Oggi è sempre raro assistere a uscite di album, soprattutto agli esordi. Conosciamo insieme questa band molto promettente, ascoltando traccia per traccia.
Nine Degress è semplicemente un intro che dura meno di mezzo minuto, però già ci introduce nel loro apprezzabilissimo mondo sonoro.
I’m Goin’Home sembra non partire mai e sta proprio qui il groove pazzesco, una cellula ritmica ossessiva che ti si pianta nel cervello per un brano più rock’nroll che mai. Già a metà del brano abbiamo gustosi accenni di psichedelia.
You Little Doll – l’aspetto interessante di questa band è che la psichedelia si unisce perfettamente al rock in maniera sublime. Le chitarre usate come se fossero synth spiazzano piacevolmente. Echi di anni Settanta in questo brano straordinariamente coinvolgente, fa l’effetto di essere dentro la mente di una rockstar sotto acidi.
Seacide – qui ci prende subito il suono del basso che si lega benissimo alle chitarre pulite e “rumorose”. Questi “spacciatori di rumori” ci fanno sognare, mescolando tutto ad una voce caldissima ben amalgamata con dei cori di una pulizia stupefacente.
Pink Pale Toes – Un pink che è un po’ punk…questo pezzo odora di sala prove, birra, cicchettino di tabacco e sexy universitaria no global, groupie di uno della band. Sense e non sense si sposano perfettamente.
Ehy, c’è da dirvertirsi!
Have You Even Seen the Light – la sensazione che si prova ascoltando questo disco è un salto indietro nel tempo, sì, ma con la “lucidità” delle orecchie del presente e soprattutto dei “vizi” audio a cui siamo abituati.
“Quella” musica ci piace maledettamente, ma chi ha voglia oggi di ascoltare delle incisioni che non siano pulite, potenti, in alta fedeltà.
Qui abbiamo il giusto compromesso di rumore / sporcizia voluta a mix ineccepibili che ci tengono ben saldi incollati alla nostra amata / odiata epoca. Scelte assolutamente promosse.
Bodhi Waves – questo pezzo oltre a farmi fare un viaggio introspettivo, mi ha fatto venire voglia di comporre questa musica, perdermi nei suoni e sfornare 2-3 album strumentali nuovi. Bella idea quella del titolo, posso anche sbagliarmi, ma …”Bodhi” è un modo originale per dire “body”? Quindi…onde del corpo? Ok, scusate l’ignoranza, ho googlato 🙂
Qualora non l’abbiate capito, le recensioni su Audiofollia sono un puro flusso di coscienza, vengono scritte proprio mentre si ascolta, è un modo per “fissare” come su una tela le impressioni in maniera estremamente autentica e sincera.
Direttamente da Wikipedia: Il termine sanscrito e pāli bodhi (devanāgarī बोधि) indica il “risveglio” buddhista inteso in senso spirituale, tradotto in Occidente anche con “
Slightly All Night – sembra riprendere la “filosofia sonora” di “Im Goin’Home” con quel groove ossessivo, questa volta il brano si lascia andare ancora più scatenato senza alcuna remora.
We’ll Let You Know – nono e ultimo brano. Seguiamo un po’ il flusso meditativo di “Bodhi Waves”, tuttavia si evolve fondendosi perfettamente con un sound alternative rock. Immaginatevi un centro sociale, con luci soffuse, tutti fumano roba buona, in una stanza fanno meditazione, mentre nell’altra una band strafatta sta improvvisando egregiamente su un accordo.
Le due realtà convivono perfettamente e in maniera sorprendente!
Fa caldo, il cantante ha una canottiera alla Freddy Mercury, si lascia trasportare dall’onda, tutto sudato, mentre il batterista continua imperterrito con la faccia scazzata, ogni tanto si ferma e tracanna una birra.
Il bassista invece tutto concentrato nell’evitare linee melodiche troppo banali, sicché improvvisa e se la gode. A un certo punto i musicisti poggiano gli strumenti, si alzano, incuranti del pubblico e se ne vanno a meditare nell’altra stanza. Vi è piaciuto il mio viaggio astrale? 🙂
Bene, se avete apprezzato, andatevi immediatamente a sparare questo disco. Senza skippare, mi raccomando, ascoltatelo tutto d’un fiato.
Vi farà bene.
I Feel Spector sono un band alternative/rock psichedelico apuano, guidati dal chitarrista e cantante Fab Valley e dal chitarrista e tecnico del suono Gab Chi. Il punto di partenza del duo è nel progetto desert rock Deeper Valley attivo dal 2012 al 2015. Gab Chi, partito per il Regno Unito, darà il via al progetto minimal elettronico The Unfinished Music Research Programme; Fab Valley alternerà la conduzione di programmi radiofonici di genere con la stesura di nuovo materiale per il progetto Feel Spector.
Il punto di partenza è la tradizione psichedelica apuana e gruppi come Spacemen3, Velvet Underground e The Deviants. Dopo mesi di scrittura e improvvisazioni Fab Valley entra nello studio di registrazione di Maurizio Dazzi (Polvere di Pinguino,Tarrat, The Yugghots), riunisce a se vari musicisti della scena Apuana assieme allo stesso Gab : Manu Casu (basso) Jan Soderbergh (batteria) le Spectorettes (cori). Completano il quadro le ospitate di Gasparotti (Muga Muchu Morphing Theatre) e Paolo Terenzoni (Radio Zero). Il disco, nonostante fosse già ultimato nella fine dell’estate 2019, esce per Microclimate Records nell’ottobre del 2020. Il 21 marzo 2021 sempre per Microclimate, esce la versione LP 12”.
genere: protopunk, psichedelia, shoegaze, spacerock
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