Mai come questi ultimi anni la crisi aveva colpito i più disparati settori.
La crisi non è una leggenda, si può toccare con mano.
E’ vero che c’è gente in fila all’uscita dell’I-phone 5, ma è la stessa gente che lo paga a rate o che per comprarselo mangia pane e cipolla per mesi, è sempre senza credito e gli mancano la metà dei denti perché non ha soldi per curarseli.
In questo caso, si potrebbe dire che la crisi è un atteggiamento mentale perché se si desidera davvero qualcosa lo si ottiene.
Certamente lo si ottiene, ma rinunciando a molteplici bisogni vitali.
Dirò qualcosa di estremamente scontato, dicendo che la crisi economica è stata creata da cattiva politica e avidità delle classi più alte.
La realtà è fatta di persone che per spendere venti euro hanno bisogno di aspettare il mese successivo.
E non sono casi estremi, disagiati o barboni, ma persone dall’apparenza dignitosa, ma rappresentanti di una precarietà profonda e di una povertà reale.
Una povertà che non è fatta di pelle e ossa o un materasso gettato per strada, ma altrettanto grave.
Fatta di debiti da pagare, bollette in accumulo, figli da mantenere, da “è una settimana che mangio pasta col burro del discount perché la carne costa troppo”.
La povertà è quando la disoccupazione supera la metà dei cittadini, quando i figli hanno la barba da decenni e sono ancora mantenuti dai genitori e lo Stato italiano non fa niente.
Quei figli mantenuti che se non avessero i genitori, farebbero parte di quella povertà appariscente, fatta di materassi per la strada, rovistare nella spazzatura e degrado.
Fisico e mentale.