PERRY FRANK
“music to disappear”+”The Neptune sessions”
Perry Frank è un musicista sardo di notevole bravura;dopo anni passati a suonare la chitarra in svariate band,dal 2005 ha deciso di mettersi”in proprio”,sfornando e componendo materiale strumentale interessantissimo(ciò non gli ha comunque impedito di continuare a suonare in un gruppo;difatti dal 2006 suona con i Cheyenne Last Spirit).
Oggi vi parleremo non di uno,ma addirittura di due sue lavori,l’ultimo”THe Neptune sessions”,un EP uscito per la Clubland e del penultimo lavoro,”Music to disappear”,uscito invece per la tedesca Idealmusik label.
La musica di Perry è bellissima,caleidoscopica e ricca di sfumature;s’incontrano in essa ambient,,rock dai contorni psichedelici e progressive,lounge,atmosfera da colonne sonore e tanto,tanto altro ancora…..quindi vale la pena davvero di approfondire il personaggio(che,ricordiamolo,oltre alla chitarra,suona tutto da solo nei suoi dischi,e quindi basso,tastiera,percussioni e quant’altro)e le sue composizioni.
Ma procediamo con ordine….
“THE NEPTUNE SESSIONS(Clubland records)”
Alle”sessioni di Nettuno”è dedicato il titolo del nuovo lavoro di Perry Frank,un EP notevole e spettacolare,dalle atmosfere sognanti e ammalianti.
Il titolo,carico di immaginazione e creatività,rispecchia in pieno le qualità compositive del nostro polistrumentista.
“The Drowning Neptune”è l’apertura;è una sorta di”ambient rock”in cui convivono elementi progressivi e morbidamente psichedelici,adornati da una chitarra notturna e rilassata.
Naturalmente,come avrete capito,la componente”ambient”è in evidenza:ma è vista da una prospettiva inedita,quella del nostro Perry Frank,totalmente introspettiva e”luminosa”,cangiante.
Ma la sperimentazione non può mancare:e difatti”Inland Horizon”presenta nell’introduzione elementi elettronici analogici,uniti a dei loop moderni;ma il tutto è teso a creare il tappeto per una ballata malinconica e meditativa.
Il dialogo tra pianoforte,chitarra e i “battiti”della”calda”drum machine, è magnifico;e pare una bellissima colonna sonora per un documentario,quasi una sorta di new age velatamente rockeggiante,in cui memorie di Vangelis e Pink Floyd vengono trasportate nel futuro.
Il disco vive però di vari momenti:”Real alcazar”ne è la dimostrazione,e difatti sconfina su affascinanti scale orientali;è una visione”psichedelica”della world music,assolutamente personale,che vede Perry in grande forma alle tastiere e alle chitarre….e quando entrano le percussioni paiono cullarci quasi in una”Karma Coma”del nuovo millennio,prima che il feeling”meditativo”torni a farla da padrone(complici chitarra,piano e tastiera a disegnare un paesaggio”cristallino”)….il finale rientra nell’atmosfera arabeggiante dell’inizio….
“Parc guell”è un brano più breve,ed essenzialmente acustico;struggente e melodico,all’insegna della rilassatezza,affidato a delicati arpeggi e ad una slide”Gilmouriana”.
Le qualità”emozionali”e “commoventi”della musica di Frank non si esauriscono nemmeno su”Winter in June”:un brano malinconico(il titolo è programmatico e rispecchia questo gioco di amabili contrasti:come fosse la soundtrack per un leggero temporale estivo),che continua un po’ il discorso del brano precedente,ma in maniera differente,più”piena”ed ombrosa(e riappaiono dei soffici battiti percussivi).
Chiude questo mini”Last september days”,bellissima ed avvolgente,dal mood morbido;l’armonia dettata dalle chitarre(sempre arpeggi e la slide sovrapposta)e dal pianoforte disegna luoghi solari della mente,e non è difficile immaginarsi una spiaggia ed il mare in settembre,con un vento soffice che ci accarezza….verso la fine,poi,il tutto si tinge di mistero e di sonorità darkeggianti, più inquietanti del solito….
Davvero un bellissimo lavoro,all’insegna della creatività e dell’immaginazione sonora al potere.
Tutti gli amanti dei paesaggi sonori strumentali e delle sonorità ricercate non possono farsi mancare questo disco né il prossimo di cui parleremo tra poco.
“MUSIC TO DISAPPEAR(Idealmusik label,2012)”
“Music to disappear”è,invece,il penultimo lavoro di Perry Frank:qui la componente “rock”è più marcata,anche se rivisitata in maniera sempre personale,ed è sempre uno degli ingredienti nel personale amalgama sonoro…e,difatti,per contro,non mancano episodi introspettivi ancora più ambient che nell’ultimo lavoro.
