Il ritorno della poetica di Bob Dylan con “maniere dure e rudi”

di Fabrizio Racis

Dopo otto anni dal suo ultimo album di inediti “Tempest “, lo scorso 19 giugno 2020, la leggenda vivente Bob Dylan , alla veneranda età di 79 anni , pubblica ” Rough And Rowdy Ways”. Musicista di culto, considerato un’ icona della cultura pop della cultura popolare degli Stati Uniti e del mondo, continua ancora nei giorni nostri ad esprimere la sua arte poetica attraverso la sua musica. Dylan è un personaggio particolare, complesso e affascinante , spesso criticato e contestato per i suoi atteggiamenti e cambiamenti che spesso hanno spesso spiazzato le aspettative dei suoi fan. Dylan ha fatto sempre il contrario di tutto. Tanti sono gli esempi e ne cito alcuni: a metà anni ’60, dopo il suo periodo di cantautore e menestrello folk, intraprese la cosiddetta “svolta elettrica” presentandosi al Newport Folk Festival con una band rock vera e propria durante il periodo delle registrazioni del capolavoro del 1965, “Highway 61 Revisited” anticipato dall’ inno generazionale “ Like a Rolling Stone”.

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Dylan in quel concerto fu duramente contestato dai suoi fan come documenta il bellissimo film documentario “ No Direction Home” del 2005, diretto da Martin Scorsese. Snobbò il festival di Woodstock preferendo partecipare all’isola di Wight. Si è concesso di affrontare questioni religiose durante la sua conversione al cristianesimo in alcuni album controversi subendo molte critiche, ma ottenendo comunque successi inaspettati. Nel dicembre 2016, vinse il Nobel per la letteratura, assegnato per la prima volta a un cantautore , ma lui non andò alla cerimonia della consegna . Andò al suo posto Patti Smith che cantò in suo omaggio una commovente “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”. Ritirerà il premio incontrando gli accademici in sede privata, senza i mass media a testimoniare il fatto, durante alcuni concerti a Stoccolma fissati da tempo nel mese di aprile 2017. In questo periodo particolare con il suo Never Eding Tour fermato soltanto dalla pandemia globale , Dylan è tornato a sorpresa con il doppio cd “Rough And Rowdy Ways” che è disponibile anche in doppio vinile nero da 180 grammi, con copertina gatefold . L’ album inedito esce dopo i tre dischi di cover “Shadows in the Night”, del (2015),”Fallen Angels” (2016) e il triplo ”Triplicate” del (2017). Alla realizzazione del disco hanno contribuito i musicisti Charlie Sexton (chitarra), Bob Britt (chitarra), Donnie Herron (steel guitar, violino e fisarmonica), Tony Garnier (basso) e Matt Chamberlain (batteria).

Il ritorno della poetica di Bob Dylan : Rough And Rowdy Ways

La foto enigmatica dell’ album, in pieno stile anni ’60, mostra una coppia vestita di tutto punto mentre balla tutta la notte in un club londinese. Sullo sfondo, un uomo è piegato su un jukebox. Non si vedono i volti, ma l’immagine romantica sembra che descriva il desiderio sessuale con la musica da ballo e il desiderio di eternità. Composto da 10 canzoni, la tematica del disco, non è certo ottimista ed è pieno di quadretti apocalittici e di immagini che descrivono la fine dei tempi con testi visionari e onirici attraverso riferimenti letterari e dediche a personaggi storici che nel corso della sua vita ha conosciuto e sempre amato. Uno di questi è Jimmy Reed, uno dei tanti bluesman del Mississipi che tanto lo influenzò durante il suo passaggio dal folk al “tradimento” rock negli anni ’60, omaggiato nel blues secco accompagnato dall’armonica, “Goodbye Jimmy Reed”. Nel primo brano di apertura del disco, con la sua inconfondibile voce nasale, sgraziata e rauca, “I Contain Multitudes”, un brano lento in stile Jazz, esalta il grande poeta americano Walt Whitman .

