VUOTO APPARENTE”Storyteller”(Seahorse recordings)
Che la Seahorse recordings sia una delle etichette più attente nel panorama indipendente italiano non vi è alcun dubbio,così come è assolutamente tangibile la qualità incredibile dei dischi da loro prodotti.
Oggi vi parlerò di uno di questi dischi e vi assicuro che la qualità è come sempre molto alta.
Si tratta di “storyteller”a firma di un interessantissimo cantautore siciliano,Riccardo Piazza:è lui il nome che si cela sotto il monicker “ vuoto apparente”.
E mai nome per un disco fu più azzeccato:le 7 tracce infatti sono dei veri e propri spaccati di vita vissuta,in cui Riccardo fa riemergere ricordi personali e dà la propria visione della musica d’autore.
Apre il disco”Dall’america con amore”,dalle scintillanti e armoniose chitarre:le influenze”cantautorali”sono riverniciate a nuovo,con qualche riflesso lievemente dark.
“Il cantautorato intellettuale/lo stesso cinismo che è proprio di un animale/sono quelle che sono che non ho”recita il testo ed è significativo:Riccardo prende le distanze da argomentazioni trite e ritrite,e difatti il suo songwriting è unico ed originale,non somiglia a cose già sentite.
La canzone scivola via che è un piacere,dotata anche di un accattivante ritornello,anche se mai banale tra malinconia e poesia,sia per quanto riguarda l’armonia che le liriche(“Gioia,saliamo su in america/vediamo se domani nevica anche a timbuktu/voglio una piantina esotica/da relegare a festa solo quando ci sei tu”).
“Ti lascerò parlare”è un brano più”americano”nel suo incedere folk-rock venato di blues(e anche di country,velatamente);ed è un pezzo arioso,divertente e divertito,in cui emerge anche un po’ di ironia,usata però sempre con garbo e personalità(”Ti lascerò parlare fino alla fine degli eventi(….)/ti lascertò parlare ogni fottuta ora dei miei giorni/la mattina,la sera,l’estate anche in primavera/ma non mi prendere per quello che non sono/io voglio parlare di tutto/sia dei fatti miei/che dei fatti tuoi/soltanto che alle volte il silenzio è d’oro/più della tua gioia,di tutte le stelle/quando lo capirai/mi ringrazierai”).
Una traccia veramente solare fatta apposta per essere eseguita dal vivo.
“Farfalle nel metrò”è una ballata ardonata da bellissime parti chitarristiche agrodolci,con un testo che miscela riflessioni a ricordi personali(“gli alberi e i fiori al mattino/i campi agricoli del vicino/storie di agorafobia/e la domenica a pescare senza voglia di tornare/e poi vado via/rincorre le farfalle nel metrò/porto una fotografia/per ricordarmi che sono un nostalgico”);tra delicate ed accattivanti melodie e immagini evocative,il brano è curato in ogni minimo dettaglio,liriche e musica vanno di pari passo,perfettamente sposate insieme.
Uno dei più bei pezzi del disco è”autogestione”,piena di bellissima malinconia,tra rimpianto e vecchie memorie(“ho chiuso bene la mia paura nel cassetto/ed ho gettato la chiave dove non ricordo/ed ho stracciato la foto del mio compleanno/quella dove c’eri anche tu vicino a me(….)chissà se hai già i capelli bianchi/e due vagoni di rimorso ai fianchi/a me non interessa più”),e qui il connubio tra testo e parte strumentale è al culmine,in un tappeto acustico(solo apparentemente semplice,in realtà come sempre curatissimo) formato da piano,tastiere e chitarra acustica,su cui si stende una struggente melodia.
“Il mattino non ha loro in bocca”è un brano freschissimo e come sempre molto accattivante,tanto che lo vedrei bene come un potenziale singolo:introdotto da dei lievi battiti elettronici che lasciano presto spazio ad un’andatura ”notturna”,ma allo stesso tempo ariosa,è un pezzo in cui ritorna un po’ di raffinata ironia,mai sopra le righe(“1-2-3/conto fino a tre(….)/forse un giorno arriverà/la mia giornata campale/come Godot mi libererà/dalle ossessioni,paure ed affini/ma fino ad allora…)”.
Si torna invece su di un mood più rilassato su”Preda degli eventi”,una ballata sorniona col sorriso tra le labbra (“Il bello di alzarsi tardi alla domenica/e di stendersi al balcone in pigiama/prendere la vita a quattr’occhi/e dirle:cara,sì domani,ma non oggi/sono quasi sicuro/che domani qualcun’altro ci priverà di questo”)e allo stesso tempo con un po’ di spleen avvolgente che sa commuovere(“e se poi risultiamo vicenti/c’est la vie/il podio ha sempre tre posti”).
Davvero un bellissimo brano in cui le tenui atmosfere delicate ti avvolgono e allo stesso tempo distendono,mentre il testo è cibo per la mente.
Chiude degnamente il disco”Fatti di parole”,una ballad elettroacustica in cui ritornano influenze country;una meditazione sulla vita vista con serenità,senza scivolare nella faciloneria(“e negli atteggiamenti palesi/come nelle leggende c’è la verità/ho fatto tutto ciò che ho potuto/per guardarmi allo specchio senza pietà/e non è un fatto di moralità(…)/voler trovare la serenità/nelle parole giuste)”.
Il vuoto apparente si candida ad essere una delle migliori realtà cantautorali dei giorni nostri,con originalità e ottimi spunti musicali dalla sua parte;mi spingo oltre:secondo me potrebbe quello che ci vuole per riportare in auge la musica cosiddetta”d’autore” come negli anni ’70.
Riccardo di stoffa e di creatività ne ha da vendere e questo disco ne è la dimostrazione palpabile:adesso sta a voi accorgervi di questo personale cantautore.
Dategli un ascolto,non ve ne pentirete.