a cura di Francesco Lenzi
(autoproduzione,2016)
E’ un bel po’ di tempo che non scrivo recensioni.
Tuttavia ho deciso di smuovermi dal momentaneo “torpore di penna” per trattare alcuni dischi usciti recentemente che ritengo particolarmente significativi ed importanti;quindi,bando alle ciance,cominciamo subito con un disco molto interessante uscito qualche mese fa…….
Cosa succede quando due nomi storici del combat folk-fondatori tra l’altro di una delle più importanti e storiche realtà italiane del genere-si uniscono per una serie interminabile di date in nome di una salda e ultratrentennale amicizia?
Succede che alla 119esima data,venga registrato un bel live che è uno spaccato non solo dell’amicizia di cui dicevamo sopra,ma anche una vera propria festa,per più d’un buon motivo!
Ma andiamo per ordine!
Innanzitutto i “due” artisti in questione sono due musicisti molto noti (non solo in Italia,ma anche su queste pagine!):sto parlando dei due fondatori della Casa Del vento,Luca Lanzi (voce,chitarra acustica e principale autore dei brani) e Francesco “Fry” Moneti (violino,chitarra,mandolino elettrico,bouzouki e cori-che,lo ricordiamo per gli smemorati,è membro dei Modena City Ramblers da una ventina d’anni!).
“Nè santi,nè padroni” è stato fortemente voluto dai due “ragazzi del folk” ed è una sorta di bootleg ‘ufficiale’ registrato quasi completamente in acustico in un piccolo teatro del Valdarno (Il Diritto E Rovescio),proprio durante la data n.119 del tour che Luca e Francesco portano in giro per l’Italia ormai da diverso tempo (il nome del disco è anche quello del tour).
Non si tratta comunque di una mera celebrazione di brani storici della Casa Del Vento:anche perchè l’atmosfera ‘intimista’ del live,regala delle sorprese ed emozioni infinite anche a chi questi brani li conosce da una vita…..E’ un po’ come incontrare dopo tanto un vecchio amico che si conosce da tempo (anzi,non “come”….è proprio così!) oppure,se si preferisce,è come sentire una nuova versione di qualcosa che si conosceva già,ma di cui solo ora vengono mostrate delle sfaccettature diverse…..
Inoltre non ci sono né trucchi,nè inganni (ma nessuno ne dubitava,ovvio!):il disco è stato inciso in presa diretta,senza nessun ritocco,proprio per mantenere l’essenzialità,l’attitudine e la dimensione di un tipico concerto live (semi)unplugged…..
Il cd si apre con una versione molto toccante di “Pioggia nera”,uno dei classici della “casa”:e già da questo incipit,si capisce come la forza poetica di certi brani,non solo ne esca intatta in questo live,ma addirittura rafforzata…..
E’ la volta poi di un medley che racchiude la storica “Inishmore”-altra cult song della Casa del vento-legata all’altrettanto importante “Treno per Galway” in curioso mix molto interessante.
Arriva poi “Migrantes”,vibrante nella sua nuova veste essenziale;uno dei più bei pezzi del disco è,a mio avviso,la traccia successiva,ovvero una versione intimista de “L’amore infinito”,se vogliamo forse persino più bella dell’ originale sul “Grande niente” (e dell’altra live su “semi nel vento”),proprio perchè struggente in questa visione ‘minimale’ che ne accresce e arricchisce il significato.
La vena folk dell’album “sessant’anni di resistenza” viene accentuata nelle versioni de “I partigiani santi e Salvatore” e di “Alberi,rami e foglie”;su “La croce su di me” c’è un barlume di elettricità (grazie all’inconfondibile tocco chitarristico ‘Monetiano’) che ci restituisce la tensione emotiva della versione de “I giorni dell’eden” dritta in faccia (non sappiamo se è un caso oppure no la lieve modifica del titolo che sposta il “te” del cd originale in “me”).
Semi-elettrica anche “Dio degli inferi”,dall’atmosfera cruda e terrena,con Fry in grande spolvero come sempre alla solista;ma è un attimo e si torna alla quiete luminosa de “Il fuoco e la neve”.
Un altro squarcio ‘elettrificato’ si affaccia su un’alternate version di “La meglio gioventù” altro classico targato Luca Lanzi;questo nuovo arrangiamento presenta i cori di Fry e marcati accenti ‘twangy’ dal sapore vagamente vintage sulla chitarra elettrica.
“Alla fine della terra”,forse,è il brano che maggiormente si avvicina alla versione originale:l’andatura tipicamente sognante viene mantenuta e resa ancora più vivida.
Chiusura affidata alla cavalcata dell’”Ultimo viaggio”,anch’essa in una versione leggermente diversa da quelle già note (ricordiamo che la primissima versione era cantata da Betty Vezzani,ex Modena City Ramblers).
Insomma,l’avrete capito:di ragioni per acquistare questo disco (e di goderne) ce ne sono diverse.
Non solo perchè l’occasione è ghiotta,ma anche perchè-come ho già detto-non si tratta di una riproposta ‘nota per nota’ di canzoni già conosciute,ma di uno sguardo su come queste canzoni sono state originariamente composte-voce,chitarra,violino e poco altro;è un po’ come sbirciare il “dietro le quinte” del lavoro dei due musicisti…..va da sé che la loro bravura e impeccabile professionalità fa il resto,e ci regala un prodotto ottimo-tra l’altro con un artwork essenziale,ma accattivante- che restituisce in casa vostra vostra l’atmosfera tipica di un loro live,calda e piena di passione.
Attenzione però:il duo ha già dichiarato di non volersi fermare qui,anzi,vorrebbe raggiungere il record di un altro centinaio di date insieme e……non è detto che non ci sia un continuo di quest’autoproduzione!
Caldamente consigliato,dunque….sia agli estimatori della Casa del vento e dei Modena-che gradiranno-sia a chi ama le registrazioni ‘particolari’ e slegate da logiche commerciali (leggi:agli amanti dei bootleg ….anche se il termine va preso con simpatia,dato che si tratta pur sempre di un lavoro ufficiale e curatissimo in ogni minimo dettaglio)…..lo consiglierei però anche a chi non ha mai ascoltato niente degli autori in forza qui dentro e-perchè no- a chi fino ad ora ha ingiustamente ignorato il genere,potrebbe avere delle belle sorprese anch’esso!
PS:foto di Hester Libera ‘remixata’ da me.