Ecco la nostra intervista al cantautore Piergiorgio Tedesco dopo l’uscita del terzo album “Wrestling”.
1) Ciao Piergiorgio, è un onore per noi scrivere per la terza volta di te, stavolta in occasione di questa intervista.
Quando hai iniziato a scrivere canzoni e come sono cambiate fino ad oggi? Parlaci, se ti va, di tutte le fasi evolutive della tua carriera di cantautore.
Grazie a voi per l’interesse…
Ho cominciato a scrivere canzoni sin da ragazzo, negli anni ’80 ed alcune di esse me le porto dietro nel mio repertorio. Una delle svolte è stato quando ho scoperto che gli amici (all’epoca non c’erano i social) le canticchiavano e me le chiedevano. A parte qualche band estemporanea, per lo più mi esibivo nei locali e nei festival in set acustico. In quegli anni ho conosciuto Brian Allan (aka Enrico Davià), anche lui cantautore, che è diventato il “mio” chitarrista e tuttora compagno di scorribande. Insieme a lui e ad altre persone (Francesco Signor in primis) abbiamo fondato a Torino negli anno ’80 una compagnia musico teatrale, i “+ttosto che stare a kasa“, genere demenziale ma non solo.
Ho mollato poi la musica per più di un decennio… evidentemente pensavo che diventare grande significasse abbandonare le passioni giovanili, ma per fortuna mi sono ravveduto.
Quello che è cambiato in questa seconda fase è un’attenzione crescente per tutti gli aspetti di contorno alla scrittura e la cura dei particolari, a cominciare dal suono. Per la scrittura non saprei, probabilmente sono diventato più conciso.
2) Quali sono i tuoi riferimenti musicali, sia per quanto riguarda i cantautori, sia eventualmente, altri musicisti in generale.
Io sono cresciuto a pane e cantautori. A casa mia si ascoltavano De Andrè, Guccini, Bennato, De Gregori, Bertoli e tutti cantautori di quegli anni che agli occhi di un ragazzino erano gli eroi senza macchia che combattevano le ingiustizie del mondo. Bennato cantava che “la chitarra era una spada” e direi che ci ho creduto anche troppo…
Poi sono arrivati ascolti più internazionali: i Pink Floyd, Bruce Springsteen, David Bowie e poi tutta la new wave o il “post-punk” se preferisci.
3) Secondo te, com’è cambiata la musica dall’avvento dei social, le piattaforme digitali e la “morte” del supporto fisico? Personalmente, che rapporto hai con esso, sei un cultore del vinile, utilizzi ancora i cd o i tuoi ascolti viaggiano tranquillamente tra connessioni bluetooth, Spotify, Amazon Music, Itunes e simili?
Io mi adeguo abbastanza facilmente al mezzo. Un po’ perché il mio lavoro mi porta a dovermi confrontare costantemente con i nuovi media, un pò perché non sono un feticista degli oggetti. Per quest’ultimo album “Wrestling“, accanto alla distribuzione digitale, il supporto fisico è costituito da un package che contiene la copertina su supporto rigido ed una chiavetta usb. Ho rinunciato al CD perché da quando l’hanno levato anche dalle auto è praticamente sparito. In occasione dell’album precedente (Con le dovute eccezioni) in molti tra coloro che lo acquistavano mi dicevano cose del tipo… “eh allora quando vado in montagna lo ascolto, che lì ho ancora un lettore CD..”. Inutile insistere, bisogna trovare altre formule per proporsi.
Quello che è cambiato con l’avvento dei social è da un lato la possibilità di coinvolgere comunque un numero maggiore di persone anche per una produzione “di nicchia” come la mia, dall’altro ha esasperato ulteriormente la velocità ed anche una certa superficialità. Quindi, se vuoi farti ascoltare, l’attacco delle canzoni deve essere incisivo, ma questa è una tendenza che viene da lontano ormai.
