A CURA DI FRANCESCO LENZI
COSIMO MESSERI “Capitan confusione “ (Music Valley records)
Cosimo Messeri è uno di quegli artisti a 360°,di quelli che non puoi incasellare in una categoria:attore,regista,musicista….;oggi vi parlerò naturalmente della sua musica,nello specifico del suo ultimo album.
“Capitan confusione” è un disco estremamente godibile ed interessante,in cui Cosimo racconta storie originali e perfino divertenti,senza dimenticare il gusto per la melodia catchy di stampo retrò.
Il disco si apre con la breve title-track,adornata da campionamenti cinematografici “vintage”nell’introduzione;”coltello tra i denti/senza destinazione/la sua missione non sa bene dov’è” canta Cosimo facendo il ritratto fedele di questo immaginario personaggio (ma sarà poi davvero immaginario?).
“Il mio transit”,subito dopo,è una di quelle canzoni “perfette”,che si stampano in testa al primo ascolto:avvolta da una chitarra Harrisoniana (e,per l’appunto,da una melodia di chiara influenza Beatles,uno dei punti di riferimenti dichiarati del nostro),è una traccia fresca e catchy,che fa venire voglia d’estate per la sua andatura “solare” e decisamente hippy,con il sorriso sulle labbra (“non pensar male,salta su,ce ne andremo e tutt’al più/scendi giù”).
“E un giorno un occhio” è -se non vado errato-il primo singolo estrapolato dall’album,da cui è stato tratto anche un riuscito ed evocativo videoclip in bianco e nero di cui Cosimo è anche il regista (http://www.youtube.com/watch?v=6IeoWWKVn8I ):è una ballata acustica dal testo visionario (“e un giorno un occhio uscì dal mare/chiamato dalla spada del sole/e non aveva mire,solo guardare”) e che presenta più chiavi di lettura.
Anche “stupida melodia” è acustica:un’altra perfetta pop song,orecchiabile e cantabilissima (“sciocca d’una melodia/speravo proprio che tu fossi mia(…)io ribadisco/ti sbatto in frigo/stai fresca per me,stasera”);“Gaia sei” continua su questa linea,anche se l’andatura è in questo caso decisamente “british” e dal profumo sixties:è una sorta di canzone d’amore non convenzionale (“Gaia sei colore degli occhi miei/sapore di sandali dipinti di blu”),cantata con il sorriso sulle labbra.
“Mi vuoi o no” è un brano più ombroso,in cui il cantato è doppiato da un suggestivo “reading” nell’intro;il punto di riferimento stilistico sono sempre gli anni ’60,e traspare anche un certo amore per i cantautori di un tempo:tutto questo,naturalmente,rivisto su un’ottica strettamente personale ed inedita.
“Maratoma” è una delle tracce più corte del disco,un brevissimo scampolo acustico (tornano campionamenti vintage,ma stavolta “sportivi”) che lascia subito spazio a “Evviva la ferrovia”,un’eccellente canzone spensierata (“non aver paura/perchè quest’avventura punta verso il sereno/per me su questo treno”) e luminosa,che ti fa venire voglia di uscire fuori e cantare!
“Valzerino” è esattamente quello che promette il titolo,ovvero un valzer “leggero” sui difficili rapporti di coppia;”Nembo chi” è un piccolo bozzetto acustico dal testo garbatamente ironico che ricorda il Battisti degli anni ’70 (“e anche se mi tratti male/ non smetto di immaginare/tu in difficoltà,io Nembo “chi”).
“Well on the way” è una ballata malinconica (ma non troppo),dall’andatura shuffle e dal messaggio ultra-positivo (“se ti senti solo,non abbatterti perchè/quello è il momento di prendere il volo/e vedrai che ogni solitudine insieme ai suoi guai/apri una finestra che poi…”);”Danny boy (la vendetta di RR)” è un’altra canzone irresitibile,dichiaratamente ispirata a “Rocky Raccoon” dei Beatles (ed in generale al Paul Mccartney “white album”-era,anche se un’altra probabile influenza è anche l’album “Ram”):impossibile non farsi contagiare dalla sua melodia!
“Intermezzo a te” è un breve segmento “intimista” (“non c’è uomo che per te/abbia quest’amore/non c’è donna che per me/valga più di te”) e sentimentale,con un’aria di altri tempi;”Che te ne fai di me” continua su quest’andatura un po’ malinconica e retrò,stavolta con l’ukulele in evidenza,ma con un pizzico di ironia in più.
“Deva Om” è una ballata rilassata elettro-acustica e dal sapore vagamente psichedelico,mentre “Ubauba” è un brano più divertente e divertito che ironizza sull’amore (“rimanere con te non ha più senso perchè/tu come Venere,non hai più vita se non dentro te”) e torna anche il sapore “vintage” (fine ’60/primi ’70) caro anche ad altri episodi del disco.
“Emmo Embè” è un’allegra scampagnata acustica,con al centro sempre un’elegante ironia (“ora dimmi com’è/tutti quanti a sorridere/mentre io solo cerco te/lungo il marciapiede ti vedo,non sta bene”);”Arrivederci paradise” segue subito dopo con il suo irresistibile racconto (“come un viveur prendo e pattino giù/sogno un pastiche di donnine e caucciù/poi due guardoni mi danno del tu”),mentre l’andatura si fa jazzata,come un ragtime di altri tempi (e non è difficile immaginarsi Cosimo a suonare in un locale degli anni ’20-’30…magari in un prossimo videoclip!) e compare perfino un banjo nel tappeto musicale in sottofondo!
“L’allegria (lunedì)” è il finale,essenziale,solo ukulele e voce,tra melodia e lieve malinconia (“lunedì,che disastro ma è già qui/tu che fai uno sbadiglio ed è martedì/ma che giorno è il martedì?/se ci sei,potresti dirmi di sì”).
Un ottimo album che mette in risalto l’eccellente fantasia e verve compositiva di Cosimo Messeri:capita raramente di ascoltare un disco che sprizza così tanta gioia di vivere,senza banalità; e tra le altre cose,Cosimo è uno dei pochi artisti che ha assimilato in maniera esemplare la lezione dei Beatles,ovvero la capacità di scrivere canzoni brevi e dirette,apparentemente semplici,ma”piene”di sfumature diverse,con una cura dell’arrangiamento estrema,anche quando si tratta di brani minimali e brevi.
E poi,è davvero difficile resistere alla bellezza “cantabile” di queste canzoni,che sono 19 perle sonore colorate e perfette,un perfetto antidoto ai tempi cupi che stiamo vivendo,senza retorica,ma con ironia mai sopra le righe e mai caciarona:e vi assicuro che non è poca cosa!
Complimenti Cosimo:un disco davvero memorabile e gustoso,che-ne sono certo-non passerà inosservato!