A PEZZI”a pezzi (autopr.)”

Oggi vi parlerò di un’interessantissima band proveniente dalla mia città,Arezzo.

La band in questione è un trio tutto da seguire attivo dal 2012,e nonostante questo sia il loro”esordio”,i componenti del gruppo hanno già avuto delle notevoli esperienze singolarmente che,sommate insieme,sono andate a formare il loro particolare sound.

Le cose che hanno da dire gli”A pezzi”sono davvero molte;e,di rimbalzo,anche le cose che abbiamo da dire noi sul loro progetto sono altrettante….ma procediamo per gradi.

Innanzitutto,presentiamo la line-up.

Il gruppo è formato da:Enrico Zoi(chitarra,voce,nonchè principale compositore dei brani),Luca”Roccia”Baldini(basso,voce,tastiere,produzione artistica)e Stefano Albiani(batteria).

I più attenti”follower”dell’underground aretino ricorderanno senz’altro che Enrico ha fatto parte di una delle migliori band della nostra scena”recente”e locale,i Quarta Deriva(con cui ho avuto il piacere e l’onore di dividere il palco in svariate occasioni….ma questi sono dettagli personali che a voi probabilmente non interessano)e in seguito dei Dottori della Peste ed altri progetti notevoli;Luca Baldini detto “Il roccia”è sicuramente il nome più noto del trio,essendo da molti anni il bassista di Paolo Benvegnù(all’occasione anche polistrumentista versatile,oltre che collaboratore dell’orchestra multietnica e di tanti altri progetti interessanti)…ma non finisce qui,sua è anche la produzione artistica di questo lavoro(difatti,inizialmente era “solo”questo il ruolo di Luca,che poi-dato l’evolversi del progetto-è finito nella line-up in pianta stabile).

Infine Stefano Albiani,batterista poderoso,già nei MarkGreene e in altre interessanti formazioni aretine.

Detto questo,prima di dedicarci alla musica traccia per traccia,ci sono da dire un paio di altre cose importanti(l’avevo anticipato!).

Innanzitutto il disco è stato registrato tra Italia e Slovenia(se la memoria non m’inganna,nello stesso studio in cui Paolo Benvegnù ha inciso”Hermann”)ed è stato anticipato da una serie di 11 videoclip corrispondenti alle 11 canzoni del disco:un’idea senz’altro innovativa ed esplicativa di quello che è una sorta di”concept”dietro a questo cd(difatti gli 11 video raccontano”a grandi linee”una storia,anzi più storie collegate in qualche modo tra loro…anche se poi le chiavi di lettura-come vedremo durante l’analisi”musicale”-sono personali e molteplici).

L’altra cosa,importantissima e da non sottovalutare è che il progetto è stato”appoggiato”da MusicRaiser,l’ormai noto “portale”dedito al crowdfunding.

Altra precisazione per chi non conoscesse musicraiser:in questa”piattaforma”si raccolgono fondi e finanziamenti per progetti artistici…..e la cosa sta avendo successo;difatti,grazie a musicraiser,molti artisti emergenti hanno trovato- in parole povere- il denaro per finanziare i propri dischi e video.

Non solo:musicraiser è ormai usato non solo nell’underground “reale”, ma anche da artisti”indipendenti” più noti….ma su questo argomento promettiamo di tornare prossimamente in un altro momento(e in un altro articolo),per non dilungarci troppo qua…..

Veniamo adesso alle 11 tracce del lavoro.

Il disco si apre con”Unghie”,una ballata notturna ed introspettiva,dominata da un pianoforte malinconico e lievi spruzzate elettroniche introduttive che lasciano subito spazio agli scintillanti arpeggi di chitarra e alla precisa sezione ritmica.

“Cosa c’è di più reale di unghie che ti graffiano?/Che il mio profumo è il suo dolore”canta Enrico,con convinzione e decisione:e fin da questo primo segmento,si ha la conferma che gli “A Pezzi” non siano una band come tante altre…non dimenticandosi della forma canzone,costruiscono un qualcosa di nuovo,una personale riscrittura del rock alternativo cantato in italiano…..

