A CURA DI FRANCESCO LENZI
Il funambolico chitarrista Gianfranco Continenza,di cui alcune settimane fa ho recensito l’ultimo lavoro,mi ha concesso gentilmente quest’intervista via web.
ciao Gianfranco!Innanzitutto,complimenti per la tua incredibile tecnica e per il tuo gusto!
Per i lettori che non ti conoscono,inizierei quindi proprio dagli esordi.
Raccontaci se vuoi,come hai iniziato e com’è nato il tuo amore per la chitarra….
GC. Ciao Francesco, ti ringrazio! Sono stato sempre affascinato dalla chitarra sin da piccolissimo grazie a mio padre Nino (chitarrista Jazz). Lui suonava spesso in casa e ogni volta mi veniva la voglia di provare a suonare. Mi ricordo che prendevo di nascosto lo strumento e fantasticavo. Così ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 8 anni cominciando con lo studio della chitarra classica per 5 anni per poi concentrarmi sulla chitarra moderna e Jazz. Militando in diverse band locali spaziando in diversi generi musicali. Nel 1991 ho avuto la fortuna di trasferirmi in California per frequentare il Musicians Institute di Hollywood, una delle più prestigiose università di musica al mondo, dove mi sono graduato con il massimo dei voti al G.I.T. (Guitar Institute of Technology) nel settembre 1992, studiando con i migliori maestri mondiali quali: Joe Diorio, Don Mock, Scott Henderson, Ron Eschéte, Howard Roberts, Peter Sprague, Gary Willis, Jennifer Batten, Steve Trovato, Jeff Berlin, Tommy Tedesco, Mike Miller e molti altri. Ho anche avuto l’onore di suonare e registrare con molti artisti di fama mondiale quali Bill Evans, Joe Diorio, Mark Egan, Don Mock, Bob Mintzer, John Beasley, Michael Manring, Tetsuo Sakurai, Jeff Richman, Scott Kinsey, Jamie Findlay, Barrett Tagliarino, Richard Smith, John Stowell, Marco Minnemann, Ray Riendeau ed altri e con i migliori nomi della scena nazionali quali Walter Martino, Alessandro Centofanti, Dino D’Autorio, Pippo Matino, Ernesttico, Lorenzo Feliciati, Ellade Bandini etc. A livello didattico sono stato il primo docente di “Chitarra Jazz” del conservatorio di Pescara dove ho insegnato anche Teoria Musicale. Ha inoltre fondato, nel 1994, la C.M.A. (Contemporary Music Academy) a Pescara, dove sono docente di chitarra Jazz/Fusion. Da anni scrivo lezioni sulla prestigiosa rivista americana Just Jazz Guitar ed ho una rubrica di Chitarra Jazz sulla storica rivista nazionale Chitarre dove sono stato intervistato nel numero di febbraio 2014.
Il tuo nuovo disco non è solo un lavoro “solista”,ma mi pare anche quasi un incontro tra amici,che ricorda l’attitudine delle jamsession (in cui vari musicisti si trovano e si scambiano idee); è così anche per te o è solo una mia impressione?
GC. In parte sì, consideranto il lato della spontaneità, ma come tu saprai la jam session è una situazione abbastanza standard, qui è un percorso molto più articolato con tanti obbligati ed armonie inusuali. L’Album è stato recensito molto positivamente su Guitar Player, una delle più prestigiose riviste di chitarra al mondo, ed addirittura annoverato tra i migliori Cd Jazz/Fusion dell’anno.
Il Clou del sound di “Dusting the time”è riconducibile al jazz e a certa fusion;non mancano però talvolta richiami al rock di matrice settantiana.
GC. Infatti! Nel mio genere “Fusion” racchiudo tutte le mie esperienze musicali passate, dal rock al progressive, dal funk al latin, dal reggae al jazz… sono molto aperto musicalmente, mi piace la musica a 360 gradi, cerco di riportare tutto nella mia musica cercando di mantenere una propria personalità.
