GRAVES OF NOSGOTH “Dr.Fausten und der hollische anleihe” (Qua-rock).
I Graves of Nosgoth sono una black-death/prog metal band nata nel 2009 tra la Toscana e Modena e formata da Van Tammez (voce), Chiara Giordano (voce ,cori), Mirko Capitani (chitarre) e Gianmarco Agazzotti (batteria;partecipa inoltre Giacomo Salani al basso).
“Dr.Fausten” è il loro secondo disco,un concept album che narra la mitica leggenda di Faust (il dottore che stipulò un patto col diavolo in cambio di successo e potere): una storia che mi ha sempre affascinato e che il sound “estremo”-ma curatissimo in ogni dettaglio-del gruppo rende ancora più entusiasmante.
Sì,perchè i Graves of Nosgoth hanno dalla loro parte non solo una tecnica portentosa,ma anche tanta creatività,che li eleva al di sopra di tante altre formazioni “estreme”:ed il bello è che non ricalcano affatto le sonorità di realtà più affermate,ma anzi,coraggiosamente ed intelligentemente,propongono un sound talmente personale da essere anche riconoscibile…ma veniamo adesso al contenuto del disco,diviso in 4 parti.
La prima parte (“Susurri per Lunam”) viene introdotta dalla breve e narrata “The Balance”, che sfocia quasi subito nella seguente e spietata “Dr.Faust”, in cui parti iper-veloci si alternano a momenti progressivi ben calibrati (così come è un interessante connubio il mix tra voce scream/growl e voce melodica/femminile), con un drumming molto incisivo e riff taglienti,ma complessi.
“Ashesgold” è introdotta da una melodia dall’antico sapore folk, prima di sfociare in un inedito death melodico (notevole il solo di Mirko,melodico e incisivo); poi è la volta della seconda parte del concept (“Antiquum verbum patefactum”), introdotta dalla corposa “Great Abomination-invocation”,che unisce insieme ricordi di heavy metal classico e infuocati riff thrash “old style”, il tutto sorretto dalle due voci che si rincorrono in maniera originale e danno un tocco “sinfonico”.
“Mephisto philosophy” è luciferina e oscura al punto giusto,con un’andatura insolita ed interessanti cambi di tempo (geniali le dinamiche che alternano parti veloci ad altre più meditate, ma sempre all’insegna della potenza sonora); ”The Festering pact” chiude la seconda parte e riassume un po’ i tratti distintivi della band (quelli death/black e quelli prog/lirici): notevole e ad alto tasso tecnico il solo chitarristico, ricco d’inventiva (un connubio di potenza e melodia)…il patto demoniaco è così compiuto nella storia narrata dai nostri ed ecco quindi arrivare la terza parte (“Corvus erens procellam”) con un breve brano che evoca il progressive più oscuro dei ’70 (come attitudine),”Beyond Journey”,una visione dark sorretta da una meravigliosa chitarra acustica e dagli “archi” tastieristici, con Chiara protagonista di una parte misteriosa e spettrale (alternata alla narrazione).
Ma è solo un attimo di quiete apparente, perchè con “Evanescence cult” torniamo su segmenti violentissimi e senza compromessi;la seconda parte alterna però le dinamiche,mescolando passaggi di death metal tecnico a rimandi progressive (immaginate un incontro tra i Death più complessi e certe formazioni seminale di dark prog italiano dei ’70-riverniciate a nuovo-e avrete una vaga idea del particolare connubio).
“The illusions of falsehood” è un altro tassello oscuro,sorretto da un riff che gela il sangue per sintesi “malvagia”; ma è la struttura stessa del pezzo ad affascinare, sospesa com’è tra momenti estremi e intessiture lievemente sinfoniche (ad opera del cantato femminile) : il drumming ossessivo e le chitarre infuocate della seconda parte fanno il resto,affondando la metaforica lama nelle carne dell’ascoltatore.
Quarta e ultima parte-”In Manu Proditionis”-e ci avviciniamo verso il finale oscuro: ”Hell Keys’Foreshadowing” è pura perfezione estrema, con i vari cambi di mood e un finale epico e mastodontico al tempo stesso,dalle cadenze maestose (alternate a ritorni alla ipervelocità).
“Falling down” è pesantissima,introdotta da una chitarra doom e da un cantato growl più melodico del solito:ma chi pensa ad un addolcimento,è fuori strada,perchè la furia del gruppo splende ancora una volta man mano che il brano prosegue (il drumming lancinante,così come i riff e certe incursioni “furenti” della 6 corde nella seconda parte,farebbero gola ai Morbid Angel),senza dimenticare momenti più atmosferici (grazie al cantato di Chiara) che ben si “mixano” al resto.
Non c’è redenzione,non c’è speranza ed ecco “Shameful sermon spectre”,un finale nero come la pece (eppure sempre maestoso!), affidato essenzialmente alle tastiere,in cui si compie l’eterna dannazione di Faust, senza possibilità di ritorno.
Sarà che a me il genere piace, sarà che questi ragazzi sanno davvero suonare e comporre,sarà che la trama m’intriga…saranno tutte queste cose,e altre ancora,sta di fatto che questo disco mi piace veramente tanto!
Un gruppo che-lo ribadisco-sa essere originale e fresco,ma allo stesso tempo senza sbavature:una bella ventata d’ossigeno all’interno della scena metal estrema,come non si sentiva da tempo,lontana anni luce dalle band-cloni,ma al contrario, in grado di dire la sua.
Tremate, perchè i Graves of Nosgoth sono tornati a saziare la vostra fame di emozioni scure! Ottimo, ragazzi, ottimo!