Oggi vi parlerò di un progetto molto interessante e dalle caratteristiche peculiari.
In realtà Arcane of Souls è un progetto solista,per l’esattezza di Alfonso Surace, già chitarrista nei Torquemada e nei live dei Sakee Sed); difatti il monicker non è altro che l’anagramma del suo nome e cognome e c’è un preciso disegno dietro tutto questo,ovvero la volontà di essere sempre sé stessi,seppur cambiando.
“Vivo e vegeto”è un disco dalle atmosfere molto vintage (ma non “revivalista”, attenzione!) ,fin dalla copertina che è una simpatica citazione di “all things must pass”di George Harrison (I Beatles,non a caso,sono una delle passioni dichiarate di Alfonso);a metà tra atmosfere acustiche e tentazioni psichedeliche,il disco è un ottimo spaccato di rock cantato in italiano,con la personalità forte di Surace che si snoda sui 12 pezzi dell’album,rigorosamente autoprodotto, ma che non ha nulla da invidiare a muscisti (e prodotti) più famosi e/o curati da major.
Ma veniamo al disco che,lo ricordiamo,è uscito il 12-12-12.
Fin dalla prima traccia,”Pontiac”,ci si immerge in un’atmosfera tipicamente seventies,con gli applausi da live che introducono il pezzo. E’ un rock blues arricchito da spezie vagamente southern qua e là,molto simpatico e dall’andatura sorniona:il songwriting di Surace è fin dalla prima traccia molto caratteristico nel descrivere situazioni della sfera personale,con un tocco d’ironia,una qualità che ritroviamo in tutto il disco e che è anche uno dei suoi punti di forza.
“Chorus chorus”ha un titolo che è tutto un programma:difatti è un pezzo godibilissimo,cantabilissimo,che ha la stoffa tipica della hit(“posso regalarti un buffo ritornello in la ?(….) La vita è come un caldo stornello,Io sarò strofa e tu ritornello”) ,arricchito da una  chitarra slide che adorna la canzone(con i Beatles,in particolar modo il già citato George,nel cuore)
Con “Domenica,dimentica”si ritorna dalle parti del folk-blues acustico cantautorale,sempre su un’ottica divertente e divertita. Alfonso è un maestro nel creare melodie pop come non se ne sentivano dagli anni ’60 o ’70, semplici,ma non banali,che ti si conficcano nella testa per non uscirne più.
La cosa bella è che tutti i pezzi potrebbero essere dei potenziali hitsingle,così come non fa eccezione  la successiva”Un treno blu”rockeggiante al punto giusto,e con dei bambini ai cori(che sono proprio Jacopo e Alice, i figli di Surace!). Sarà anche solo rock&roll, ma ci piace. E molto.
“Col sole in faccia”si ritorna su sonorità acustiche e country,vagamente rurali,che si sposano perfettamente al testo solare(“Avremo il sole in faccia,e tu non mollare mai”),semplice, diretto e riuscitissimo.
L’andatura bluesy di “Bronson” sfoggia un testo molto personale (“Mi sento sempre sulla soglia/la sera mi distacco un po’/ma quali scrupoli o vergogna/ci sento poco da un bel po’”),che i reverse delle chitarre arricchiscono con un tocco di psichedelia (con aromi sudisti e perfino un sax che fa capolino,suonato da Mauro Mazzola).
Più distesa  è”E faremo l’amore”,una love song non convenzionale,anche questa molto catchy. Difficile resistergli,con le chitarre a creare un tappeto di grande trasporto emotivo.
Il brano che arriva dopo è un autentico capolavoro psichedelico ,chiamato”io e tu”,che se non ricordo male è anche stato il primo video estratto dal disco. Un’atmosfera ipnotica,sognante,che mi ricorda nel cantato i Verdena più onirici e nella musica alcuni segmenti di psych prog britannici di fine ’60-primi ‘70 (per l’uso delle tabla e degli archi,suonati rispettivamente da Aninder Baryah e Francesca Arancio), filtrate però da  una personalità completamente diversa,straniante,in un cocktail originale…adoro questa canzone,posso affermare che è la mia preferita del disco,e mi ha ammaliato fin dalla prima volta che l’ho ascoltata,il mese scorso…..E’ anche un contrasto piacevole col resto ,essendo la traccia più oscura come atmosfera(ma senza mai scadere di tono e in umori neri),facendo risaltare ancora di più il lavoro stesso.
“Holtz”è una gemma particolare,una fusione tra influenze cantautorali settantiane e riverberi liverpooliani d’altri tempi,ma senza essere derivativa. Suggestivi i cori e il solo finale,che si tramutano negli archi quando la canzone si chiude:un brano unico nel suo genere,molto bello.
L’atmosfera notturna di”Ultimamente” è praticamente perfetta,tra le sue tentazioni psichedelico-blueseggianti (tastiere e sax sbucano qua e là) e la melodia, sempre presente,ma mai scontata. Sicuramente uno dei pezzi da 90 per quel che concerne i live,secondo me infatti si presta molto bene ad essere eseguita in concerto!Chitarre in grande spolvero nel finale,come in una jam immaginaria straniante(m’immagino i Crazy Horse ospiti a casa di Lennon!),che riprende il ritornello poco prima che tutto finisca.
Si ritorna ad un’andatura più strascicata su”Oh!No”,dal sapore country rock d’annata (e il testo non lascia dubbi a riguardo sugli altri punti di riferimento della canzone e del nostro Alfonso, in generale: “Verso sera/Metto un po’ di Creedence se mi va/Mi sorride la vita/quando Neil Young/non pensava alla sua età/la tristezza se ne va”) e con il sorriso sulle labbra,in un gioco agrodolce,ma sempre dal lieto fine(cosa che personalmente apprezzo molto!)
L’andatura quasi barrelhouse di “Io e lei” chiude il disco, facendoci immediatamente venire voglia di schiacciare nuovamente il tasto play e ricominciare dal principio.
“Vivo e vegeto”,quindi,è una piacevole,anzi,piacevolissima sorpresa da non perdere,e il titolo è fedele proprio allo spirito stesso dell’album,che sprizza vitalità contagiosa da tutti i pori. Siamo sicuri che Arcane of Souls sarà un progetto destinato a fare grandi cose in futuro,e dall’enorme potenziale. Come dicevamo le qualità sonore e liriche ci sono tutte,così come le potenzialità da hit che hanno praticamente tutti i brani,o quasi. Alfonso Surace lavora poi di fino,non lasciando nulla al caso,ma anzi cesellando di piccoli particolari tutti i brani,ben suonati,arrangiati e composti; inoltre,la caratteristica principale e fondamentale del disco è anche quella di parlare di sentimenti e delle piccole situazioni quotidiane,con semplicità e divertita ironia,senza mai scadere nel retorico e nemmeno nella malinconia,il che non è cosa da poco e che fa brillare questi 12 brani anche per questo(in un periodo in cui anche i più bei dischi rock italiani sono ammantati di spleen e oscurità,l’attitudine  “degli” Arcane of souls è una bella botta di vita e una boccata d’ossigeno,a mio avviso).Quindi auguro tantissima fortuna a questo primo progetto solista di Alfonso,e credo che le soddisfazioni non tarderanno a venire,le carte in regola ci sono tutte!

ARCANE OF SOULS “Vivo e vegeto”( autoproduzione )

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