ETERNAL SILENCE “Raw Poetry” (Underground Symphony records)
Gli Eternal Silence sono una band di metal sinfonico che si è formata a Varese nel 2008;dopo un breve primo periodo di “rodaggio”,in cui il gruppo si è dedicato alle cover di gruppi dello stesso genere (Nightwish,Epica ecc.),gli Eternal Silence cominciano a comporre materiale proprio…Il risultato lo potete ascoltare oggi in questo esordio.
Dopo una breve intro orchestrale (“Musa”),si entra subito nel vivo dell’album con “The day of regret”,una cavalcata epica che vede la band dare un’autentica prova di valore,mescolando ritmiche metal e complessi arrangiamenti sinfonici:il contrasto tra le due voci (classicheggiante e ariosa quella di Marika Vanni,tagliente ed aggressiva quella di Alberto Cassini,quest’ultimo anche chitarrista) è ottimo ed è uno dei marchi di fabbrica evidenti del gruppo (entrambe le voci sono comunque molto melodiche e godibili).
“Braving my destiny” è affidata alla voce di Marika,che si fa dolce e vellutata,mentre lo sfondo rimane molto rifinito,eppure allo stesso tempo potente;anche “Incubus” continua su questi chiaroscuri,tra suggestioni gothic e lampi power metal,mentre “Forlorn farewell” è un intermezzo classicheggiante che si tramuta in una ballata heavy dal grande calore (e colore) musicale (Marika è sempre al centro dell’attenzione,con la sua splendida voce,ma non è da meno la band,perfetta e precisa come sempre).
L’amore per le cavalcate metal non scompare su “Run in search of flame” (e le due voci-maschile e femminile-tornano qui a duettare),pur con qualche influenza prog in alcuni istanti (ben sposate all’attitudine power);”Lord of the darkest night” è-fedele al titolo-un brano più umbratile,eppure sempre molto articolato e melodico,e potrebbe essere perfetto per una colonna sonora “fiabesca”.
“Beneath this storm” è un’altra ballata metal,con chitarre corpose che ben si sposano all’implacabile sezione ritmica,alle avvolgenti tastiere e alla voce (anzi,alle voci!);”Braided fates”,per contro,è un brano più veloce e possente,adornato da un irresistibile dialogo tastiere/chitarre da panico.
Sapori dark prog riaffiorano sull’ombrosa “December demise”,affidata ad un pianoforte malinconico e alla voce:una ballata dal manto oscuro,che evoca suggestioni di terre e tempi lontani….
“Death and the maiden” è un brano ricco di cambi di tempo e potenza epica e chiude il disco insieme a “Vigdis”,un altro bel tassello dal gusto gothic-progressive (torna anche il duetto tra le due voci),inclusa come bonus track.
Un bel disco godibile ed estremamente fruibile per un gruppo assolutamente rodato e ad alto tasso tecnico e che comunque,non strafà e riesce a conoscere anche il senso della misura:bravi!