L’introduzione ariosa di”Ultramarine”è affidata a delle tastiere avvolgenti e rilassanti nella loro maestosità;ed un titolo come”Ode to the sea”,come accade sempre per le composizioni di Perry è esattamente ciò che promette:un ode al mare,appunto,dalla melodia tastieristica che si stampa in testa e non ne esce più.
Un sentimento malinconico pervade “Landscape of a twilight lamp”,quasi “seventies”nella sua andatura notturna(le tastiere-velatamente- ricalcano qui il fender rhodes)e solcata da lievi”Soundscapes”.
“Candlelight”svela l’anima più dichiaratamente”rock”di Perry Frank:tra ricordi anni ’70 e vocals stralunatamente melodiche(anche se il cantato sono dei vocalizzi molto interessanti,un po’ alla Alice in chains),è un brano più scorrevole e dinamico,che dimostra l’infinita fantasia del nostro;gli arpeggi della chitarra acustica sono in evidenza,così come una parte più”aggressiva”che ci riporta in atmosfere psichedelico-alternative(mentre il glissando malinconico della 6 corde pare portare ai giorni nostri sia Gilmour che gli Shadows),tra passato e presente.
La relativamente breve”The sound of memories”è un commovente dialogo malinconico tra chitarra acustica e pianoforte dal sapore vintage(memorie di sixties pop dietro l’angolo?);e si continua un po’ su questa linea anche su”Another place,another time”,con la chitarra “unplugged”ed il piano sempre in evidenza(anche se lo spleen suggerito dal brano è”sentito”in maniera diversa dalla precedente,e svela un immaginario più”progressivo”).
E’ difatti un brano più lungo e complesso,nel suo incedere maestoso,che sfiora quasi gli 8 minuti….ma il paesaggio sonoro risulta sempre delicato e non stanca mai….ma quando il brano sembra finire,in realtà a metà brano riappaiono le sonorità liquide della chitarra,tra ambient e psichedelia onirica e tornano anche le riminiscenze di altri tempi(complice anche un assolo di organo e dei breve reverse,che per un momento ci fanno tornare alla mente i Pink Floyd di”A saucerful of secrets”e i Tangerine Dream di”Electronic meditatioN”….ma è solo un brevissimo istante,perchè poi si torna su un clima più”pastorale”,affidato alla meditazione musicale).
Più minimale”And the dawn begins at dusk”,affidata agli spettrali rumori del vento e al malinconico pianoforte,prima che appaia una chitarra anch’essa carica di pathos struggente(e arriva pure il canto degli uccellini in sottofondo)…..bellissimo pezzo di musica,da amare fino alle lacrime.
“Oceanmirrors”coniuga ancora chitarra acustica e tastiere per un paesaggio rilassato e stupendamente poetico;con”the ballad of the late clock”,invece,si cambia completamente registro,siamo infatti davanti ad un brano dal sapore folk tradizionale,di altri tempi,ennesima conferma della poliedricità del nostro,non incasellabile all’interno di un solo”genere”(non manca qualche lieve spezia”orientale”che dona un tocco insolito al finale).
Delicato è il mood chiaroscuro di”White Ocean Daisy”,tra ambient e ricordi progressive:ancora chitarra acustica e pianoforte i protagonisti di questa delicata poesia strumentale.
Il finale è affidato a “Pleiades star cluster”,aperta da rumori ambientali e più darkeggiante del solito:il mood dell’introduzione è ancora più minimalista,eppure non privo di ariosità e maestosità cangiante.
La seconda parte,invece è più rockeggiante e moderna,e sposa elettronica dal sapore”space rock”ad un feeling psichedelico-progressivo.
I lavori di Perry Frank sono la dimostrazione che ci può essere poesia anche nella musica strumentale:l’estrema cura e maestrìa che ha il nostro nel creare i suoi quadri sonori sono impeccabili,ed emozionano,tenendo in primo piano l’immaginazione e cullandoci con la loro rilassatezza,senza mai stancare(difatti l’attenzione non viene mai meno ,anche perchè man mano che si entra nel vivo,si scoprono particolari sempre diversi,ascolto dopo ascolto,complice una stratificazione sonora perfettamente riuscita).
Perdersi l’ascolto di questi due dischi,secondo me è imperdonabile:per chi ama la creatività strumentale unita ad una pacatezza rarefatta,ma vincente,questi sono ascolti obbligati…e,secondo me,consiglierei anche questi dischi anche agli amanti di certo progressive o dell’ambient più minimale,ma in generale a tutti gli amanti della buona musica.
Perry Frank:segnatevi questo nome e correte a recuperare i suoi dischi;ne sentiremo ancora parlare,e di sicuro noi lo faremo ancora e presto,dato che sappiamo che il nostro è già al lavoro su un nuovo album,che sarà sicuramente imperdibile come questi due cd….nel frattempo torniamo a riascoltare queste gemme,queste poesie sonore dal sapore inconfondibile….