Con”Fissione”si torna ad atmosfere più grintose,aspre:una lucida e spietata osservazione sulla nostra società(“Se i padri fanno poi centrali che esplodono/dimmi le punte arrotondate a cosa servono/una scelta non è più cautelare/non detiene più il controllo/che plasma il contraccolpo”)e sui vari interrogativi che ci circondano quotidianamente(“dimmi le nostre scelte a cosa servono/sei in tempo/dimmi le nostre strade dove portano”)vista da un’ottica personalissima,mai scontata(ma le chiavi di lettura possono essere anche altre).

Musicalmente è una canzone caleidoscopica che vive di varie anime mescolate insieme:una struttura chiaroscura e quasi progressiva-ma intesa in versione”minimale” e concisa,compatta-si fonde insieme ad un ritmo sincopato e nervoso(in cui si rincorrono indie e ricordi velatamente darkeggianti),in cui il dialogo tra la chitarra tagliente e la sezione ritmica è perfetto.

Le riflessioni legate alla sfera personale tornano a farsi sentire su”Mezz’ora”(“se solo potessi vedermi ora/se solo sapessi londra com’è lontana/ti lascerai precipitare da palazzi in fiamme/ma io so perchè l’hai fatto/e che per noi non c’è più spazio”),un brano che mi riporta alla mente i Verdena più”diretti”,anche se è solo un rimando momentaneo,dato che il pezzo è originalissimo e strutturato in maniera ricca(il dialogo strumentale nella parte centrale è entusiasmante).

La canzone indaga su pieghe amare(in cui molti possono ritrovarsi,anche se le liriche sono quanto di più personale ci possa essere,e questo è un’altro punto di forza),ma allo stesso tempo c’è spirito di rivalsa:e questo è secondo me il succo del brano;Enrico poi si conferma chitarrista(e compositore)di grande talento,con i suoi mai banali intrecci chitarristici,oltre ad avere una voce molto particolare e ben calibrata.

Scandita da un basso darkeggiante,ombroso e da chitarre elettro-acustiche è”Inverno”,melodica e a suo modo meditabonda. Il testo è molto bello ed originale(“hai voglia di scoprire se l’unico bene/non è materiale/come puoi chiamarti profeta/se non hai mai bestemmiato dio(…)il freddo che ci circonda/sgorga dalla bocca/come fiocchi di neve”)e si sposa alla perfezione con la musica:la dimostrazione che si può scrivere un brano”catchy”senza ricorrere a facilonerie o a vie già sentite…la melodia,difatti,non è mai stucchevole e rispecchia i curiosi interrogativi suggeriti dal brano stesso,in un vortice di emozioni palpabili.

“Mai nato”è tra le canzoni più belle del disco a mio avviso,un atto d’accusa verso la superficialità di certe persone e anche sull’attualità,sempre vista in maniera totalmente personale,con una propria mentalità indipendente(“Vi odierei/se solo foste vivi/crederei/a un’esistenza qua/morirei ogni giorno solo per ridere/sparerei ogni colpo/senza mai nuocere/è nell’essenza delle fabbriche/e nei tuoi guai/che ti cerco”).

Dotata di un bell’assolo e di una melodia che si ficca in testa(struggente e rock allo stesso tempo),è una traccia tesa e carica di energia,non priva di elementi insoliti:e tutto questo ormai forma il trademark compositivo degli A pezzi.

(Ricordo bene anche il videoclip della canzone,un connubio musica/immagini davvero ben riuscito che spiega bene l’essenza di”Mai nato”…non che i restanti video siano da meno,ovviamente!)

Come ho già detto tempo fa in un commento sul tubo,”Welcome Lenin”è un titolo perfetto,da antologia:ed il brano mantiene esattamente tutto ciò che fa immaginare.

Rabbia dosata ma che non scappa mai di mano,riflessioni amare(“dicono di guadagnare/e che la sete non è reale/ci dovremmo preoccupare/di guardare la tv”)sulla vacuità del nostro paese che sta andando a fondo(“non c’è niente che non faccia rumore/se hai orecchie per ascoltare”),mentre tutto intorno si finge che vada tutto bene(“dovrei incazzarmi coi miei genitori/per avermi rubato il futuro/e averlo sostituito con un aereo privato/che precipita su di noi”),consapevoli che tutto finirà fintamente(e come sempre)a tarallucci e vino; a modo suo,è la canzone più”politica”del disco,anche se l’aspetto”sociale”,come abbiamo visto,appare anche in altri momenti dell’album.

