LELLO ANALFINO & TINTURIA “Precario”
Tornano i Tinturia,storica band italiana attiva da quasi vent’anni:”Precario” è il loro nuovo album e come anticipa il titolo è un disco di fervente attualità.
La loro particolare miscela musicale-che la band stessa ama chiamare “Sbrong”-ha preso i connotati di un rock d’autore che affronta con maturità le stesse sonorità che hanno fatto la storia della band,in maniera del tutto nuova.,così come le tematiche che-come dicevo poco fa-sono al passo coi tempi:un’altra novità è che per la prima volta il nome di Lello Analfino,leader e principale compositore del gruppo,è strillato in prima pagina insieme al nome della band stessa.
Ma andiamo per ordine e cominciamo ad analizzare insieme l’album.
“Così speciale” è la canzone d’amore iniziale (“muoio se non ti vedo/tutto mi sembra vano/cercando il tuo respiro/ se dormi faccio piano/forse ti sembrerò banale/sei tu che sei così speciale”)
,un brano spumeggiante e spensierato che vede la band come continuatrice della canzone d’autore italiana ed evocare sonorità di altri tempi;ed un sound vintage è l’ossatura anche di “Isola”,un rock&roll moderato con il cuore nei sixties,che è anche una riflessione personale e una sorta di dichiarazione d’amore verso il luogo di appartenenza,in cui tutti possono ritrovarsi:ma è anche un invito a non dimenticare le proprie radici (“Chi scappa poi ritorna/sopra una buona onda/il mare tocca il cielo /il tuo colore oro /ti copre di mistero”).
“Una vita normale” si avvicina come sonorità a certo alternative rock e segna una certa maturazione nel sound del gruppo (di cui ho già accennato in apertura):è un pensiero dolceamaro sulla routine quotidiana,adornato da belle chitarre corpose (“siamo gli attori mancati di una vita normale che ci giudica/ una vita normale fatta di cose semplici di un amore banale”) ,ma senza dimenticare la melodia.
Non viene però abbandonato il reggae-uno degli amori musicali dei Tinturia,che in passato ha costituito una parte dell’ossatura della “Sbrong”-ed ecco arrivare “Cercasi rivoluzione”,una canzone che punta il dito sulla malapolitica e sulla difficile situazione che stiamo vivendo (“l’economia moderna non perdona/con una mano da con cento sgama/ci vuole schiavi e al passo con i tempi /convinti che tutto vada bene e poi non cambia niente”).
E sullo stesso mood “accusatore” sono le liriche della title-track (“sono precario/quello che posso darti amore non lo so/senza contanti tanti rimpianti fumando a casa con gli amici scorderò”),mentre il sound mescola ska,rock e canzone d’autore,com’è nel tipico stile del gruppo;”Madre natura”,invece,si ricollega al sound maturo che avevamo già carpito su “Una vita normale” (entrambe hanno un potenziale da singolo):un brano bellissimo,a tratti perfino struggente,con il suo testo meditativo e profondo (“Il cielo piange la terra trema/E la mia gente come catena unita e sola unita ancora”) che scava ancora una volta sull’attualità e sulle problematiche ambientali (un argomento molto personale che i Tinturia affrontano sentitamente senza paura e senza retorica).
“Mani all’aria” è il brano conclusivo,un modernissimo dub dal sapore orientaleggiante,cantato per poche strofe anche in dialetto:è una sorta di manifesto del gruppo che chiude degnamente il disco,con le sue strofe dedicate alla libertà e alla fratellanza,senza pregiudizi di sorta.
Posso tranquillamente dire che questo “Precario” sia l’album della maturità per i Tinturia:il loro melting pot oggi ha acquistato diverse sfumature in più e fa sì che la loro musica possa essere apprezzata da un pubblico ancora più vasto,senza per questo rinnegare le proprie radici,anzi.
Complimenti e avanti così:non è difficile sperare e immaginare un mondo migliore dopo aver ascoltato queste canzoni! E se lo costruiremo,è grazie anche alla forza dei Tinturia!