4) Come nasce una tua produzione, sia dal punto di vista della scrittura, degli arrangiamenti, del mix e mastering, della registrazione delle voci, della distribuzione (utilizzi qualche piattaforma in particolare? Se ne hai utilizzate diverse, raccontaci della tua opinione) e della promozione online (ti appoggi ad agenzie, uffici stampa, oppure fai-da-te?). Ecco, se puoi, soffermati su ogni singolo aspetto, interessa tutti noi audiofolli.
La scrittura delle canzoni, musica e testo, quel momento magico è l’essenza ed il principio di tutto. Possono nascere in mezz’ora o in sei mesi, ma da lì poi viene tutto il resto. Per quanto riguarda la produzione, questo è il secondo album che realizzo con i ragazzi del Ciabot Music Studio, che poi sono Simone Ferrero ed Edoardo Luparello (e sempre con il supporto di Brian Allan). I progetti possono nascere nella tua testa, ma poi hanno bisogno di gambe solide ed affidabili per essere sviluppati. Loro sono musicisti e producer molto bravi, meriterebbero grandi palchi e con loro c’è sempre molta sintonia e divertimento. Poi, siccome siamo tutti piuttosto pignoli, finisce che rifacciamo il mix ed anche il mastering anche 3 o 4 volte, ma senza lavoro non si va da nessuna parte. Per la distribuzione utilizzo solitamente IMusician… mi trovo bene, danno un buon servizio e non ho sentito l’esigenza di cambiare.
Per quanto riguarda la promozione mi affido al fai-da-te. Diciamo che faccio di necessità, virtù. In generale l’esperienza lavorativa mi aiuta ad affrontare il progetto dell’album. Diffido poi delle pseudo-etichette che non fanno un tubo, non mettono soldi, ma che in sostanza ti vendono dei servizi in maniera più o meno occulta. Per quanto mi riguarda ho 50 anni, non posso permettermi passi falsi e non voglio finire spennato. Chiaro, no?
5) Parlaci de “La canzone del segaiolo”, com’è nata e qual è il messaggio che dovrebbe essere colto dagli ascoltatori.
La Canzone del segaiolo è un pò il gusto della sfida di scrivere di temi inconsueti, possibilmente in forma poetica e comunque, spero, non volgare. Certo, c’è anche leggerezza, ma tratta un tema che è rimasto forse “l’ultimo tabù” ed infatti di canzoni che lo affrontino apertamente ce ne sono poche (mi ricordo Lucio Dalla di Disperato Erotico Stomp e qualcosa di Gianna Nannini). E poi il tema del desiderio maschile è visto da una prospettiva reale ma inedita, diciamo dalla porta sul retro…
6) Per quanto riguarda “l’artwork”, abbiamo notato che è molto curato, belle grafiche, bei disegni. Chi e cosa c’è dietro?
La canzone è anche un fatto multimediale e l’artwork è uno dei mezzi per presentare il progetto e per arrivare alle persone. Nella circostanza di Wrestling, ho avuto la fortuna di poter lavorare con Vincenzo Fiorito che è un grande Artista, pittore, scultore, scenografo per il cinema e il teatro. E questo penso davvero che sia un valore aggiunto, gli sono grato per aver messo la sua Arte a disposizione delle mie canzonette… Con lui ci conosciamo da molti anni, per i casi della vita.
7) Desideriamo conoscere la tua opinione su alcuni fenomeni musicali di attualità: i talent, la trap, la musica “indie” e i musicisti su Twitch (il social viola).
Sono cose molto diverse… I Talent hanno contribuito alla standardizzazione dei gusti musicali, si cerca un talento di un certo tipo, possibilmente piuttosto malleabile e basta. Ma davvero se oggi si affacciassero su un palco di quel tipo un De André oppure anche un Vasco Rossi, non verrebbero neppure notati. Per quanto mi riguarda, neppure penso di avvicinarmi.
