Diego Esposito , cantautore toscano, ma di origine partenopea ,pubblica il 5 gennaio 2017, “E’ più comodo se dormi da me” per Rustyrecords.
Da un primissimo ascolto, il disco d’esoprdio  suona arioso, leggero, ma non superficiale.

In una stanza si preannuncia fresca, un pop sognante che incastra bene le parole, una dietro l’altra, tassello dopo tassello.

Toscana – come non apprezzare questo brano? La mia regione di residenza, pur essendo io siciliano, la Toscana è la patria di Audiofollia. Divagazioni a parte, un bel brano “geografico”, nostalgico, di amicizia.
Il passaggio di sax soprano dà un bel tocco, mentre il timbro mi ricorda vagamente Gianluca Grignani, ma non più di tanto. Mi vengono in mente altri cantautori come Niccolò Fabi, Davide De Marinis, Mannarino, Max Gazzè, ma sono sempre associazioni lontane; l’originalità rimane comunque intatta.

Vecchio Eliporto – In questo brano emerge il lato più folk, ma mantenendo un’atmosfera soft che poi esplode nel ritornello, diventando smaccatamente ballabile. La ricerca dell’originalità è inseguita fin dal titolo.
Non è una vecchia cantina, una fabbrica, una casa abbandonata, ma…un eliporto!

Le Parole Quando Vanno Da Sè – E qui si va di chitarra e voce, il tutto cantautorale che più cantautorale non si può. La prima canzone che mi viene in mente è “Notte prima degli esami” di Venditti, con quel pianoforte sulla spalla.
Sempre associazioni lontanissimo, strizzate d’occhio estremamente vaghe.
In questo brano si cita il titolo dell’album “E’ più comodo se dormi da me”.

Come Fosse Primavera – Oltre la metà dell’album, un pianoforte e voce spezza la catena delle chitarre acustiche ritmiche, per un cantautorato pulito, avvolgente, dove il testo richiede la maggior parte delle attenzioni.
Tuttavia non tardano ad arrivare gli altri strumenti dell’arrangiamento: chitarre acustiche, elettriche, batteria, basso.

Fisica Quantistica – Ritorna quella vena folk dei brani precedenti, ma con accenni letterari alla Battiato.
Il tutto risulta assolutamente ballabile, forse uno dei brani più movimentati ed energici del disco.

Mare – Spiazzante questo “voce e mare”, quasi a cappella. Da brivido, bisognerebbe comporre più brani così, con intro magici, ambientali dove la voce ottiene tutte le attenzioni.
Dopo si introduce timida una chitarra con un arpeggio velato, anche nel ritornello, il tutto rimane molto minimale.
Non per tutto il brano, ma a metà del brano l’arrangiamento si arricchisce in maniera tradizionale, anche con un discreto pianoforte che si lega bene alle chitarre. Il ritornello rimane in mente, forse più degli altri brani.

Una canzone – Racconti, pene d’amore: un testo ben scritto che si sposa ad una melodia degna dei cantautori di qualche decennio fa. “Una canzone che non ti farò ascoltare”, i cantautori innamorati potranno capire questa frase.
Testo Luigi Tenco style? Innamorarsi perché non si ha niente da fare, per avere qualcuno da sognare…
Quante canzoni scritte e dedicate, vomitate per sfogo, ma poi destinate a rimanere nel cassetto, oppure pubblicate e diventate “successi” quasi a tradimento, inaspettatamente.

Chi Festeggia – Ballata leggerissima in 6/8, fatta di arpeggi di chitarra, riflessioni, proezioni, un invito a seguire le cose fondamentali della vita, quelle più importanti, seguire la propria interiorità.

“Diego Esposito, sei matto?” No, non lo è, sa il fatto suo e le canzoni scorrono liscie liscie, si fanno ascoltare, riascoltare. Come se i brani si fossero auto-scritti, questa è la sensazione. In bocca al lupo!

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