ENTOURAGE”vivendo colore(La dura madre dischi)”
Gli Entourage sono un trio rock proveniente da Messina(formato da:Luciano Panama-chitarra,voce,piano;Paola Longo-basso e Cesco Piccione-batteria);”vivendo colore”è il loro secondo lavoro a lunga durata,dopo”Prisma”(ed il quinto”ufficiale”se contiamo anche gli EP”Enter in our age”,”Yoga”e”supercar”;anche se esiste anche un demo del 2004).
La band ha un’esperienza notevole(sono in giro dal 2001)e questo traspare dalle 11 tracce di questo nuovo lavoro,sospeso tra rock alternativo e rimandi psichedelici.
L’apertura,affidata a “Tappeto volante”è esemplare in questo senso;un’atmosfera morbida che mescola un mood dolce e rarefatto ad influenze”cantautorali”….interessanti le liriche introspettive(“e sento il suono e i passi di un’atmosfera che affascina/è poesia magnetica ed è il mio forte/respiro aria che profuma di beatitudine e di beltà”),che si sposano perfettamente alla musica.
Su”Kronos”ci spostiamo invece su sonorità più dure e crude,dal sapore grunge ,condite dal cantato rabbioso che indaga sull’inquieto vivere dei nostri tempi(e della nostra nazione:”generazione italiana che cresce di gente tradita canta/un rapido guardarsi intorno e ci si accorge come crolla un sogno/e naviga,nuota,cammina,cresce su ali di vita/sì,lei cresce/e poi sai lei che fa?Sì,lei Muore,muore,muore…”).
Ricordi grunge/stoner rock riaffiorano anche su”I can”,in maniera più rovente;ed il testo è ancora una volta di più introspettivo(“io ho un colore rosso/che a morire non servirà più/il cuore batte appeso tra le nuvole del cielo/risuoneranno le canzoni nei suoi battiti/Ti svelo la nostra musica e l’armonia che c’è nel mare..”)…bell’esempio di grinta micidiale e di aggressività”ben dosata”e calorosa.
Ma il disco vive di diverse anime;ed ecco che arriva una ballad più intimista-”Battiti”-che svela un lato più”pop”(ma inteso in senso nobile)e perfino qualche rimando “progressive”(forse per via del pianoforte,che è il protagonista principale del brano,insieme alla voce).
E’ una love song insolita(“ed usami nei giorni che consideri pensandoti/qui accanto a me/e prendimi per mano/l’unica ragione per combattere questa città che vibra un pò(..)amore mio,che strano”),la dimostrazione che si possono cantare sentimenti universali senza sfociare nella banalità;e difatti,tra struggente,velata malinconia ed un cantato graffiante,il brano scivola via liscio che è un piacere.
I lati visionari e psichedelici degli Entourage non sono però limitati a brevi sprazzi;e difatti ecco che in “Guru”ricompaiono,stavolta in maniera palese,tra arpeggi umbratili e parti più melodiche.
E’ una mini-suite acida e visionaria,bellissima nel suo incedere,che alterna parti malinconiche ad improvvisi guizzi taglienti;enigmatico il testo,che mescola carnalità e misticismo(“tu,soltanto tu bellissima/ripetimi amore sai credere qualcosa nell’aria comparirà/Io son qui da ora a credere che in fondo quest’anima si alzerà/ripetimi amore,sai credere l’unica cosa che nel sangue bolle ancora come me”),e non si ha paura di sperimentare nel finale,con dei cantati”trattati”sullo sfondo che risultano inquietanti e lisergici(e ci sono perfino sprazzi”etnici”prima che il brano si spenga).
Tra sentori”soprannaturali”e chitarre nervosamente acide,si staglia anche”The Maya”;la componente psichedelica si fa più dura,e tornano anche atmosfere ai limiti dello stoner(il mood ci riporta alla mente un disco come”solo un grande sasso”dei Verdena,anche se l’anima degli Entourage è senz’altro personalissima,diversa e più”spigolosa”,aggressiva,anche se non rinuncia mai alla melodia).
