MARCO DA ROLD”Canyon on the shelf”
Torno con piacere ad occuparmi del cantautore rock Marco Da Rold e del suo nuovo album”Canyon on the shelf”,in uscita in questi giorni.
Marco è un torrente in piena e la sua creatività sembra-per fortuna-non avere limiti;questo è evidente anche in questo nuovo lavoro,composto da una collezione di canzoni completamente diversa dai vecchi brani,eppure sempre con quel “trademark” inconfondibile,tra humour e rock variegato,che da sempre fa parte del nostro.
“Canyon on the shelf”è un album,se vogliamo,a tratti più”americano”del precedente-per i rimandi ad un certo tipo di sound a stelle e strisce-ma è anche molto variegato e vive di vari momenti diversi,e non è incasellabile in un solo genere(si tratta sempre di rock,ma caleidoscopico una volta di più!)….ovviamente tutto filtrato dalla personalità energica e strabordante di Da Rold che non finisce mai di stupire….e di sorprese in questo disco ce ne sono parecchie,sia per chi segue Marco da sempre,sia per i nuovi ascoltatori.
“The Archetypes Did Know Each Other”apre il disco con un’atmosfera carica di groove:è un voodoo funk potente col cuore negli anni ’70(lo vedrei bene in una colonna sonora),con delle percussioni irresistibili sullo sfondo,ed una melodia insolita.
La title-track arriva subito dopo ed è una ballata dalla melodia distesa e rilassante,che coniuga inaspettatamente memorie alternative ad una cadenza che ricorda l’andatura slow tipica di certe canzoni country(ma dalla colorazione psichedelica)….un mix davvero inedito e inaspettato,ma molto riuscito,con la penna di Marco che rimane sempre intraprendente e geniale.
“Ice eyes”è puro rock&roll(e qualche inflessione”southern”trapela qua e là):un brano divertente,dall’atmosfera solare e condito della tipica ironia”da roldiana”(difatti appare anche un assolo vocale di gargarismi!);”The Boiling way”torna su andature country,anche se sempre con qualche elemento insolito di contorno(voci leggermente filtrate,melodie oniriche,percussioni latine e perfino qualche lieve beat elettronico,mai invasivo).
“Brynner”è uno strumentale struggente e contemplativo,un bell’esempio di psichedelia morbida(sottilmente caraibica a tratti),probabilmente ispirato al mitico attore pelato protagonista di tanti western del passato(questo verrebbe da pensare ascoltando i campionamenti”cinematografici”che trapelano nel finale e a metà brano);una bella chitarra meditativa fa il resto,così come le tastiere a mò di Vibrafono(c’è perfino un synth dal sapore vintage e un ukulele nel ricco sottofondo).
“Ali Baba’s camel”è un brano dal sapore”old fashioned”che ricorda certe atmosfere Harrisoniane(ma anche l’ironia della Bonzo Dog Band),tutto sommato breve e minimale,solo voce ed ukulele(appare in verità anche un synth,ma molto defilato);su ”Jeeves the Bull”torniamo su movenze funkeggianti,mischiate a chitarre southern blues(bella la slide che fa capolino )e c’è perfino un intermezzo “spaziale”affidato ai synth.
“Green painted coat”è forse il brano che in parte si ricollega di più in qualche modo al precedente lavoro di Marco,in quanto presenta un vago sentore”british”(e Barrettiano)…ma quando si pensa di aver capito tutto,ecco apparire una slide guitar intrisa di ricordi blues;e naturalmente non manca mai una buona dose di riuscita ironia,così come un po’ di pazzia psichedelica nel finale.
Ma il disco vive di momenti tutti differenti ed ecco arrivare”Ode to X(Iron Fist)”,un brano che mescola in maniera interessante ukulele,ritmi moderni ed una melodia “pop”irresistibile;”Strange river”chiude il disco ed è una ballata più misteriosa,col pianoforte in evidenza ed un tocco di inquietudine nella voce…un brano in cui ricordi psichedelici si tingono talvolta di dark(ma non troppo)e di introspezione….non mancano rimandi volutamente Beatlesiani(1967-era),ma traghettati ai giorni nostri(difatti è un brano anche molto moderno come attitudine ed andatura).
Un album appetitoso e godibile dunque,pieno di ingredienti differenti che si sposano meravigliosamente insieme,un ulteriore capitolo che riprova la genialità di Da Rold,e la sua capacità di scrivere canzoni perfette,melodiche ma al tempo stesso inconsuete e variopinte.
Non solo:Marco oltre ad avere fantasia nella composizione,canta e suona tutto dannatamente bene!…..e,cosa non meno importante,non si ripete mai,aggiungendo sempre qualcosa di nuovo alla sua musica.
Un disco da non perdere,che incuriosisce ascolto dopo ascolto….fidatevi e lasciatevi trasportare dalla magia sonora di”Canyon on the shelf”e del suo autore.