A cura di Mario Mutti

Hai iniziato la tua carriera di cantautrice indipendente rilasciando un EP con diverse influenze,
quali sono gli ascolti che ti hanno portato a questo mix?
Ogni canzone dell’EP è un mix di ascolti.
Ad esempio la prima traccia pubblicata Sapere che anche se è la rielaborazione di una delle prime
canzoni di quando ho iniziato i miei primi passi sulle note.
Un dettaglio che ho voluto inserire a tutti costi è stato il suono di un vetro in frantumi, perchè il mio
obiettivo principale, nel mix che volevo ricreare, era di riprodurre in musica l’emozione chiave del testo
della canzone.
Se dovessi selezionare fra gli ascolti, i due brani preferiti che hanno influenzato la canzone sarebbero
Apologize dei OneRepublic, dove ho adorato anche il sound di Timbaland e Sunburn dei Muse, eppure
non c’entra un cazzo.
Mi scuso con chi legge per il francesismo, ma sono una colorista, uso un linguaggio colorito.
Quando scrivi una canzone, per te nasce prima la melodia oppure il testo?
Bella domanda.
La prospettiva è soggettiva quando ci si approccia nella scrittura di una canzone.
Io non mi schiero da nessuna delle due parti.
Da qualsiasi livello di competenza nella scrittura tu parti, da qualsiasi parte preferisci iniziare, l’importante
è partire.
Nel corso del tempo è cambiato il tuo modo di scrivere?
Assolutamente sì e per fortuna direi! (ride)
Qual è la differenza fra i primi brani e quelli nuovi?
Non so se definire i miei primi brani più innocenti oppure ingenui.
Mi sono censurata abbastanza, mentre ora non ho più voglia di nascondermi.
Per questo i nuovi brani avranno sicuramente un tocco più nudo.
Nel nuovo album ‘Fare la brava non serve a un cazzo’ saranno quelli di un’anticonformista asocial senza
filtri.
Di cosa parlano i tuoi testi, sono autobiografici?
Tanti, ma non tutti.
Ci sono canzoni dove racconto esperienze molto personali, mentre altre sono tratte da esperienze
esterne.
Il singolo rilasciato nel 2017 ‘Scarpe Rosse contro la violenza sulle donne’ racconta la violenza verbale
che molte donne come me ricevono camminando semplicemente per strada.
Bellezza vieni a farci compagnia?

Non si tratta di un complimento ingenuo dettato da un gruppo di ragazzini, se sono le 23.30 di sera e tu
stai tornando a casa da sola.
Si tratta di una molestia, che ci mette paura.
Alcune parti che seguono il testo della canzone invece sono frutto di ricerca per sensibilizzare
l’argomento della violenza sulle donne, che fortunatamente per me, non sono tratti da un’esperienza
personale.
Sei promotrice dell’iniziativa Scarpe Rosse, di cosa si tratta?
L’idea ‘Zapatos Rojos’ nasce da un’artista messicana che racconta il femminicidio nel 2009 a Ciudad