La band è in gran forma,mentre le parole indagano sulla sfera personale e si prestano a svariate interpretazioni(“anche se recito quello che domino/e passeranno i giorni,le tue lacrime/anche se io non ho doti che brillano/ed attraverso i sogni/e sarò luce per te/ma intanto il tempo passa e tutto sa di che”).
Riminiscenze grunge riaffiorano su”Navarra”,anche se”usate”come canovaccio per sperimentare un’atmosfera inquieta;è l’unico brano cantato in inglese del lavoro,dal testo decisamente enigmatico,che sembra essere un cut-up di diverse citazioni(“I’m a ghost/I love this work,comeback with me/I want your hand to drive my car”),mentre la band in sottofondo è sferragliante ed in preda ad allucinazioni nirvaniane.
Il sound di seattle e dintorni viene rievocato pure su”Giungla”,mescolato a parti”free”volutamente tortuose;i riff sono irresistibili e spietati,duri come un macigno e si alternano a parti più psichedeliche,che non hanno paura di “osare”(a volte con leggere inflessioni “noise”).
L’introspezione si fa più violenta(“e poi cos’è quel brivido/accanto a me c’è giungla(…)risuona in me atomica e sforna le mie grida”)e tutto ciò si riflette sulla musica,granitica e tagliente come una lama(eppure non priva di momenti più meditativi).
“Prima Luce”continua il discorso arioso affrontato su”Battiti”:anima pop rock raffinatissima,ed in contrasto con la ruvidità delle precedenti tracce;bellissima canzone,ed il contrasto tra queste due anime diverse della band accresce il fascino di questo disco(una gemma nel suo genere).
Si racconta sempre l’amore,ma in maniera non scontata,con dei risvolti intensamente poetici(“ti amo da qui all’eternità stanotte/e passeranno quelle notti così strane che/se poi ci penso di riflesso si congela il mondo/di questa storia così fiera della nostra onestà/del nostro viaggio nel futuro e nell’antichità”)che si riflettono nella melodia struggente della musica.
Ma gli Entourage stupiscono ancora una volta con la penultima canzone,”Brigitte”,adornata da una chitarra acustica quasi classicheggiante e barocca,tra progressive ed ambient meditativo(e tastiere spettrali);l’amore qui si carica di immagini visionarie (“Brigitte è un sogno dolce e profondo/da lei tu non ti sveglierai mai/ed i ricordi che vorrei sono ricordi di noi”)e l’atmosfera si fa più onirica,sognante e perfino darkeggiante a tratti(inteso nel senso in cui si pensava a questo termine negli anni ’70) .
“Evoluzione”chiude degnamente il disco ed è anche il lavoro più lungo dell’album(insieme alla precedente);qui le inquietudini presenti in altri momenti del disco si sviluppano su sentieri più melodici,adornati da beats”elettronici”e da synth che ricalcano gli archi.
Una canzone dall’insolito sapore”moderno”eppure con qualche rimando ai seventies(ricordi progressive riaffiorano nuovamente qua e là,oltre a momenti -nelle strofe-che ricordano il Battisti più sperimentale,quello di”anima latina”,per intenderci),che potremmo definire”space-dreampop”,per la sua particolare atmosfera sognante ed elettronica,dal ritornello irresistibile che si fissa subito in testa(“è un’esplosione di battiti che cresce in me/è un’abitudine comica che non vorrei”).
Bello anche il solo di chitarra,diretto e senza fronzoli,mentre il finale è affidato a brevi sperimentazioni e a suoni”trovati”e”modificati”(e tutto questo dona profondità,ma anche mistero alla fine del disco).
Bravissimi questi Entourage:la loro musica è un infinito susseguirsi di emozioni e di dinamiche alternanze tra”piano”e”forte”,senza mai dimenticare la forma e la sostanza.
Difatti il trio sa scrivere bene grandi canzoni e stupisce ascolto dopo ascolto:la varietà è senz’altro una delle loro caratteristiche principali ed è il loro punto di forza….un disco di classe,che unisce melodia e momenti più duri,in un connubio fascinoso ed elettrizzante….
Adesso non vi resta che scoprire il fantastico mondo sonoro degli Entourage:non ve ne pentirete,rimarrete stregati dalle loro storie soniche….