Abbiamo avuto il piacere di gustarci il tuo nuovo lavoro di cui presto pubblicheremo una
recensione. Com’è nato il videoclip e soprattutto come è stato tecnicamente realizzato?
Ciao! Il videoclip è nato girando per le strade intorno a casa. Ho trovato luoghi caratteristici
a me nuovi che avevo a distanza di pochi passi. Con i colori autunnali era tutto così bello
che ogni tanto mi sembrava di osservare un quadro e allora ho iniziato ad uscire con la
gopro per catturare quelle immagini e farci qualcosa. Tutte le riprese sono di una gopro e
montaggio e color correction sono realizzati in Davinci Resolve.
Parlaci di tutte le fasi di produzione del tuo ultimo singolo: stesura, daw utilizzata,
arrangiamento, mix, mastering, se hai fatto tutto da solo o ti sei avvalso di collaboratori.
Per “Discovery” sono partito dal sound design del pad principale, ho impostato un pattern
di 4 battute che ho steso su una struttura intro/verse/break/verse/outro arrangiando poi le
parti di conseguenza. Le melodie le ho inserite in un secondo momento. Mix e master
sono miei e ho realizzato il tutto in Ableton Live.
Quali sono i tuoi plug in preferiti? Sia per quanto riguarda i vst che i processori audio.
Utilizzi anche macchine fisiche, se si, quali?
Tra i synth virtuali utilizzo principalmente Serum ma per “Discovery” ho impiegato solo
macchine fisiche: Novation Peak, ModelD Behringer, Elektron Digitakt e Volca Keys Korg.
Per mix e master ho utilizzato il pacchetto di plugin di Plugin Alliance.
Come nasce una tua produzione in generale: ad esempio, se c’è un momento della
giornata in particolare in cui inizi a comporre, quanto dura questo processo, se fai tutto
preso dalla “foga” creativa oppure il processo viene preso e ripreso più volte in pochi
giorni, mesi o settimane.
Una produzione spesso nasce partendo da un suono. Altre volte invece cerco di ricreare
un’atmosfera dalla quale partire. Non ho un momento particolare della giornata in cui mi
dedico a questa attività e solitamente cerco di portare a termine il brano il più velocemente
possibile per conservarne l’anima originale. Poi mi concedo più tempo per il mix e per
correggere gli errori.
Vogliamo conoscere il tuo background formativo per quanto riguarda l’ascolto.
Sia per quanto riguarda l’elettronica che altri generi musicali.
Sono partito dalla musica classica e dal synth pop degli anni ’80 e passato per il metal, il
rock, i blues, il punk, il prog e svariati generi e sottogeneri suonandoli tutti insieme alle
band in cui ho suonato. Riguardo l’elettronica di questo periodo gli artisti che prediligo
sono Jon Hopkins, Christian Loffler, Rival Consoles, Apparat, Kiasmos, Max Cooper,
Nicolas Jaar e alcuni altri.
Desideriamo anche sapere il tuo background formativo dal punto di vista musicale e
“audio”, magari parlandoci dei tuoi primi approcci alla registrazione e composizione.
I primi approcci sono stati rudimentali e prevedevano l’uso di due registratori a cassetta
collegati in modo da poter registrare su una traccia due segnali audio alla volta di cui uno
era ciò che stavo suonando. Ripetendo questa operazione varie volte potevo realizzare i
miei primi brani. Poi sono passato ad alcuni multi-traccia casalinghi a quattro canali e poi
ho avuto modo di frequentare per anni uno studio di registrazione professionale dati i
tempi interamente analogico. I primi approcci alla composizione e alla musica di insieme
invece sono avvenuti quando ancora ero molto giovane e frequentavo la mia prima scuola
di musica.
C’è un pensiero, una filosofia ben precisa, che vuoi far passare attraverso le tue
produzioni oppure sono sensazioni astratte convertite in suono?
Un pensiero in termini di messaggio no. Una filosofia certamente sì ed ha a che fare con la
libera espressione artistica personale che è quella di non cercare di copiare gli altri e
seguire la moda del momento al fine di ottenere “visibilità” ma di esprimere chi si è con ciò
che si ha. Se piace bene e se non piace non è un problema per nessuno.
Vita privata: i nostri lettori desiderano sapere di più riguardo anche “uomo”;oltre che
“artista”, chi è, cosa fa, cosa è stato e cosa vorrebbe essere…quando fa musica e
quando non fa musica.
Sono un emigrato figlio di emigrati i quali a loro volta erano già figli di altri emigrati. Ho la
migrazione nel sangue ma ora mi pare di aver trovato un luogo dove potrei fermarmi. Mi
guadagno da vivere come graphic designer applicato al settore televisivo dedicato agli
eventi sportivi ed avendo uno studio casalingo faccio musica appena ne ho possibilità.
Una recente passione sono le camminate in montagna. Ho sviluppato un rapporto intenso
con la natura che è essenziale per il mio benessere. Cosa vorrei essere? Vorrei essere
una persona che vede una situazione migliore di quella che vede oggi intorno a sé.
Musica e tecnologia, oggi come non mai, vanno sempre di pari passo. Qual è il tuo
rapporto con essa?
Cerco di difendermi e di trovare un compromesso. La tecnologia può portarmi via un sacco
di tempo per cui cerco di fissare un obiettivo e di fare una ricerca tecnologica di tipo
puntuale. Credo che il problema con la tecnologia sia proprio questo, e cioè che è facile
perdersi nei meandri delle invenzioni che escono ogni giorno senza portare a casa niente.
Per cui sì che uso la tecnologia ma cerco di farlo senza farmi coinvolgere.
Produzione musicale, spettacoli, live, fruizione discografica in streaming ed emergenza
Coronavirus, come vedi questa situazione dal tuo punto di vista?
Ci sarebbe tanto da dire. Molte sale da concerto erano vuote già molto prima che ci fosse
il Coronavirus per cui per quanto duro si il momento che stiamo vivendo può anche essere
occasione per rivedere il sistema alla luce delle falle che proprio questo virus ha
evidenziato. E questo non vale solo per la musica ma per qualsiasi ambito della nostra vita
sociale. Grazie per ‘intervista Audiofollia, a presto e un saluto a tutti i lettori. Buona
musica!
Intervista ad Emmeffe, apprezzato compositore di musica elettronica