A cura di Francesco Lenzi
I Demomode sono una rock band proveniente da Messina: si sono formati nel 2008 e questo “Ou” è il loro secondo album, che arriva quattro anni dopo il precedente “Hai Paura”. Il gruppo propone un grintoso rock alternativo, personale e graffiante, in cui le dinamiche “piano/forti” giocano un ruolo fondamentale: esemplare, ad esempio, l’inizio-”Manuali e modi d’uso”-un brano che scava sull’interiorità (“mi hai scritto lettere d’addio (…) sull’odio e sull’amore/rileggendoti negli anni/corrispondevo con il mio flusso di coscienza”),tra riff poderosi e potenza post-grunge. Si prosegue con “Codici”, che non sfigurerebbe nel repertorio dei Queens of the stone Age, sospesa com’è tra melodia, hard rock e destrutturazioni dello stoner; ”Boom” è un brano sull’attualità, che vedrei bene come primo singolo: si parla del difficile momento del nostro paese con originalità (la bomba è,chiaramente,una metafora-un’esplosione per cancellare tutto ciò di negativo che ci circonda), su un sound che strizza l’occhio sia all’indie che all’elettronica.
Anche “senza fiato” è estremamente orecchiabile, ma in maniera diversa: qui si torna sul rock più puro e diretto, mentre le liriche continuano a scavare su pensieri personali; ”Post” è una traccia apocalittica e quasi onirica,tra ricordi post punk ed energie alternative. “Cos’è che rimane” ci trasporta improvvisamente in un mood psichedelico ed introspettivo, dalle immagini poetiche (“sei armata di luce/continui a sanguinare/sei luce più potente,lama nella notte”):bellissima ballad notturna, tra le mie canzoni preferite del disco e poi è la volta di una cover, la prima delle due presenti del disco…si tratta di una versione particolarissima di “Prisencolinensinainciusol” di Celentano, riletta in chiave hard rock,con un groove da paura! “L’indizio” si riallaccia come atmosfera a “Cos’è che rimane” e alle sue curiose atmosfere oniriche: c’è una maggior impronta blues, ma i caldi colori psichedelici sono sempre dietro l’angolo, mescolati ad una riuscita melodia,che si sposa bene al testo, sempre all’insegna dell’introspezione (“e io rimango sveglio/se precipita il mio sogno/resto fermo,crollo e penso”). “Nero” affonda la lama ancora una volta sul mondo odierno,complice un sound hard davvero riuscito; il finale è una cover di “Forma e sostanza” dei CSI, personalizzata ed originalissima,con il cuore intriso di rock-blues e hard, ma sempre con l’attitudine dei Demomode, sempre riconoscibile ed unica. Un ottimo disco, quindi, vincente perché vario e non riconducibile ad una sola etichetta e questa è la sua forza: difatti si passa attraverso vari stati d’animo, anche se la parola d’ordine è sempre…ROCK! Davvero bravi epersonali.