La trap semplicemente non è la mia musica e neppure il mio suono. Detto questo, anche il Punk alla fine degli anni ’70 veniva considerato da persone più grandi un “rumore”. Poi la musica si è contaminata con altri generi e sono venuti fuori grandi artisti e più o meno lo stesso penso che capiterà con la trap.
Le etichette con la musica poi lasciano un pò il tempo che trovano, così sarà per la trap e così è per il movimento “Indie” che comunque ha avuto ad un certo punto una certa forza “rigenerativa”. Per quanto mi riguarda credo di essere più “Indie” di tanti altri, nel senso di indipendente, dato che faccio le scelte che voglio e che mi autoproduco.
8) Musica, canzoni, live, coronavirus. Come pensi che stia cambiando il panorama musicale in seguito alle vicende mondiali che stiamo vivendo?
La grande incognita sono i live ed è una sofferenza. Personalmente, pur avendo un album nuovo, ho rinunciato ai concerti per ora, diciamo per senso di responsabilità oltre che per proteggere me stesso. Dire ora cosa cambierà è difficile, dipende anche per quanto tempo si protrarrà questa situazione. Viviamo una sorta di tempo sospeso e vedremo come e quando ne usciremo.
9) “Silenzio” è il nostro brano preferito. Desideriamo conoscere tutti i retroscena, dalla scrittura, agli arrangiamenti e alla produzione.
Silenzio è nata a casa mia nel primo sabato di lockdown. L’ho scritta in mezzora, sul divano, anzi prima l’ho cantata e poi mi sono affannato a rincorrere i versi e le strofe per non perderla. In effetti è quello che intendo per “magia” quando scrivi. Poi ho impiegato un paio d’ore per limare qualcosina e per cercare giusto qualche parola che mancava al testo. Avevo l’impressione di avere scritto qualcosa di importante (almeno per me) e l’ho mandata subito a Simone Ferrero. L’arrangiamento lounge è opera sua, io poi ho un pò cambiato il modo di interpretarla proprio per inserire la voce in quell’atmosfera. Per l’assolo finale, abbiamo avuto la fortuna di avere in studio Diego Vasserot.
E comunque grazie, “Silenzio” è anche il mio pezzo preferito dell’album!
10) Abbiamo ascoltato e apprezzato ben tre album. Chiediamo: cosa c’è “prima” di questi tre album cosa ci sarà (forse) , dopo?
Prima c’è la passione per la musica, l’amore per certi cantautori e la voglia di scrivere che mi accompagna ormai da molti anni. Dietro l’angolo, spero che ci siano un bel pò di concerti: come vi dicevo, per ora ho rinunciato, dato il periodo disgraziato che stiamo attraversando. Ma da Aprile voglio salire sul palco e non voglio più scendere fino a settembre inoltrato…
Poi, più avanti, spero un altro album. Dipende anche dal menù che ti propina la vita.
11) Gli audiofolli lettori della nostra webzine sono molto curiosi e si chiedono: chi c’è dietro al Piergiorgio Tedesco cantautore?
Chi è l’uomo oltre all’artista? Cosa fa quando non produce musica? Se ne hai voglia, raccontaci un po’ del tuo privato, cosicché ci possa aiutare a comprendere anche il tuo tessuto musicale.
C’è un “vecchio ragazzo” che da 30 anni si alza tutte le mattine per andare a lavorare, ma che continua ad avere voglia di scrivere e di suonare. Poi ci sono la mia fidanzata, un gruppo di colleghi di lavoro straordinario (adesso, ma non ho sempre avuto questa fortuna) e i miei amici che sono da sempre un confronto, uno stimolo a ragionare sulle cose ed anche un’oasi di serenità. E ancora, letture, cinema, la buona cucina, l’esigenza di mantenersi in forma e in buona salute che ad un certo punto della vita diventa necessario… e mi pare che possa bastare!
Ecco la nostra intervista al cantautore Piergiorgio Tedesco dopo l’uscita del terzo album
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