Ovviamente il termine”politico”è inteso più come”politica dell’individuo”:gli A pezzi non sono mai retorici,nè pedanti,anzi,sono sempre molto R&R come attitudine….il sound,poi,è originalissimo,dal mood teso e scurissimo,complici anche le taglienti frasi del testo che fanno sanguinare senza possibilità di sconti,perchè indietro non si può tornare…..

“Particelle elementari”arriva subito dopo,collegato direttamente al precedente,ed è un altro splendido brano(anche questo tra i miei preferiti):la band è in forma e dona una performance ad alto tasso emozionale;chi non si scuote e non prova dei brividi ascoltando questa canzone,probabilmente è morto o insensibile,perchè qui si va a toccare veramente delle corde profonde.

Gli arpeggi e infiniti tappeti tra luce e ombra della chitarra,uniti alla tensione ritmica dettata da basso e batteria,traducono in musica le liriche,molto suggestive e a modo loro visionarie,cariche di immagini che si prestano a varie interpretazioni(”sulle rovine del vecchio mondo/costruiremo la felicità dell’uomo/fino alla fine del vecchio mondo/regalando piacere per primi/senza volare”).

Il mood teso e nervoso non si placa nemmeno su”Trasmesso”:il sound è spigoloso,eppure allo stesso tempo non rinuncia ad essere”diretto”e scorrevole.

Parecchi gruppi indie ucciderebbero per avere degli arrangiamenti così interessanti e mai ripetitivi:difatti la cura per il particolare è un’altra delle caratteristiche fondamentali degli A pezzi e questo brano ne semplifica al meglio i vari”contorni”.

Liricamente è una sorta di breve dialogo con un amico(“Sai Roberto che una volta al giorno lei ti cerca/sai che tutto è inutile/che cadere è un attimo?”)e la musica è un rock alternativo dalle insolite angolazioni aspre,che non rinunciano però alla forma nemmeno quando la partitura rivela sfumature lievemente più complesse(quasi una versione veloce,indie-alternativa del post-rock,mi verrebbe da aggiungere,ma ciò non renderebbe giustizia in pieno alla validità del brano…sono tutte definizioni che sfuggono,perchè la materia rock degli A pezzi è totalmente inedita e personale).

In un crescendo di tensione emotiva sbuca fuori “Al momento giusto”,un brano umbratile eppure allo stesso tempo dotato di una certa grinta(mai esagerata):stavolta sono messi a nudo gli aspetti legati all’amore,visto naturalmente con originalità e con una certa poesia personale(“protezione incontrollata da me stesso/sto cercando di ritrarmi il più possibile/ma è che ti scopro solo adesso ed è già tardi/già perchè ti piovo accanto/senza mai bagnarti/ma tu stai scomparendo/non riesci più a sfiorarmi(..)siamo come gocce d’acqua che si cercano/senza mai incontrarsi/schianteremo dritti al suolo,sai/senza mai toccarci”).

Quindi,non la solita love-song convenzionale,in cui gli A pezzi parlano sì della sfera sentimentale,ma alla loro personale maniera,senza tralasciarne gli aspetti”non facili”.

Un’introduzione elettronica apre la penultima traccia”Labirinto”,ma sono pochi secondi:difatti il brano,come comincia,svela la sua anima rock e al tempo stesso”intimista”.

Una canzone perfetta per le giornate autunnali che stanno per arrivare,dettata dagli avvolgenti ricami chitarristici e dagli stop and go ritmici che donano sempre un po’ di tensione all’insieme;e un certo spleen riflessivo si ritrova anche nelle liriche,meditative ed oscure(”ma prima di me non esisteva niente/e dopo di te solo il frantumare/se ti cercassi/rovinerei ogni istante/aspetterò comunque”).

Chiusura affidata a”Caramella di pietra”:il titolo è esplicativo e suggerisce contrasti,perfettamente elaborati nella canzone stessa…è il pezzo più”sperimentale”del disco,anche se non si tratta di noise o avanguardia.

