FLEBOLOGIC”God is a drum machine(Jestrai)”

Ultimamente la scena indie rock italiana sta rinascendo:nuovi gruppi appaiono,e hanno una loro personalità ben distinta.

Soprattutto a mettersi in gioco è la creatività e la voglia di rompere gli schemi stilistici di molti di questi ragazzi:ed è qui che la tipica attitudine”indie”viene”personalizzata”con tutta una serie di elementi”diversi”,in un mix che risulta fresco e godibile,oltre che a distinguersi dal marasma di tante band.

E’ quello che stanno facendo i Flebologic:la loro musica è sì rock e proviene sì dalla scena indipendente…ma la loro ricetta sonora è ricca di ingredienti insoliti che la differenziano da altri gruppi….

I Flebologic nascono nel 2009,e dopo un periodo di assestamento(ed un precedente EP,”shipwreck”)arrivano alla line-up attuale(Chenzo Bianco-voce,Fabri Broggi-chitarre,Matteo Baggi-basso,effettistica,Luca Rossi-piano,tastiere,clarinetto e Marco Rossi-batteria e drum machine).

“God is a drum machine”è un disco insolito e accattivante,caleidoscopico e dalle diverse anime:godibilissimo,eppure ricco di idee e spunti creativi,anche all’interno di una canzone singola….andiamo ad analizzarlo.

L’apertura,affidata a “Canadian hills(bamba funky player)”è esemplare del melting pot della band:sulla possente sezione ritmica (che pare ispirarsi a”Close to me”dei Cure,ma in versione ultradark!),si stagliano la voce molto particolare e personale di Chenzo,e delle armonie scurissime,quasi una visione noir di atmosfere rock,non esente da sprazzi di elettronica analogica qua e là….il ritmo è incessante e irresistibile ed è un esempio di come per i Flebologic creatività e fruibilità vadano di pari passo.

Su”Teen situation”è come se le influenze garage beat e rock&roll dei sixties,venissero catapultate nel nuovo millennio(e nello spazio?):il gruppo è in forma smagliante,con l’organo(Farfisa?)a dettare legge nell’intro,poi spazzato via da chitarre e ogni sorta di effetto assurdo.

“Runge Kutta(psykedelik mornin’ trunk)”è un brano dalle influenze più anni ’80(il dark e anche alcune cose di Bowie-quelle più”pop”- di quel periodo sembrano essere i probabili punti di riferimento),ma sempre con un”mood”assolutamente moderno e personale,addirittura quasi ballabile in alcuni momenti;ma non mancano momenti più rarefatti e ombrosamente notturni,come la voce trattata in maniera”psichedelica”verso metà brano.

L’elettronica di sapore vintage è una delle caratteristiche del disco(e della band)e traspare pure(sullo sfondo,in maniera delicata) su”Quinks”,un altro pezzo con reminiscenze darkeggianti(soprattutto nei riff chitarristici e nella sezione ritmica),e molto bello nel suo incedere:ormai il marchio di fabbrica dei Flebologic è chiaro in tutte le sue sfaccettature,eppure la band stupisce sempre con un ritornello insolito o con dei passaggi che fanno esclamare”ah!però”,mantenendo sempre viva l’attenzione,….

“Ins canis”coniuga momenti psichedelico-alternativi con cadenze da trip hop”velocizzato” ed il risultato è,manco a dirlo,originale:è uno dei brani più meditativi del disco,e secondo me anche uno dei più belli,forse il mio favorito in assoluto.

Le dinamiche giocano come sempre sui contrasti chiaroscuri;e ciò è evidente anche su”Weird”,un altro brano decisamente catchy:ritmi funk si mescolano ad influenze new wave e ad un’atmosfera da film noir,in un connubio decisamente riuscito….anche la voce filtrata del finale dona un tocco d’inquietudine in più….

“Older”è il lato più orecchiabile e”accessibile”dei Flebologic:ma ciò non significa che sia banale,anzi,tutt’altro….molto atmosferico ed avvolgente,rifugge le categorie(in piena”regola non-regola”cara al gruppo):da un lato ci sono influenze come sempre molto scure,dall’altro gli echi della voce sembrano suggerire qualche ricordo seventies(Ancora il duca bianco versione spaziale?)….il tutto però non è facilmente definibile,ed è il bello del”gioco”della band….il mix è assolutamente personale ed in questo caso pure melodico,ma in maniera inedita(la canzone è di una bellezza vertiginosa).

Se fin’ora la band ha dato prova di ecletticità e di saper reinventare vari feeling,non si smentisce nemmeno con la penultima”Mr.Livingroon blues”,che è esattamente ciò che il titolo promette:un rock-blues del futuro,sghembo e darkeggiante,come solo i Flebologic potevano concepirlo….ed il finale presenta pure frammenti di una jam classica proprio in stile blues,a dimostrazione che le influenze del gruppo sono sempre variegate.

La title-track è anche il brano conclusivo,ed è un finale sferragliante,dalle chitarre più dure(addirittura quasi metal in alcuni punti);la base è sempre moderna e”futuristica”,oserei dire fantascientifica…sicuramente questo brano riassume un po’ tutta la filosofia del gruppo,e non mi stupirei se uscisse come singolo(ne ha le potenzialità).

Finale insolito,tra ambient,elettronica”ballabile” e scorie noise.

Complimenti ai Flebologic per la loro folle creatività senza limiti:hanno dimostrato ampiamente che si possono spezzare le barriere dei generi,ed in un panorama indie alle volte molto ottuso e fin troppo”rigoroso”,questo è un bene….

Anche l’originalità,quindi,è dalla loro parte e siamo sicuri che ne sentiremo ancora delle belle da parte di questa band:nel frattempo,l’8 novembre correte a procurarvi una copia di”God is a drum machine”,e stupitevi.

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