La domanda quindi sorge spontanea,collegandomi alla precedente:non è che ti piacerebbe per caso un side-project di tale genere al momento?
GC. Sicuramente. Mi piacerebbe molto. La mia natura è rock ma contaminata dalle armonie più complesse del Jazz! Anche per svagarmi un po’ da tutta quest’armonia complessa 😉
Come vedi l’attuale scena fusion italiana?E,più in generale,lo stato della musica nel nostro paese?
GC. La scena Fusion italiana purtroppo non la vedo troppo bene, infatti l’Italia non è un paese dove venga apprezzata tale musica. Si da molto più spazio al solito Jazz tradizionale, che è una cosa buona ma la Fusion qui è incompresa o addirittura snobbata dai “puristi del Jazz”… quando invece la vera Fusion richiede molto di più del Jazz tradizionale. Innanzitutto devi essere un jazzista per farla ma in più devi aver avuto tante esperienze in altri generi musicali. Poi io propongo mie composizioni… che la critica internazionale trova (insieme al mio modo di suonare) originale. Stessa cosa per la situazione musicale in generale. L’Italia è soprattutto basata sul pop italiano.
Cosa consiglieresti ad un giovane chitarrista che vuol vivere di musica?
GC. E’ una bella domanda! Non è facile oggi vivere di musica. Innanzitutto il consiglio che do è di studiare e raggiungere alti livelli sullo strumento, di essere versatile ed aperto a più generi musicali, ma soprattutto di ricercare un proprio stile. Ho avuto molti allievi che sono diventati bravi professionisti, uno in particolare ora suona con la Pausini, la Vanoni e la Mannoia.
Quali sono le tue principali influenze musicali?
Ne ho avute veramente tante… Wayne Shorter, Michael Brecker, Chick Corea, Miles Davis, Weather Report, Joe Zawinul, Tribal Tech. Tra le altre influenze chitarristiche ho Allan Holdsworth, Scott Henderson, Joe Diorio, Joe Pass, Jim Hall, George Benson, Don Mock, Bill Frisell, Lee Ritenour, Steve Khan, Larry Carlton, John McLaughlin è la sua Mahavishnu Orchestra, ho anche partecipato come leader ai due doppi Album a suo tributo: “Mahavishnu Re-Defined vol. 1 e Mahavishnu Re-Defined vol. 2”, con la presenza di molti musicisti della scena mondiale quali Billy Cobham, John Patitucci, Vinnie Colaiuta, Mark Egan, Dennis Chambers, Gary Husband, Steve Vai e moltissimi altri nomi, prodotti dalla prestigiosa label ESC Records. Anche Jeff Beck mi ha influenzato, sempre per la ESC Records a breve uscirà un doppio Cd tributo a Beck in cui ho registrato una mia composizione col grande Michael Manring al basso e molti altri nomi della Jazz/Fusion della scena mondiale.
La tua carriera è stata costellata- e continua ad esserlo-di collaborazioni importanti.
C’è qualche musicista con cui vorresti lavorare e con cui ancora non hai potuto incidere ancora nulla?
GC. Si ne ho diversi tra cui, Wayne Shorter, Billy Cobham, Chick Corea, Dennis Chambers, Randy Brecker, Vinnie Colaiuta, Vince Mendoza, Joe Lovano e tanti altri.
Tra i brani del disco,quale ritieni il più rappresentativo?
GC. Forse proprio la “Title Track” Dusting The Time sia per l’impatto e l’immediatezza che per l’armonia modale e parallela.
Grazie per la pazienza e disponibilità.
Nel salutarci, dì pure quello che vuoi ai nostri lettori
GC. Grazie a te per l’ottima intervista ed un caro saluto a tutti i vostri lettori, sperando che ascoltino l’album per saperne di più su di me e sulla mia musica. Per maggiori info questo è il mio sito: www.gianfrancocontinenza.com