A cura di Francesco Lenzi
MIOTIC “antinomia”(autoproduzione)
I Miotic sono una band bolognese nata nel 2010 dall’incontro di Davide Badini(chitarra),Andrea Burgio(basso) e Nicola Benetti(batteria),tutti provenienti da esperienze musicali diverse:dopo un iniziale EP,il gruppo dà alle stampe il primo cd a lunga durata,interamente autoprodotto(come il vecchio lavoro).
La musica proposta dai Miotic potremmo definirla come un”post rock”(o math rock che dir si voglia)evoluto,completamente strumentale e dai risvolti progressivi,che alterna momenti complessi ad altri più sperimentali e atmosferici.
Questo appare evidente sin dalla prima traccia,”Antinomia”che mescola una chitarra carica d’inquietudine ad una ritmica variegata e complessa,il tutto “spezzato”da vari(ed inusuali)cambi di tempo;è una sorta di visione moderna e personale di certo progressive rock,talvolta perfino onirica(in cui la band da ampio sfoggio delle sue abilità tecnica)e con qualche sprazzo”schizoide”improvviso(geniali i blast beat della batteria sul tappeto sonoro”ricercato”).
“Teethcake”è un brano ancora più oscuro,che ci riporta alla mente le atmosfere care ai Don Caballero(e ai Tool più elaborati),ma ovviamente è solo un breve gioco di rimandi;dopo alcune sferraglianti archietture ritmiche,è la volta di passaggi più psichedelici e notturni,prima di tornare su segmenti tesi e nervosi,tra free form e lampi che miscelano math-rock precisissimo e noise rock convulso.
“The dog and the hole”sembra voler destrutturare inizialmente ritmi sudamericani,per via della sua curiosa andatura;poi il brano prende una piega più sperimentale,ma sempre originalissima, giocata su ritmiche nervosissime.
“Mausoleo dell’eterno distacco”è la traccia più lunga del disco(più di 7 minuti)ed è una visione onirica,psichedelica,ipnotica;la chitarra disegna scenari visionari(così come il basso,di pari passo),ed anche le percussioni di sfondo suggeriscono un climax orientaleggiante,caleidoscopico.
Con la title-track si torna su un mood più sperimentale e tortuoso,coi suoi ritmi tellurici ed i riff sghembi ma perfettamente calcolati ed”incastrati”in un gioco di cesellamento che rasenta la perfezione;anche “Machinery”presenta sonorità distorte e qualche tratto aggressivo,in un’alternanza dinamica tra stop and go complessi e momenti più atmosferici(ma non meno inquieti).
“Philip,the glass elephant”è l’abrasivo e sperimentale finale,dall’atmosfera lavica e violenta,ma sempre ben articolata e strutturata in maniera complessa(ma mai fine a sé stessa,ed anche questa è una caratteristica del gruppo:anche nelle partiture più difficili,riescono ad essere scorrevoli):una degna chiusura per un album unico nel suo genere,ottimamente suonato e composto.
Miotic:un nome da tenere d’occhio,quindi,per gli amanti delle sonorità più complesse,ma anche per i fan della sperimentazione,che amano il progressive”meno allineato” e non convenzionale;qui c’è davvero tanta carne al fuoco,e l’originalità della band fa il resto(non solo quindi ottima abilità tecnica,ma la capacità di creare scenari sonori sempre imprevedibili e sempre all’insegna della creatività inusuale).
Dategli una chance,ne vale assolutamente la pena.
Ah,quasi dimenticavo! Potete ascoltare l’album nella sua interezza qui: http://miotic.bandcamp.com/