dell’altro nella stessa stanza. Degno di nota anche Vaniglia, un urlo di rabbia e disperazione. “Freddo e vaniglia è quel che ho”, canta Atzori, ed è ciò che resta di un amore perduto, ovvero una sensazione percepibile al tatto e un profumo dolciastro, tipicamente femminile. Del resto, i ricordi tendono a svanire senza degli elementi sensibili a tenerli vivi, e cosa sono i ricordi se non una dipendenza?
Sarah Colautti
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