Juaréz attraverso un’invasione di calzature rosse.
Qui nasce il termine femminicidio, perchè dal 1993 le donne vengono rapite, stuprate e uccise senza
alcuna conseguenza punitiva nei confronti degli assassini.
Le scarpe rosse vengono scelte in rappresentanza di una femminilità vivace, che ogni donna ha voluto
eprimere liberamente senza costrizioni e che per questo viene uccisa.
Scarpe Rosse sono il simbolo del femminicidio, la protesta di chi non vuole far finta di non vedere.
Hai in lavorazione un album con nuovi inediti, come saranno queste nuove canzoni?
Come già anticipato, sarà un album incensurato, senza filtri.
A questo verranno affiancate diverse tematiche, dalle più commerciali alle più introspettive.
Parlando di intro, la canzone di introduzione dell’album è Intro-versione.
L’introversione è un orientamento della personalità che porta la persona a interrogarsi ripetutamente
sulle complessità nascoste dietro alle apparenze, interferendo all’adattamento dell’individuo al mondo
come si presenta.
Per mettere in parole semplici, gli introversi corrispondono a coloro che si fanno mille seghe mentali.
Gli introversi essendo una minoranza nello stato odierno scolastico, spesso finiscono nel brutto mirino
del bullismo, ma questo non significa che essere introversi abbia riscontri solo negativi.
Per il rilascio del nuovo album, cercherai una distribuzione ufficiale o gestirai autonomamente il
nuovo lavoro?
Non mi precludo nulla.
Parto come cantautrice indipendente, perchè è importante essere i primi a credere fermamente nel
progetto che si vuole costruire.
Sarei lusingata di trovare una persona che creda nel mio progetto, a patto che non si scenda a
compromessi che vadano a violare i miei valori.
Non sono per il successo ad ogni costo, sono devota alla musica, ma non sono pronta a scommettere la
mia integrità e la mia dignità.
Mi spiego meglio.
Sono disposta a collaborare con un’etichetta che creda che la musica possa portare un valore aggiunto
nella vita di un ascoltatore, piuttosto che diventare l’ennesimo prodotto da vetrina ben impacchettato che
avrà i suoi quindici minuti di gloria.
A questo punto, preferirei rimanere sconosciuta agli occhi dei media, piuttosto che all’immagine riflessa
nel mio specchio.
Nel tuo repertorio proponi inediti e cover, prevedi di mettere su una band?
Tutto è possibile.
Riuscissi a trovare altri componenti con la voglia di buttarsi, senza paura di cadere.
Cadere e fallire fa parte del gioco, è il modo in cui impari dagli errori che fa la differenza.
Al giorno d’oggi aimé conosco persone con grande talento che hanno così paura di perdere a questo
gioco che preferiscono non partecipare nemmeno.
In questo modo si perdono la parte più bella. Divertirsi.
Ultimamente hai rilasciato il tuo primo libro dedicato agli artisti emergenti, sarà disponibile solo
in formato e-book oppure lo troveremo in libreria?
Pensa in grande come una casa discografica il libro dedicato agli artisti emergenti è il frutto di una
ricerca personale.

Ero alla ricerca di una guida che potesse migliorare la mia crescita nel mondo musicale, così ho raccolto
le mie esperienze e le ho messe a disposizione.
Ho cercato di renderlo più semplice possibile, suddividendo il libro per capitoli che trattano diversi
argomenti utili per gli artisti emergenti fra cui teoria musicale, marketing, motivazione, piccole basi di
educazione finanziaria.
Per rendere la cosa più semplice a chi volesse documentarsi solo su alcuni degli argomenti, è
disponibile ogni capitolo singolo al prezzo di un caffè.
Si dice che sbagliando si impara, ma la vita è troppo breve per commettere così tanti errori, tanto vale
imparare da quelli degli altri.
Con questa filosofia spero di poter offrire un vero contributo, a chi vuole iniziare un percorso
professionale.
Mi auguro che presto sia disponibile una versione cartacea, per chi come me è affezionato al libro
stampato.
Quale sarebbe la domanda che in un’intervista non ti è mai stata fatta e quale quella che vorresti
non ti facessero mai?
Come stai?
Ti sembrerà banale ma credo che non mi sia mai stata fatta e se fosse proprio poche volte.
Specialmente quando si tratta di interviste radiofoniche, si parte a raffica con domande di promozione su
gruppi preferiti, eventi, canzoni e concerti.
Dando per scontato che la persona che mi sta ascoltando presterà attenzione per una sequenza
riprodotta per tutti i soggetti intervistati.
Secondo me l’ascoltatore medio in realtà pensa ‘Chi cazzo è questa?’
Ma resta solo una mia opinione.
Come stai è una domanda aperta che, a mio avviso, può mettere nelle condizioni l’artista di esprimersi e
farsi conoscere personalmente ricordando che esiste anche un lato umano.
La domanda che non vorrei che mi facessero è..
Lo faresti un duetto con Gigi d’Alessio?
Detta questa, ti ringrazio per la disponibilità Mario è stato un grande piacere, ma lascio la risposta a voi
del sito!

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