Semmai è un brano in cui gli A pezzi smontano e rimontano le loro influenze in un puzzle del tutto nuovo,che sembra quasi registrato “live in studio”:schegge psichedeliche,improvvisi lampi distorti,ricordi indie,controtempi progressive e jam notturne…mentre le liriche spingono una volta di più su immagini d’introspezione e legate a ricordi personali (“la gola in fondo al cesso/i pochi attimi pieni di ogni colpa/e sempre privi di raccolta”)il tutto viene mixato insieme in un risultato inedito che si conclude con i battiti aggressivi della batteria.

Gli A pezzi hanno vinto la scommessa ed è la dimostrazione che il duro lavoro paga sempre:personalmente ritengo che non ci sia nemmeno una nota fuori posto in questo album,tutto è precisamente dove dovrebbe essere,perchè la band ha lavorato di fino e cesellato ogni singola nota e parola con grande precisione.

Ogni sfumatura,ogni singolo riff,ogni sillaba o minimo accento qui hanno un senso nell’infinito gioco di dinamiche:e non è cosa da poco,ma non c’è da stupirsi,grazie alla grande esperienza dei singoli componenti e dalla loro innata fantasia e verve stilistica.

Complimenti quindi a tutti i musicisti che hanno saputo dare forma nuova al rock alternativo cantato in italiano(e lo dicevo poco fa,in apertura):spero che questo lavoro venga ascoltato da orecchie attente,perchè qui c’è del materiale accurato che non ha nulla da invidiare ad altri gruppi più noti,anzi,sembra proprio che gli A Pezzi siano addirittura superiori,sia tecnicamente che a livello compositivo a tanti gruppi e gruppetti che ultimamente stanno affollando le pagine dei giornali specializzati(sempre più spesso a torto!).

La produzione stessa del”Roccia”(che è una garanzia di qualità)amplifica già le ottime qualità del gruppo;inoltre c’è anche un’ulteriore”doppia”nota positiva riguardo al contenuto del disco.

Se è vero che la chiave di lettura delle liriche può essere molteplice,è altrettanto vero che il disco può considerarsi un corpo”unico”(anche questo era stato accennato all’inizio,ma qui tenterò di spiegarlo meglio).

Non un concept in senso stretto(non come s’intende nel progressive settantiano,qui è un genere di rock diverso,anche se,qua e là,ci sono dei rimandi anche a quel genere,soprattutto nei complessi incastri ritmici e nelle intelaiature armoniche della chitarra):ma gli undici pezzi se presi nell’insieme,non sono poi così slegati…anche la decisione di”anticiparli”con dei videoclip non è stata casuale….non una”storia”unica vera e propria,ma tanti pezzi che ,metaforicamente ed ascoltando attentamente, si ricompongono creando un”unicum” che potrebbe raccontare benissimo le riflessioni del protagonista nell’arco di una giornata..

Ma il bello è che questo”album”funziona in entrambi i modi:sia che venga preso come un’opera unica-ovvero che venga ascoltato tutto d’un fiato(che è la situazione che preferisco e probabilmente anche quella che preferisce la band stessa)-,sia che le canzoni vengano ascoltate a sé stante.

Adesso non vi rimane altro che ascoltare il lavoro della band:potete intanto gustarvi la riuscita accoppiata musica+immagini nel loro canale youtube(http://www.youtube.com/channel/UCa-2MmhC5x1TB-iAXWlQ7Yw?feature=c4-feed-u) al gran completo……e non dimenticatevi di sostenere il gruppo attraverso musicraiser…se il disco vi è piaciuto,questa potrebbe essere la chiave di svolta per la band,affinchè il disco possa prendere una forma e una distribuzione”fisica”ufficiale.

Vi assicuro che,ascoltandoli,concorderete con me che è un gruppo da seguire,da ascoltare e riascoltare con attenzione:non lo dico così per dire,credetemi…..quando vi capiterà l’ennesimo alternativo modaiolo di turno che sbava davanti al solito trend sopravvalutato del momento,fategli sentire gli A pezzi….gli prenderà un colpo e rivedrà subito le sue folli opinioni!

Perchè qui c’è vera sostanza,vera anima,vero feeling…..oltre a vera musica,vere canzoni e veri musicisti.

P.S.:Le foto riportate sotto sono di Sara Coleschi

Per sostenere gli “A pezzi”,in tutti i sensi,il loro link musicraiser è il seguente:

http://www.musicraiser.com/projects/1441-a-pezzi

 

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