Il brano ha un verso potentissimo: ”Dormo con la vita e la morte nello stesso letto” che descrive che tutti si sentono un po’ così quando si arriva a una certa età. “False Prophet” è un blues dove ammonisce chi lo considera un profeta trattando i temi dell’ amore e gli inganni della vita. Nel testo sono presenti anche una citazione per Martin Luther King, riferimenti biblici e ai misteri del mondo. I testi sono fulminanti e chiari : “Non sono un falso profeta, so solo quello che so, vado dove solo le persone sole possono andare” e “non ricordo quando sono nato e mi sono dimenticato quando sono morto” e, ancora, “ho aperto il mio cuore al mondo e il mondo è entrato”. In “My Own Version Of You”, descrive con alcune metafore, celebri personaggi cinematografici come Al Pacino nel ruolo di Scarface e Marlon Brando, il Padrino . In “Black Rider” e “Crossing The Rubicon” ha come tema la morte, quasi come se Dylan stia pensando sulla fine della sua vita terrena.

BOB DYLAN – WIKIPEDIA

Il ritorno della poetica di Bob Dylan : Rough And Rowdy Ways

“Mother Of Muses” è un vecchio folk accompagnata da un violoncello che rende omaggio a Elvis Presley, mentre nell’intensa e lunga ballata acustica “Key West (Philosopher Pirate)” che chiude il primo CD, dedica un tributo ad alcuni suoi amici scrittori della Beat Generation che tanto hanno contribuito e ispirato il suo stile poetico che ha messo in risalto in tantissime canzoni. Particolarmente ricorda il celebre romanzo del suo amico Jack Kerouac “Sulla Strada” a cui dedica alcuni versi memorabili. “Murder Most Foul”, singolo pubblicato nel pieno della pandemia dopo otto anni di mancanza di inediti, è una monumentale suite di 17 minuti suonata al pianoforte che narra dell’ assassinio di John F. Kennedy attraverso una citazione dell’Amleto di Shakespeare. Dylan nel rievocare oggi quella oscura giornata di Dallas, significa tanto per la cultura e la storia degli USA con un senso ben preciso, soprattutto per questi tempi attuali che non sono cambiati in un clima impervio di protesta che stava circolando in tutto il mondo davanti all’uccisione da parte della polizia bianca di Minneapolis dell’ ennesimo afro americano. Dylan in passato ha sempre cantato e denunciato questi episodi di razzismo in alcuni brani come la celebre “Hurricane” del 1976 , “The Lonesome Death Of Hattle Carrol” e “Only a Pawn in Their Game” negli anni ’60.

Il ritorno della poetica di Bob Dylan : Rough And Rowdy Ways

Questo disco, come ogni album di Dylan, caratterizzato da canzoni oscure, evocative, ricche di metafore e di figure retoriche , va ascoltato diverse volte per aprezzare le sue sfumature e il suo significato. In quest’ ultimo disco, Bob Dylan, raccontando la storia americana attraverso la musica e i testi, si sofferma anche sul futuro delle nuove generazioni di oggi, che necessitano di più attenzioni poiché più vulnerabili dal “nostro mondo già obsoleto”. L’album è un lavoro riuscito e non voglio scomodare paragoni inappropriati con altri album del passato perché ogni disco di Dylan è sempre diverso e spiazzante soprattutto per la tematica . “Rough And Rowdy Ways” sembra uno struggente testamento artistico del poeta canzoniere 79enne di Duluth, Minnesota, che racconta magistralmente la vicenda dell’esistenza umana, da sempre condizionata da elementi esterni che nel tempo hanno modificato le nostre azioni, facendoci adattare alle circostanze, ed esponendoci alle gioie e alle difficoltà e i dolori della vita. I profetici messaggi di Bob Dylan in questo disco nostalgico e moderno allo stesso tempo ci fanno riflettere sul senso della vita e sul modo migliore per viverla a pieno. Un album che ti accarezza e ti sferza. A modo suo. Gigante.

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