Bon Ton è l’album d’esordio di Flavio Ciotola, trentenne cantautore napoletano dalla penna irriverente e un nome d’arte che è una dichiarazione d’intenti: L’Io.
Obiettivo infatti del nostro è cantare in undici tracce il disagio di una intera generazione racchiudendo in quell’io non solo la sua personale esperienza di vita, ma le tribolazioni, le ansie, il disgusto di tutti quei ragazzi cresciuti con il sogno della realizzazione personale e rimasti intrappolati nella famigerata crisi. L’album è stato realizzato grazie al produttore Paolo Messere e registrato a Pescia Romana in provincia di Viterbo, per la Seahorse Recordings, distribuito da Audioglobe. L’Io è autore di tutti i testi e batteria a parte, ha registrato tutti gli strumenti.
La traccia di apertura del disco, “Zero” è un attacco frontale a chi è sempre andato tutto bene e per questo si sente superiore tanto da doverlo e volerlo dimostrare in ogni gesto, dal modo di camminare al “mento all’insù”. “Chi ti credi di essere?” gli urla in faccia L’Io, con la rabbia di tutti quelli che invece senza raccomandazioni e spintarelle rimangono ai margini pur avendo il talento per sfondare.
Ma non vi aspettate un album di denuncia sociale ringhiosa o la triste lamentela di chi non ce l’ha fatta e si piange addosso. Assolutamente no. Bon Ton è un disco divertente, beffardo, crudo, nella musica e ancor più nei testi. Le tracce si susseguono legate da un chiarissimo filo conduttore, come non ci fosse pausa tra una e l’altra. Il discorso è unico e abbraccia ogni aspetto di questa società ormai priva di educazione, valori, sentimenti. L’Io ne è ben consapevole, ma non intende lagnarsi, si prende gioco della realtà, sbeffeggiandola. I testi sono chiari, diretti. “Quando sbagli”, “Resta poco tempo”, “Quanto è bello tradire”, “Buongiorno un cazzo”, “Al momento sbagliato”, “Spiegami perché mi innamoro sempre delle troie” (primo singolo estratto con tanto di video prodotto da Centrarti, creato e girato dalla SfiammaProduction in Plastilina con la tecnica ClayMotion) sono titoli che non lasciano spazio a interpretazioni buoniste. Eppure, ed è questo il bello, non mancano di verve, goliardia. Traspare l’istrionismo di un ragazzo che con lucida ironia smaschera i mali della sua generazione e della società contro la quale e nella quale è costretto a vivere, come uomo e come artista.
L’Io si fa beffe del successo, dell’amore, pure della sessualità in “Vela e motore”, nella quale racconta di un vecchio amico bisessuale. “Difetti perfetti”, ultima traccia dell’album, è l’unica a discostarsi da questo stile, sia nella musica che nel testo. E’ questa una vera e propria canzone d’amore, triste, malinconica, nostalgica, seppure per niente idealizzata ma con riferimenti nudi e crudi alla vita di una giovane coppia.
E se in “Chiamo rivolta” il nostro sembra voler lanciare un appello alla rivoluzione culturale e armata “…l’epoca dei figli dei fiori è finita tanto tempo fa, chiamo rivolta, chiamo rivolta, che rivoltella sia…”, la vera traccia simbolo dell’album è senza dubbio “Ridere per vivere”. Il pezzo numero 5 dell’album, piazzato nel cuore dell’opera ne sintetizza al meglio la filosofia già nel titolo. Perché L’Io è un artista intelligente, ha piena consapevolezza dei mali che hanno aggredito la nostra società, conosce le difficoltà della sua generazione, ma li racconta con il sorriso sulle labbra e la leggerezza di chi ha capito che per guarire l’io collettivo esiste una sola medicina: tornare a ridere. Di gusto, come fanno i bambini.
Angelo Marzella
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