BEACH FOSSILS “Clash the truth”(captured tracks)
I Beach Fossils sono un gruppo newyorkese molto giovane e quindi fresco ed interessante;in origine un progetto solista di Dustin Payseur(il deus ex machina della band),che aveva una line-up un po’ diversa.
Dopo vari tour in giro per il mondo ed un Ep”What a pleasure”,la band si è chiusa in studio agli inizi del 2012 per registrare e comporre il nuovo disco,che oggi finalmente possiamo ascoltare:con Dustin alla voce e chitarra-oltre che compositore dei brani-è rimasto in pianta stabile il batterista Tommy Gardner(mentre dal vivo,a dare man forte ai beach Fossils si aggiungono anche Jack Doyle Smith e Tommy Davidson).
Fin dalla title-track che apre il disco,dall’arpeggio scintillante e dalle reminiscenze vagamente sia punk che sixties,si ha subito un’idea chiara del”progetto”Beach Fossils:andatura solare su un tessuto chitarristico,e un forte impatto melodico,orecchiabile con un songwriting di tutto rispetto e di ottima qualità.
Le chitarre di sapore vintage sono al centro del disco:”Generational synthetic”è un perfetto esempio di rock song con la melodia sempre in evidenza,un immaginario incrocio tra la spensieratezza anni ’60 e i Cure più pop.
La delicatezza acustica di “Sleep apnea” ci porta in un’atmosfera più sognante,ed è l’apoteosi della rilassatezza:un racconto in musica dalle tinte pastello,lieve,dolcissimo….davvero un bellissimo brano,perfetto nel suo incedere,uno dei miei preferiti….
“Carells” ci riporta ad atmosfere più “ritmate” ,sempre con quella solarità un po’ malinconica,che è parte integrante del songwriting di Payseur. Reminiscenze quindi di certo dark(o post-dark?) anni ’80 si fondono ancora più in evidenza con melodie che incantano…Scintillanti come sempre le chitarre.
Ma diverse sorprese popolano il disco:”Modern Holyday”è un brevissimo pezzo di ambient malinconico,strumentale,che culla la mente e il cuore,prima del ritorno alle sonorità tipiche dei Beach Fossils nella successiva”Taking off”,lucente e malinconica come sempre.
Un filo di distorsione attraversa”Shallow”,ma è appena accentuata:lo scintillio delle chitarre continua a creare una tensione emotiva in bilico tra luci ed ombre,per un brano che è allo stesso tempo struggente e possente ritmicamente. Payseur è abilissimo nel comporre brani dall’anima “pop rock”,nel senso più nobile del termine,con delle melodie che ti si infilano nella testa(Beatles e Beach Boys le probabili influenze,o meglio,le “reminiscenze”),cucite al tempo stesso su delle trame chitarristiche affascinanti memori di tutto l’indie “moderno”(dagli ’80 ai giorni nostri),risultando uniche.
“Burn you down”continua sulla stessa linea,accentuando un po’ di più lo spleen nella melodia,e con un irresistibile drumming,mentre su “birthday”ritorna un po’ di distorsione ad avvolgere il tutto,e anche a renderlo più interessante,pepato,ma senza esagerare.
Anche su“In vertigo” gli accordi “alternativi”vengono avvolti da velate distorsioni,disegnando un immaginario soave,con ospite la voce sensuale di Kazu Makino dei Blonde Redhead:tutto molto rilassante,perfetto,sempre in bilico tra il sogno ad occhi aperti e improvvisi lampi di chitarra indie.
Così come c’era stato un breve intermezzo strumentale precedentemente,così anche “Brighter”coi suoi 33 secondi,intervalla la seconda parte del disco ed è esattamente quello che il titolo promette:un segmento sonoro luccicante,seppure nella sua breve intensità;con “Caustic Cross” torniamo invece alle ormai tipiche, rilassate melodie vocali di Payseur,con un velo di intensità “dark”forse più accentuato che in altre canzoni del disco.
“Ascension” è un’altra breve curiosità,che suona come una romantica jam da studio(e probabilmente lo è),che lascia subito spazio al brano conclusivo”Crashed out”,con le sue armonie deliziose e un ritmo trascinante,con il tappeto incessante delle 6 corde che crea l’atmosfera….
Davvero un bel disco questo dei Beach Fossils,un disco che fa brillare gli occhi e battere il cuore,per la sua spiccata romanticità cucinata in salsa”indie”;un disco perfetto anche per le future vacanze,in quanto solare,ma senza banalità e con quel pizzico di malinconia che fa sempre capolino qua e là(e che non guasta)….come l’evocativo nome,un piccolo esempio di come si può creare ai giorni d’oggi musica senza tempo e con gusto,sfidando e intrecciando delle scelte stilistiche con una propria personalità marcata. Lunga vita ai Beach Fossils,dunque,in attesa delle prossime mosse!
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