CAMPETTY “La raccolta dei singoli”(Orso polare records).
La scena rock alternativa italiana è quanto mai ricca di gruppi nuovi oppure poco conosciuti che meriterebbero più attenzione;sto assistendo ad una rinascita di un certo modo di fare musica (ma che in realtà non è mai morta!)e ciò mi fa stra-piacere e ben sperare.
Oggi vi parlerò dei Campetty,che sono una di queste band valide ma di cui ancora si sono accorti in pochi…..
In realtà i Campetty non sono una band del tutto nuova,avendo già pubblicato 3 lavori a nome Edwood e due a nome Intercity(che i più attenti seguaci della scena alternativa ricorderanno senz’altro);però i fratelli Campetti(da qui il nome della band)non danno nulla per scontato,e si sono rimessi in gioco con una nuova denominazione e questo è il primo disco con il nuovo monicker(nel disco sono accompagnati da Paolo Comini al basso e Gian Nicola Maccarinelli alla batteria,oltre che ad una sensazionale ospite,di cui parleremo tra poco!).
“La raccolta dei singoli”è un album curatissimo ed interessante,che merita tutta la nostra/vostra attenzione….veniamo quindi al contenuto.
Il disco si apre con “L’intro”,un’introduzione malinconica di grande effetto,con un fascinoso piano elettrico e chitarre avvolgenti,mentre la voce narra con spleen un certo malessere esistenziale con una causa(ho interpretato il testo su due chiavi di lettura:la difficoltà del fare musica in Italia,e come non venga considerato un vero lavoro e tocchi far altro per campare,e l’avversione per ogni tipo di trend,un’invettiva quindi contro l’essere”finti”di tante false stars-non solo musicali- dei giorni nostri….ovviamente è un’interpretazione personale).
“Cowboy blues”è una cavalcata alternativa di 3 minuti e 6 secondi,con al centro delle liriche visionarie e poetiche(“qui un giorno ci vedranno amoreggiare/travestiti da cowboy a cavalcare/su quell’isola di wight a musicare”);musicalmente è una sorta di rock speziato di velata psichedelia(e,quindi, di influenze anni ’70,anche nel testo di chiara matrice hippie),rivisto in una chiave del tutto nuova,dove il”blues”del titolo è più una sorta di stato d’animo. Un eccellente brano,riuscito!
Molto personali le storie raccontate,che si possono interpretare in vari modi:ed è questa una porta che i Campetty lasciano aperta anche su”Nuoto dorsale”,che se non ho capito male,è il singolo apripista dell’album(e devo dire che questa cosa l’ho letta solo dopo aver scritto la bozza dell’articolo,avendo inizialmente scritto”potrebbe essere un potenziale singolo”,segno che avevo visto giusto!)
Tra riminiscenze cantautorali e soluzioni mai prevedibili,si staglia un cut-up di immagini e ricordi personali(“lasciami un barlume di vita sociale/come questo fosse un fatto normale/tinte miste per un anno migliore/questa bella vista si tinge di neve/viso del millennio,amaro da bere/cucciola ti trovo davvero speciale”). Una tromba vintage,suonata da Pietro Leali,fa capolino a fine pezzo,e gli dona quel non so che in più.
Un po’ di celata ironia ritorna,come sempre in maniera originale e speciale su”The muffa forest”,dalle atmosfere misteriose,quasi darkeggianti(ma rivisitate in un’ottica assolutamente indie) ma al tempo stesso”dirette”.
C’è anche spazio per una riflessione sul presente(“ragazzi polemica sul nostro governo/che non ci aiuta a vivere,ma ci lascia nell’essere”),ma una visione poetica della vita a due e un improvviso sorriso ironico,stemperano improvvisamente il tutto,con una simpatica e inusuale “citazione”in coda(“una cena perfetta/noi due a contar le stelle(…)poi aumentare di colpo il tasso alcolemico/o forse andare al massimo,o meglio andare in messico”.
Riflessiva e melodica(ma con una grande ritmica in evidenza) è”Lungofiume”,quasi un sunto delle caretteristiche principali dei Campetty,ovvero melodici ed orecchiabili ma senza ricorrere a scorciatoie risapute.
Un grande merito,quindi,che si riflette in questa traccia brillante,intensa nella sua brevità.
