A cura di Francesco Lenzi
LA VOCE DI SEIN ”attimo sublime di esistenza”
La voce di Sein è un nuovo progetto rock proveniente da Pisa,nato dalle menti creative di Michele Senesi e Antonio Inserillo.
In realtà questa band è attiva da 5 anni in studio,ma si è concretizzata”su disco”solo recentemente,quando il gruppo si è tramutato in duo:ma come disse qualcuno”less is more”,ed in questo caso è vero….difatti pur essendo solo in due,La voce di Sein ha un sound molto bello e ricco,da far invidia a gruppi più numerosi.
L’inizio dell’EP,affidato alla title-track è esemplare:un rock grintoso eppure melodico,con una voce interessante e personale,così come le liriche,altamente introspettive(“potresti dirmi che hai pessimi ricordi/della nostra ricerca ossessionata/di quell’attimo sublime di esistenza/sulle nostre teste”).
Musicalmente,è un mix sublime di ricordi darkeggianti misti a lampi chitarristici di scuola alternative(e ricordi grunge),in cui una possente sezione ritmica si sposa a chitarre vigorose.
“Regina”coniuga arpeggi scintillanti a riff velatamente scuri;s’indaga sempre sulla sfera personale(“Ti ho visto vendere il mio nome/Regina senza pudore/ti ho visto vendere il mio nome/per la tua sporca ragione”);la melodia è avvolgente e mai banale,in un crescendo dimanico di passione ed emozioni,tra pathos ed energia rock.
Una ballata chiaroscura è,invece,”La voce stanca”dal testo significativo e gonfio di un’amarezza meditativa che spiega da sé molto più di tante altre parole(“frammenti emozionali e piccoli indizi di armonie rubate e sintonie ormai sbiadite(..)quando i tuoi occhi hanno smesso di pensare?/e quando hanno smesso di capire?/culli un destino che non ha neanche voglia di correggerci”);musicalmente siamo dalle parti di un alternative rock molto particolare e rarefatto.
Più”accessibile”e melodica,ma non scontata,è”Il respiro”,una rocksong che parla d’amore in maniera personale (“e vorrei poterti sollevare
senza il timore di perdere nuove distanze/e intento sfioro il tuo profilo
impresso sul mio petto in ogni istante”),con delle chitarre belle acide in evidenza.
I rapporti personali e sentimentali vengono affrontati sempre in maniera inedita anche nella successiva”le stesse condizioni”(Vengono così le stesse condizioni che ci uniscono/in mezzo al deserto bagnami di vita e miracoli/Tienile così le stesse vibrazioni che che ci uniscono/in mezzo al deserto nutrimi di carne e di anima”),dalle inflessioni chitarristiche inconfondibilmente dark ed anche un po’ velatamente psichedeliche.
Da una melodia ombrosa e notturna è avvolta”Ad occhi chiusi””:sono riflessioni personali(“se chiudo gli occhi,ci sono nuove forme di attrazione e rarità/e sono in bilico”)che si stendono su di una ritmica incisiva e complessa, il brano è un riuscito mix di influenze diverse(quasi un ponte tra alternative e riminiscenze progressive)ed è uno dei miei preferiti del disco,proprio per la sua atmosfera particolare e la sua”stratificazione”sonora curata al dettaglio.
“Mille volte te(orgoglio e sentimento)”svela influenze quasi settantiane ed allo stesso tempo post-grunge;al centro dell’attenzione è sempre l’amore(“Ogni istante che ci sei io resterò/per volare o per morire e poi strappare/un raggio di più a questo sole che fa male come il sale/senza di te”),narrato con una certa poesia ed avvolto dall’elettricità suadente del duo.Bella la coda strumentale del finale.
La penultima traccia,”In silenzio”,è un brano più sincopato ed accattivante;la band è in grande forma e sfoggia tutta la sua creatività musicale,senza dimenticare la melodia…il testo è interessante nel descrivere una separazione,non si sa se definitiva o momentanea(“Fanno male quelle parole di chi poi senza capire/inciampa nelle false congetture di coscienza/E sono circostanze isteriche/che portano a chiudere/le porte dell’umana vanità”).
La chiusura è affidata ad”Aspettando il vento”,ed ha in assoluto il testo più bello del disco(“vuote le mie mani/dopo aver cercato nella sabbia le chiavi di un altro mattino/illuso dai profili e dalle schiumose bugie/ho conosciuto il nulla ed imparato a piangere/ma sono finalmente libero di cadere senza farmi ancora male”),con una sua poesia visionaria molto particolare….si ritorna ad un rock più grintoso,anche se sempre un po’ umbratile e dai ricordi psichedelici,in un gioco infinito di luci ed ombre.
La voce di Sein è un gruppo decisamente interessante:sono la dimostrazione che in Italia si può coniugare rock e melodia,senza essere banali e/o derivativi;loro sono riusciti in quest’ intento e devo dire che la loro lunga”gavetta”è servita,dato che ci hanno regalato un lavoro già maturo,fresco,che penetra nella pelle ed emoziona….
Anche gli arrangiamenti sono curatissimi,così come i testi-particolarissimi e raffinati-e le dinamiche,che sono semplicemente perfette:nulla da obiettare,quindi,ma solo tanta voglia di riascoltare subito questo disco dall’inizio alla fine,e continuare a sognare con la loro musica…bravissimi davvero!