E,poi,arriva una grande sorpresa su”Mariposa gru”….difatti la bellissima voce di questo brano è femminile….ma non si tratta di una voce qualsiasi! SI tratta della mitica Sara Mazo,che sicuramente ricorderete come cantante e chitarrista di una band altrettanto mitica e storica del rock italiano,gli Scisma;la sua tipica voce seducente ammalia come sempre ed avvolge di sensualità il racconto di questa”Mariposa gru”,in bilico tra l’onirico,sensualità e bellissima malinconia.
Un colpo vincente,con il tappeto musicale fuso perfettamente insieme al cantato,e sono brividi sicuri che scendono………
L’immaginario tutto personale dei Campetty si tinge di solarità,tra spirali chitarristiche malinconiche e riuscite dinamiche piano/forte su”Tenda prodigy”,in cui i ricordi personali vengono intrecciati a ricordi”musicali”anche nel testo(che infatti cita i Prodigy e Bob Marley,così come”lungofiume”citava i Pulp….e questo è esplicativo degli ascolti variegati-e dei ricordi legati ad essi- della band,ed è senz’altro un altro fattore positivo e “personale”che accresce il già sicuro fascino del disco).
Dal sapore quasi seventies è”Brasilia”,e la sfera personale è sempre molto personale ed introspettiva,in un melting pot di sensazioni e rimandi,tra tentazioni ombrose e riminiscenze psichedeliche(“amami divinità/ariel ed Eros/voglio spontaneità tra leccornie ed eros”)e perfino nuove, curiose citazioni. Una delle mie preferite del disco,con un grande lavoro elettroacustico di chitarre,veramente avvolgenti e ricche di pathos.
Ritorna anche l’amore e la sfera affettiva narrata come sempre senza banalità ne”Il parco dei principi”(“qui un profumo di quel non so che/dà i brividi di quell’estasi/all’inizio dell’incipit armonizzante/tu che sei bella come un fiore,sai/concedimi quel ballo,sì/al parco dei principi”),e ritorna anche la voce di Sara Mazo,stavolta ai cori(anzi,come seconda voce),per un brano dal grande appeal melodico,accattivante ma senza essere scontato.
I chiaroscuri delle chitarre e la sezione ritmica incalzante si rincorrono tra sensazioni purissime ed alta tensione emotiva,creando un altro piccolo gioiello sonoro(che è un’altra delle vette artistiche dell’album).
Ritornano sentimenti malinconici con un wurlitzer di sfondo su”Vittoria”,dai contorni amari(“qui non c’è un sabato facile/un giorno sensibile da inventare/poi da qui uccido i miei pensieri in più,affido le notti e un dio al drink”),tra dolcezza e cruda realtà:una ballad terrena e fascinosa, a suo modo.
Un’altra bellissima ballad è”A nastro”,dall’avvolgente melodia,in cui si mescolano ricordi e sensazioni con l’ormai tipico “trademark”dei Campetty(“arrivederci qui/giorno per giorno,sai la belva sputa sangue/s’impoverisce e noi/col senno di poi,mai/facemmo fusa/un fuoco all’orizzonte/non ci s’incontrava più”):veramente una perla,poetica e indimenticabile,che finisce in testa e non si scorda più.
Il finale è affidato a “L’outro”,che non è il continuo del brano iniziale,ma un brano a sé che chiude il disco come la fine di un libro,e un po’ riassume il senso dell’album,con i suoi racconti di ricordi(“parlami di Roma,quella volta che andasti in gita/semplice leggera,accento strano e curve mozzafiato”),i suoi vortici chitarristici ariosi e un finale che cita sia i Beatles che Battiato nel testo.
Un bel disco veramente che conferma i Campetty come una solida realtà,tra le più originali nel panorama indipendente italiano(e non solo):il loro pregio è,lo ribadisco-e non è cosa da poco-quello di creare canzoni irresistibili,con testi assolutamente personali (e mai l’uso del”cut up”è stato così originale e con una propria specifica impronta)ed una musica mai ripetitiva,sempre melodica e avvolgente.
Ed in effetti un titolo come “la raccolta di singoli”non è scelto a caso,perchè più o meno tutte le canzoni del disco potrebbero essere delle hit,data la loro qualità “catchy”(ma al tempo stesso MAI e dico MAI ruffiana)…..davvero un disco che sa incatenare l’ascoltatore,che non può non prestare attenzione ad una band interessante come quella dei Campetty!
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